martedì 25 luglio 2023

Ethan, ma l’Italia e le Alpi ti rendono così sentimentale?


Recensione redatta da Valerkis

In quest’estate sempre più calda, tra uno studio e uno svago, finalmente sono riuscito a trovare del tempo per andare a vedere il settimo capitolo della saga di spionaggio con protagonista Tom Cruise nei panni di Ethan Hunt.

Quando ho saputo della produzione di questo film, parliamo del periodo tra ottobre e novembre del 2020 (in piena pandemia da Covid-19) e un giorno navigando sul sito del quotidiano “La Repubblica” mi sono ritrovato un video dove Tom Cruise stava guidando una BMW sfrecciando tra le strade del centro di Roma nel pieno “action” del film e sapendo cosí che stava girando il nuovo capitolo della saga dell’agente Hunt. Non vedevo l'ora che uscisse. Immagino quanto sia stata dura avviare, fermarsi di continuo e terminare pochi mesi prima della distribuzione nei cinema, ma tutto sommato sono riusciti a tirar fuori una nuova storia dove vedremo non solo il buon Ethan protagonista ma molti personaggi interagire nella vicenda.

Ethan Hunt è alle prese con una nuova missione ed è stata mostrata come la più complessa, a mio parere. Un’entità misteriosa potrebbe prendere il controllo e c’è un solo modo per fermarla: fare il possibile per bloccarla.

Partiamo dalla regia, diretta da Christopher McQuarrie che ha curato anche la sceneggiatura (insieme ad Erik Jendresen) e ha prodotto il film. Nonostante tutte le difficoltà capitate, non per colpa loro, il regista è riuscito a dirigere il tutto con una dinamicità evoluta e merito anche degli effetti speciali. Sicuramente grazie alla figura di Tom Cruise, in qualità di produttore anche lui, é riuscito a creare una coppia che nel proprio lavoro riescono a mostrarsi solidi e innovativi nel trasmettere il giusto grado di “action”. Le scene girate in Italia le ho apprezzate, in particolare quelle girate a Venezia, dove regia e fotografia (diretta da Fraser Taggart) sono stati capaci di renderla sentimentale, misteriosa e psichedelica, tutto in un’unica scena, decretando come la portante di questo capitolo. 

Per quanto riguarda la sceneggiatura, è stata articolata e ricca di elementi da mostrare per rendere la vicenda alquanto coinvolgente, riuscendo a compensare la pesantezza causata dall’enorme durata. Peró avrei da dire qualcosa! Ad esempio non ho ben compreso lo scopo delle due “spie” americane che cercavano di prendere Ethan. Avrei approfondito questo piccolissimo aspetto. Inoltre alla scena della riunione dei capi dell'intelligence perché all'entrata di un personaggio, non gli rivolgono minimamente la parola? Non se ne sono accorti? Oppure si ed erano sicuri di conoscerlo? Molti dettagli potrebbero causare un po' di confusione. Poi, non mancano alcune battute piacevoli e divertenti come alcune riflessioni sui vari “giochi di potere”, d’altronde è il bello dello spionaggio. Ad un certo punto, questo film diventa alquanto sentimentale e ciò non me lo aspettavo minimamente. Quest’aspetto può essere considerato negativo perché c’è il rischio di rendere meno credibile la storia, ma non è questo il caso perché l’azione non tarderá mai ad arrivare. Quindi potrebbe essere un aspetto positivo, in quanto rende la storia più frivola per contrastare un po' la durezza contenuta nell’azione e con uno spunto riflessivo sulla logica da seguire e sulla dura e cruda realtà a cui tendiamo ad esporci. Apprezzato, ma rispetto a “Fallout” (capitolo precedente) l’aspetto sentimentale è stato più rilevante e presente in questo capitolo perché si tratta di un sentimentalismo generalizzato e non specifico sui singoli soggetti. Ho apprezzato molto anche la colonna sonora diretta da Lorne Balfe.

È un film comunque da vedere e piacevole, nonostante la durata, grazie alla vicenda coinvolgente, ricca di azione e con continui ostacoli da superare. Ovviamente tutto avviene nella piena dinamicità, sfidando l’impossibile e mettendoci un pizzico di sentimentalismo che non guasta mai, assumendo un notevole rischio, come lo è stato assunto nella generalità della produzione. Peccato per un paio di pecche che hanno generato in me un po' di confusione. 

Tom Cruise è un’icona, ormai, di una saga che spero fará botteghino, rilanciando la voglia di andare al cinema che si sta perdendo sempre di più, purtroppo. La sua presenza è stata fondamentale, se non indispensabile, nell'affrontare l’ “impossibile” e ottenendo così una maggior ammirazione. Hayley Atwell, nei panni di Grace, è una donna tenace che non si arrende facilmente ma rimasta folgorata dal fascino del protagonista, ricordandomi un po’ alcuni aspetti di quella coppia creata con Cameron Diaz in “Innocenti Bugie” (spero di scriverci qualcosa che ne vale la pena). Ving Rhames e Simon Pegg, i soliti collaboratori di Ethan, sempre a disposizione per battere l’impossibile e poi ruolo imponente anche per Rebecca Ferguson, nei panni di Ilsa Faust. Ed ora passiamo a Vanessa Kirby, nei panni della “Vedova Bianca” (che ritorna da “Fallout”), Esai Morales nei panni di Gabriel e Pom Klementieff nei panni di Paris. Allora la "Vedova" è stata veramente elegante e ha fatto emergere quella sfumatura di cattiveria che la riveste; Gabriel perfettamente insensibile e deciso nel manifestare la sua atroce condotta. Buona interpretazione per Morales; Paris si scoprirà nel corso della storia di ritenersi importante per lo scopo a cui sta incorrendo Ethan.

Ne vale la pena, anche se dura quasi tre ore, ma in fondo ne sembrano passate appena un paio. Azione, sentimentalismo e battere l’impossibile, questi sono stati gli obiettivi di McQuarrie e dell’inimitabile Tom Cruise. Dopo questo, arrivederci al prossimo anno con la seconda parte.


1 commento:

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...