Recensione redatta da Valerkis
La Palma d’Oro a Cannes nel 2016,
il David di Donatello per il miglior film dell’Unione Europea nel 2017, il
miglior film britannico 2017 e il Premio César 2017 sono stati assegnati al
film di Ken Loach che racconta la storia di un uomo chiunque, un lavoratore,
una persona per bene, che paga le tasse ed è altruista verso gli altri, quando
un giorno la sua vita viene segnata da un infarto e a causa di quest’ultimo, il
medico lo costringe a rinunciare al lavoro e a fare riabilitazione ma per
sopravvivere ha diritto a fare domanda per un sussidio che gli permette di
mangiare e di vivere sotto ad un tetto. Daniel Blake (interpretato da Dave
Johns) è un bel personaggio in base alla semplice vita che vive e per la sua
simpatia mostrata nelle situazioni anche nelle più difficili (ad esempio quando
si mette a discutere con le agenzie che aiutano a trovare lavoro o che attivano
i sussidi). Ha un vicino di casa, China (interpretato da Kema Sikazwe) che
risulta essere un ottimo aiutante per il protagonista, perché comunque riesce
ad aiutarlo in alcune situazioni e si propone anche per aiuti più impegnativi,
nonostante si trovi pure lui in una situazione per niente florida, al punto di
vendere, evadendo il fisco, scarpe acquistate dalla Cina. L’incontro con Katie (interpretata
da Hayley Squires) e i suoi due figli è fondamentale perché riesce a svoltare
la sua cerchia di conoscenze rendendosi utile per una situazione familiare più
fragile della sua e mi ha toccato soprattutto quando Katie, disperata, in una
sorta di “centro Caritas” stava facendo la spesa e si apre una latta di passata
di pomodoro e se la “mangia” con le mani. Ho percepito la disperazione assoluta
dell’essere umano, al punto quasi di commuovermi.
Questo film affronta la tematica
dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, dove Daniel Blake si ritrova in una
burocrazia telematica, nella quale lui prova un completo disagio e non
riesce a fare domanda e quando ci riesce con l’aiuto di qualcuno, poi è
costretto a fare ricorso perché non gliel'hanno accettata o addirittura lo
minacciano di mostrarsi disponibile nel trovare lavoro e qui arriva una parte
del film che non saprei dire se è contorta la storia oppure nella realtà fanno
questo “giochetto” ridicolo e imbarazzante, in rappresentanza di uno stato
sociale che dovrebbe venire incontro alle esigenze dei cittadini.
La lettera del protagonista, alla fine, rappresenta la condizione di tante persone le quali non riescono a
far valere i propri diritti e se continueremo di questo passo, i sacrifici di
tante persone per farci acquisire i nostri diritti sono stati vani rendendo i
vari stati non “democratici” ma “assoluti”. Torniamo al discorso: “La storia
non ci ha insegnato nulla!”.
Loach riesce a dirigere un buon
film rendendolo straziante e triste al momento giusto ma non dura per tutto il
corso della storia.
Il tuo post mi ha incuriosito, e spinto a vedere il film
RispondiEliminaGrazie tante
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