sabato 6 gennaio 2024

IL GIGANTE DI FERRO (1999)


Articolo redatto da Rickers


Nell’agosto 1999 uscì nelle sale “Il Gigante di Ferro”, prodotto Warner Bros. Animation per la regia di Brad Bird. Il film, oggi universalmente considerato un cult imperdibile dell’animazione anni ‘90, all’epoca della sua uscita venne brutalmente ignorato; costato 80 milioni di dollari, ne incassò a malapena 30. Un film più che particolare, “Il Gigante di Ferro”, ricco, profondo e dalla sfaccettata filosofia ma al tempo stesso struggente, malinconico e spensierato. Una maestosa parabola sulla vita e sulla natura dell’essere umano costruita su di un personaggio, il Gigante di Ferro, che di umano non ha nulla (esteriormente parlando). Un viaggio, più che un semplice film, il cui scopo è fungere da tramite per un messaggio più ampio e decisamente inedito, per i tempi in cui il film fu realizzato.


Nel 1968 lo scrittore Ted Hughes partorisce “L'Uomo di Ferro”, un racconto di fantascienza che ha per protagonista un misterioso Uomo di Ferro caduto dal cielo nei pressi di una località sperduta nel nulla. Si tratta di un racconto per ragazzi, in cui si intrecciano le vicende dell’Uomo di Ferro e le vicende degli umani (rappresentati nel loro insieme da un ragazzino di nome Hogarth). Un racconto in cui si mescolano umanità struggente e speranza, dolore e resilienza, guerra e pace. Hughes, che scrisse il romanzo poco dopo la morte improvvisa della moglie, decise di dedicare il racconto ai suoi figli per aiutarli a superare il lutto; Hughes stesso trovò conforto nello scrivere. 


La sorella di Brad Bird, regista del film, venne uccisa da un colpo d’arma da fuoco. Questo evento segnò profondamente la vita di Bird. Anni dopo la morte della sorella, Bird lesse “L'Uomo di Ferro” e tra le pagine di quel racconto rimase affascinato dal modo in cui affrontava le cose. 


"E se un'arma avesse un'anima?" 


Questa è la domanda su cui è strutturato tutto
“Il Gigante di Ferro”. Una tematica importante affrontata nel film riguarda l’esistenzialismo e l’importanza delle scelte; le nostre scelte influenzano chi decidiamo di essere. Il concetto è profondo e riassunto divinamente nella frase che Dean rivolge ad Hogarth: “Tu sei chi scegli e cerchi di essere”. Tra l’altro, non è un caso che Hogarth si chiami come il protagonista del libro di Hughes, come non è un caso che Hogarth abbia lo stesso cognome di Hughes. Hogarth è un ragazzino, che per quanto piccolo, è comunque schiacciato dal giudizio e le aspettative del prossimo e ciò lo porta ad essere condizionato. 


Ma anche il Gigante di Ferro è un bambino, solo più alto di una quindicina di metri. Lui non è umano, è solo un ammasso di ferraglia, eppure si comporta come un bambino; impara, osserva e assimila ciò che percepisce dall’ambiente intorno a lui. Impara a parlare durante il corso del film, passando dal pronunciare poche parole sconnesse al formulare intere frasi (in totale, il Gigante dirà 53 parole). Il Gigante non è umano ma è un bambino che cresce nel corso del film, attuando un percorso di autodeterminazione notevole. Il parallelismo con Superman è azzeccatissimo, i due hanno molti tratti in comune: entrambi sono arrivati sulla Terra da un luogo imprecisato, entrambi sono dotato di enormi poteri, entrambi non sanno bene come collocarsi nel mondo ed entrambi hanno libero arbitrio di scegliere se utilizzare i mezzi di cui dispongono per fare del bene oppure del male. Tuttavia, il Gigante è un’arma e se minacciato diventa un pericolo. 


Il Gigante è fatto di ferro e bulloni, è di metallo, non è umano, ma prova sentimenti e compie ragionamenti come un’essere umano, dunque possiede un’anima. Il Gigante, dotato di anima, riesce a scindere e a scegliere tra bene e male, tra il salvare delle vite e il distruggerle. Il Gigante è l’unico personaggio non umano del film, ma si dimostra comunque molto più umano degli esseri umani.


"E se un'arma avesse un'anima?"


Non sarebbe più un’arma.


Inoltre il film, ambientato alla fine degli anni ‘50 e dunque in piena Guerra Fredda, costituisce anche una velata critica alla guerra, tema centrale del libro di Hughes. Il Gigante è a tutti gli effetti un’arma ma paradossalmente non è lui l’arma, ma l’uomo. 


“Il Gigante di Ferro” è un film di forte concezione disneyana ma ricordo che non è un film Disney. Brad Bird, prima di approdare in Warner Bros, era nella Disney e grazie a questa esperienza ha assimilato i metodi di narrazione della Disney. “Il Gigante di Ferro” era già nei progetti Warner prima che Bird venisse incaricato della sua realizzazione. Inizialmente il film sarebbe dovuto essere un musical live action, trasposizione fedele del racconto di Hughes, con le musiche di Pete Townshend (chitarrista dei Who). Bird però fu inamovibile: o si fa un film d’animazione o niente. Venne adottato uno stile animato in doppia animazione, tradizionale e CGI. Erano gli anni della Pixar (nel ‘95 uscì il primo “Toy Story”, nel ‘98 uscì “A Bug’s Life”, mentre nel novembre ‘99 sarebbe uscito “Toy Story 2”), ma ciò non scoraggiò la produzione. La CGI fu inserita come elemento di risalto, il Gigante di ferro doveva essere il protagonista, l’unica presenza fuori posto, l’unico davvero “diverso” del film. 


Essendo ormai un cult sdoganato, Il Gigante di Ferro è diventato (di diritto) parte integrante della cultura pop. “Futurama”, “Ready Player One”, il nuovo “Space Jam” ed anche “MultiVersus”; nel corso del tempo le citazioni al Gigante sono state tante e di rilievo. 


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