martedì 17 dicembre 2024

La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare


Recensione redatta da Valerkis

Con questo film vorrei iniziare a portare sul blog tutti quei film ambientati a Parigi, in particolare quelli maggiormente conosciuti, apprezzati (e non) dalla critica. Il titolo parla di un luogo simbolo di Parigi, di una Parigi lussuriosa e di una Parigi che ti porta alla follia pura e così preso dalla curiosità, l’ho recuperato.

1899, periodo della “bohémien” e Christian (Ewan McGregor) vuole portare in scena uno spettacolo all’interno del “Moulin Rouge”. Il mulino rosso dalle pale grosse e che cattura la borghesia parigina, coinvolgendola nel desiderio e nella passione. Il luogo è ideale per far conoscere una storia d'amore, anche se contrastante per un luogo del genere, in un luogo borghese a tutti gli effetti. Bisogna convincere l’impresario Zidler (Jim Broadbent) e soprattutto arrivare a lei, la regina del “Moulin Rouge”, Satine (Nicole Kidman). Attraente dalla testa ai piedi, tutti la desiderano e Christian la vuole scritturare, manca solo chi finanzia lo spettacolo e a questo ci penserà il “duca di Monroth” (Richard Roxburgh). La trama scorre dinamicamente nella preparazione dello spettacolo, ma un fattore condiziona il risultato finale: la gelosia.

Da cosa vogliamo partire, lati positivi o negativi? Direi di toglierci subito i negativi. Il fatto che sia un “musical” inizialmente rende l’andamento di questo film a tratti anche imbarazzante e troppo movimentato, però che ti addentra nel divertimento lussurioso di quel luogo. Non doveva essere completamente cantato, a mio avviso, avrei gradito un’immediata immersione nella “drammaticità” della storia e non parlo di fatti tragici, ma di sentimenti che mi avrebbero portato ad un travolgimento più diretto e non atteso, come è stato. Fatemi gustare subito questi sentimenti, ecco. Si doveva alleggerire la trama? Poteva essere giocata meglio di quello che è stato. La sceneggiatura scritta dal regista Baz Luhrmann e da Craig Pearce è stata un mix di tutto per i vari generi che hanno costituito la pellicola, dal “musical” al drammatico e ad un pizzico di commedia corale. La scenografia risulta troppo fiabesca, secondo me e palesemente ricostruita per l’ambientazione dell’epoca. Insomma, mi aspettavo di meglio. La fotografia è la parte estetica del film che si salva, insieme ad una bizzarra colonna sonora che concilia performance canore dei protagonisti e riprese di famosi brani pop del Novecento (Queen, Madonna, Whitney Houston e così via) e alla moltitudine di costumi usati (vince per questo il Premio Oscar nel 2002). Direi di passare ai lati positivi e in primis citerei l’ottima interpretazione di una delle bionde più famose di Hollywood, Nicole Kidman. Qua non è bionda, è rossa, sensuale, ironica ed elettrizzante, ma con le sue fragilità da risaltare. Bellissima in tutti i sensi, anche nelle sue doti canore messe in risalto. Ewan McGregor interpreta benevolmente un personaggio appassionato da tutta l’atmosfera creata ma che si ammala per una persona che non meriterebbe nulla in merito. Non è da meno nemmeno Roxburgh nei panni del duca, buonissima interpretazione, come anche per Broadbent e tutti gli attori che hanno costruito questa storia non completamente da cestinare, ma da rivedere sicuramente sia per come è uscito fuori e per riflettere su come poteva uscirne meglio di come è stato. 

Baz Luhrmann non è un regista incapace, perché ha reso tutto alquanto dinamico nella complicità dei personaggi e di quello che stavano facendo, mettendo in risalto anche visioni non considerate di quel periodo storico. Si gode, si sogna, si ama, anche se non si potrebbe, ma si ama e mi direte come non amare una Nicole Kidman nei panni di un personaggio che dirige tutto e tutti, fino alla fine dei giorni di quel “benessere” scatenante e travolgente, dove solo nel “Mouline Rouge” poteva avvenire. Parigi è bella anche per questa, in fondo!

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