Una recensione ideata e redatta da Rickers in collaborazione con Valerkis.
Inutile girarci attorno: Ritorno al
Futuro ha segnato la storia del cinema. Reso icona e pezzo forte del cinema anni ottanta e
rimasto poi immortale fino ai giorni nostri come imperdibile pellicola cult,
Zemeckis con questo film è riuscito a scolpire indelebilmente il suo nome nella
storia del cinema americano e mondiale grazie al perfetto mix di comicità,
scienza e stravaganza proprie di un film “alla Ritorno al Futuro”.
In cabina di regia troviamo quindi Robert
Zemeckis, in forte ascesa dopo il successo de “All'inseguimento della Pietra
Verde”, mentre come attori principali troviamo Michael J. Fox che interpreta Marty McFly, un ragazzo come tanti che però ha come amico lo strambo quanto
geniale Emmett Brown, interpretato da Christopher Lloyd, uno scienziato che
sogna di viaggiare nel tempo. “Doc” Brown trasforma quindi una DeLorean in una
macchina del tempo, convinto di poter realizzare il suo sogno. Tuttavia una
serie di eventi catastrofici spingeranno Marty ad usare la macchina e a tornare
indietro nel tempo, precisamente agli anni cinquanta. Marty quindi deve
riuscire a tornare “nel futuro” cercando al tempo stesso di evitare il collasso
del continuum tempo-spazio.
Il film (datato 1985), tramite trama,
sceneggiatura e personaggi, offre uno scorcio curioso e interessante della
società dell’epoca. In quegli anni era in atto un vero e proprio mutamento
generazionale; i più giovani avevano attuato un cambiamento di mentalità e di
cultura, dettato principalmente dal contesto storico in cui si trovavano (si
era ancora in un forte clima di Guerra Fredda), evolvendo da una generazione
più “proto-pop” ad una veramente “pop”. Tutto ciò si riflette in
Ritorno al Futuro, con lo scontro generazionale parte integrante delle vicende:
la ribelle disciplina con cui i padri erano cresciuti contro la sfrontatezza
quasi sfacciata dei figli. Bravo Zemeckis (che in questo caso si rivela anche
sceneggiatore insieme a Bob Gale) a fondere con dinamismo periodi storici completamente agli
antipodi e trovando allo stesso tempo il modo di incorporare aspetti attuali della società dell’epoca. La regia riflette questa linea di pensiero, grazie ai
frequentissimi primi piani e alle inquadrature sui personaggi protagonisti
delle scene. Non mancano sbavature dal punto di vista della regia, in cui è
evidente che ci fosse inesperienza nella cinepresa di Zemeckis, con alcune
scene poco fluide e altre rivedibili. Errori che comunque non inficiano
assolutamente la fruizione del film, ma che alla lunga possono dare fastidio
all’occhio più attento. Una pecca su cui è impossibile chiudere un occhio sono
gli effetti speciali; già scricchiolanti all’epoca ma tutto sommato
accettabili, oggi proprio non si riesce a non rimanere indifferenti di fronte
alla tremenda fatica con cui stanno si trascinando da quasi quarant’anni a questa parte… Ora torniamo alle cose belle però: l’intero cast è stato eccezionale
nell’interpretazione dei personaggi. Un Michael J. Fox superlativo e un Christopher
Lloyd in forma smagliante consegnano alla pellicola un fascino ancora più
nostalgico e intramontabile. Se aggiungiamo il doppiaggio (soprattutto quello italiano) si rende il tutto,
se possibile, ancora più immortale. A
differenza degli effetti speciali, il comparto audio è rimasto ancora oggi
eccezionale e godibile al massimo (basti pensare che il film si è meritato la
statuetta dorata dell’Academy come miglior montaggio sonoro ed era in corsa per il miglior sonoro). La colonna
sonora, composta dal maestro Alan Silvestri (esatto, lo stesso che ha composto
le musiche dei vari Avengers), è ancora oggi ricordata come una delle più
iconiche soundtrack mai composte, grazie all’uso di tecniche e tecnologie
avanzate per quegli anni. Per finire la theme song, “The Power Of Love”
di Huey Lewis e dei suoi News e ancora oggi ricordata come uno degli inni intramontabili degli
anni ottanta, è stata candidata come “miglior canzone originale” ai Premi
Oscar 1986.
In dirittura di arrivo ritengo personalmente che Ritorno al Futuro possa essere visto come la perfetta incarnazione della classica cultura pop anni ottanta. Un film che attraverso i personaggi, le ambientazioni e la musica riesce nell’intento di trasmettere allo spettatore “una fetta di vita” della società dell’epoca. Non rappresenta certo il miglior film della storia del cinema, ma con il suo stile energico ed esuberante riesce a catturare lo spettatore e a coinvolgerlo al massimo. Tra i suoi punti di forza senz’altro c’è questa sua capacità di far immergere lo spettatore fino in fondo nelle ambientazioni e nelle vicende della pellicola. La regia efficace nel suo intento ma non impeccabile e gli effetti speciali davvero pessimi non hanno assolutamente intaccato le musiche splendide, l’ottimo recitato, la trama e l’atmosfera che hanno contribuito a rendere leggendario questo film. Raccomando la visione di questo film allo spettatore casual ma anche e soprattutto al classico fan del filone fantascientifico, che di sicuro troverà questo film particolare ma soddisfacente nel suo insieme.
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