giovedì 5 ottobre 2023

Un viaggio lungo e disumano



Recensione redatta da Valerkis

Durante il Festival di Venezia del 2023, anche il film di Matteo Garrone è stato protagonista di quest’evento grazie ai vari riconoscimenti ricevuti e strameritati e direi anche per la confermata capacità registica di Garrone stesso, a mio parere. Dopo aver voluto affrontare, anche lui, la famosa favola di Collodi, torna a fare cinema con la C maiuscola. Rimettendosi dietro la macchina da presa ha diretto, secondo me, con maestria una vicenda che ti coinvolge nel viaggio intrapreso dai protagonisti. Un viaggio lungo e disumano.

Si parte dal Senegal e si arriva in Italia, alle porte dell’Europa per i nostri due protagonisti: Seydou (interpretato da Seydou Sarr) e Moussa (interpretato da Moustapha Fall). Le aspettative sono tante ma non rispecchiano la realtà, perché spetterà a loro un lungo viaggio e con l’avvenimento più che certo di situazioni impensabili ai loro occhi.

È un film completo per ciò che doveva raccontare e non è assolutamente scontato. Ma d’altronde Garrone non è un regista da definire tale. Il fatto che la vicenda sia nella lingua originale degli attori, può essere solo che un fattore relativo sul giudizio finale. Può piacere o non piacere. A me è piaciuto e non ha pesato particolarmente leggere i sottotitoli. Comunque ho percepito una certa libertà nel lasciarli esprimere con la propria dialettica ed è uno di quegli aspetti registici da non far passare inosservato. Il viaggio è stato intenso, vasto e, come ho detto prima, disumano. A proposito di quest’aspetto, nella scena più disumana del film ho rivisto moltissimi aspetti di “Dogman” (altra perla di Garrone). Tosta da digerire, ma dal punto di vista registico credo che colpisce in un attimo, emotivamente, lo spettatore. 

Paolo Carnera alla fotografia è stato autentico nel suo genere e si è migliorato molto. Riesce a coinvolgere visivamente lo spettatore tra i vari colori e aspetti che il viaggio assume, dal giorno torrido del deserto alla notte gelida, misteriosa e ventosa. Tutto accompagnato da un montaggio che sfuma e cambia, per il quale vorrei fare i miei complimenti a Marco Spoletini per questo bel lavoro. In questo film sono importanti i suoni, non solo l’affascinante colonna sonora (curata da Andrea Farri), perché ricoprono e rappresentano perfettamente le situazioni e i pensieri su ciò che avverrà agli occhi dei personaggi coinvolti. Ripensare alla scena finale e sentire il suono del mare presente nei pensieri di Seydou, è una chicca eseguita da un regista degno di chiamarsi tale. Parliamo della sceneggiatura scritta da Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e da un inaspettato Massimo Ceccherini. Davvero? Si, proprio lui. Insieme hanno creato una squadra che è riuscita a costruire una storia ricca, pesante ma coraggiosa. Scritta con coerenza e cercando di colpire nell’immediato lo spettatore. Merito anche della collaborazione con persone che realmente hanno vissuto questo viaggio. I due attori senegalesi che hanno interpretato i protagonisti sono stati perfettamente capaci di trasportarti in questa vicenda, dimostrando di essere sopravvissuti all'inimmaginabile e di aver fatto di tutto per cercare di far esaudire il loro desiderio. Ovvero quello di andare al di fuori del loro difficoltoso paese, sperando di diventare qualcuno altrove (nonostante gli dissero che l’Europa non fosse meglio dell’Africa. Ma questa è un’altra questione!). Che il finale sia comunque misterioso mi è piaciuto personalmente e raggiunge perfettamente l’obiettivo della storia.

Matteo Garrone va seguito in ogni suo progetto che porta a termine e sicuramente non deluderà lo spettatore, io compreso. Ci vuole coraggio a viaggiare insieme a loro e vedere ciò che il film è riuscito a raccontare, ovvero le atrocità che esistono in quelle situazioni e in quei paesi. Ottima collaborazione tra le varie persone che hanno lavorato per questo film, dagli attori agli sceneggiatori, al montatore e all’immensa fotografia. 


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