Recensione redatta da Valerkis
Sicuramente vedere film in bianco e nero per un ragazzo della
mia generazione come me, ha un impatto diverso rispetto a persone più grandi che
ci sono cresciute con questi film e quindi noi siamo abituati a vedere e a
comprendere maggiormente film più moderni.
Diciamo che sono due le caratteristiche principali di questa
pellicola: l’ambientazione e il contesto sociale. Partiamo da quest’ultimo che
si affronta già dalle prime scene, dove si festeggia un matrimonio dentro una specie di casale e con la protagonista “Mamma Roma” (interpretata da
Anna Magnani) che si considera “l’anima della festa” e poi prende suo figlio
piccolo in braccio facendo capire che per lei è la cosa più cara che ha in vita
sua, al punto di volerlo con sé in città, fuori da “sta mandria de burini”.
Mamma Roma è una prostituta che poi
diventa una mercante di strada e deve pensare a mantenere se stessa e il figlio
diciottenne Ettore (interpretato da Ettore Garofalo) che non vuole pensare
minimamente al lavoro e trascorre le sue giornate a vagabondare per il
quartiere periferico del Quadraro con i suoi amici. Gli amici si considerano
dei piccoli criminali che pensano a fare furti e a Ettore non interessa tutto
questo. Successivamente conosce la ragazza-madre Bruna (interpretata da Silvana
Corsini) che gli fa nascere il desiderio di conquistarla, facendole piccoli
regali a livello oggettivo, ma preziosi e anche costosi a livello economico.
Mamma Roma, dal punto di vista del figlio, rappresenta quello che chiamerò “il
protezionismo familiare” ovvero quei genitori che vogliono proteggere i figli
volendo che si limitino a fare il loro mestiere oppure ai lavori che trovano
loro. Ettore quando scopre che sua madre faceva la prostituta si allontana
definitivamente e poi finisce dentro un manicomio, perché lo trovano a
rubare in un ospedale e comincia ad urlare proprio come un pazzo. Il dolore e
la febbre che lo tormentano in quel momento, porteranno alla fine prematura della sua vita e alla
disperazione della protagonista.
Con questo Pasolini ricorre alle tematiche della società
povera del Dopoguerra nei mestieri e nei gusti e la gioventù che si ritrova
spaesata nei confronti della realtà che li circonda, tormentati dalla noia e
dalla visione incerta verso il futuro. Tutto sommato il film può sembrare incomprensibile
a causa della sua pesantezza, ma è giusto così perché riesce comunque a
rappresentare in maniera buona quella difficile realtà e un'altra particolarità è anche
l’uso del giocondo dialetto romanesco.
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