Recensione redatta da Valerkis
Per cominciare, vorrei condividere con voi la recensione del film che ho votato e portato alla candidatura e di conseguenza ha vinto il David Giovani 2021. Il film si intitola "18 regali" per la regia di Francesco Amato.
Il film di Francesco Amato,
rappresenta la mia nomination ai David di Donatello 2021 per la categoria
“Giovani”. Ogni tanto vedere sul grande schermo (in quest’occasione non proprio
per il problema della pandemia) storie realmente accadute, come queste, è
interessante e nel caso di questa storia, anche difficile, perché si narra
soprattutto di un sogno. Quanto sono importanti i sogni? Me lo ha chiesto una
persona molto cara a me e rispondo che sono molto importanti, sono dei segnali
che ci arrivano sull’immaginazione, oppure su quella che è la vita di tutti i
giorni, oppure sul futuro. Vittoria Puccini, teatralmente, è cresciuta molto
interpretando la parte di Elisa Girotto ed è stata maestosa in questo film,
dimostrando la sofferenza di una giovane donna che riesce a rimanere incinta e portare
a termine la sua seconda gravidanza, non essendo riuscita a portare a termine
la prima. Non potrà vedere la figlia, perché sa che morirà per un terribile
tumore al seno incurabile e quando Elisa lo viene a sapere, viene inquadrata la
vernice bianca colorata da una sfumatura di rosso (per fare il colore delle
pareti della stanza della figlia) e successivamente abbiamo una scena
caratterizzata dalla percorrenza di un tunnel e dalla pioggia. Cosa significano
questi? La situazione appena successa! Una situazione instabile, rappresentata
soprattutto da quel rosso che macchia il bianco. Nata Anna, la figlia di Elisa
e Alessio (interpretato da Edoardo Leo) si nota un personaggio passivo, che poi
appena ottiene in braccio la figlia appena nata scoppia in un’emozione mista,
tra il pianto per la perdita della moglie e quello per la nascita della figlia.
Passano tanti anni in piccoli frammenti, con i vari regali programmati da Elisa
prima di morire e ai suoi diciotto anni, Anna (interpretata da Benedetta
Porcaroli) vuole dire basta a questa storia di ricevere i regali di questa
donna mai conosciuta (sua madre) e la rabbia la travolge, fino al punto di
scappare di casa. Nel fuggire, Anna viene investita ed entra in coma. Qui inizia
una serie di “flashback” tra il sogno di Elisa e il coma di Anna, direi
strutturato molto bene e lo spettatore riesce a comprendere gli intrecci della
storia. Questo diventa un momento unico dove le due donne per una serie
di eventi si incontrano. La Porcaroli riesce a trasmettere nelle scene seguenti
l’immagine di un’ Anna incredula e che deve in qualche modo comunicare la vera
identità alla madre. Nell’altra dimensione, c’è la notizia del tumore e
successivamente si vede un Alessio frustrato e che riesce a condividere il
dolore provato da Elisa. Nell’aria della vicenda si nota che quella è stata una
specie di “estate nera”, dove c’è la luce del sole e il calore della bella
stagione con la presenza di una sfumatura negativa della situazione trasmessa
dagli sguardi della Puccini. Il rapporto mancato in diciotto anni, viene
recuperato in questo momento. L’idea dei regali è stato l’unico modo per
dimostrare ad Anna che la mamma c’è stata e ci sarà per sempre. La scena del
matrimonio tra Elisa e Alessio? È stato il simbolo della fine, perché poi è
iniziato il momento pre-parto (pre-morte) e anche Anna lo “vive”. La pelle
pallida della Puccini inquadrata prima di partorire, parla da sola e tutti
questi particolari analizzati rispecchiano perfettamente la vicenda, compresi
gli sguardi degli attori e i miei complimenti sono rivolti soprattutto a loro,
fino ad arrivare agli sceneggiatori che sono riusciti a raccontare una
magnifica storia attraverso i sogni e affrontando la tematica della famiglia e
quanto è importante per i giovani, averla alle spalle che ti supporta nelle
attività svolte nella vita quotidiana. Il regista è riuscito a dirigere un
ottimo lavoro, coordinato e spettacolare che riscrive il nuovo cinema italiano,
in un periodo dove questo settore attualmente è fortemente in crisi.
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