venerdì 15 aprile 2022

Un po' di Neorealismo

 Recensione redatta da Valerkis 


Sicuramente vedere film in bianco e nero per un ragazzo della mia generazione come me, ha un impatto diverso rispetto a persone più grandi che ci sono cresciute con questi film e quindi noi siamo abituati a vedere e a comprendere maggiormente film più moderni.

Diciamo che sono due le caratteristiche principali di questa pellicola: l’ambientazione e il contesto sociale. Partiamo da quest’ultimo che si affronta già dalle prime scene, dove si festeggia un matrimonio dentro una specie di casale e con la protagonista “Mamma Roma” (interpretata da Anna Magnani) che si considera “l’anima della festa” e poi prende suo figlio piccolo in braccio facendo capire che per lei è la cosa più cara che ha in vita sua, al punto di volerlo con sé in città, fuori da “sta mandria de burini”.

Mamma Roma è una prostituta che poi diventa una mercante di strada e deve pensare a mantenere se stessa e il figlio diciottenne Ettore (interpretato da Ettore Garofalo) che non vuole pensare minimamente al lavoro e trascorre le sue giornate a vagabondare per il quartiere periferico del Quadraro con i suoi amici. Gli amici si considerano dei piccoli criminali che pensano a fare furti e a Ettore non interessa tutto questo. Successivamente conosce la ragazza-madre Bruna (interpretata da Silvana Corsini) che gli fa nascere il desiderio di conquistarla, facendole piccoli regali a livello oggettivo, ma preziosi e anche costosi a livello economico. Mamma Roma, dal punto di vista del figlio, rappresenta quello che chiamerò “il protezionismo familiare” ovvero quei genitori che vogliono proteggere i figli volendo che si limitino a fare il loro mestiere oppure ai lavori che trovano loro. Ettore quando scopre che sua madre faceva la prostituta si allontana definitivamente e poi finisce dentro un manicomio, perché lo trovano a rubare in un ospedale e comincia ad urlare proprio come un pazzo. Il dolore e la febbre che lo tormentano in quel momento, porteranno alla fine prematura della sua vita e alla disperazione della protagonista.

Con questo Pasolini ricorre alle tematiche della società povera del Dopoguerra nei mestieri e nei gusti e la gioventù che si ritrova spaesata nei confronti della realtà che li circonda, tormentati dalla noia e dalla visione incerta verso il futuro. Tutto sommato il film può sembrare incomprensibile a causa della sua pesantezza, ma è giusto così perché riesce comunque a rappresentare in maniera buona quella difficile realtà e un'altra particolarità è anche l’uso del giocondo dialetto romanesco.


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