martedì 19 aprile 2022

Ma ognuno di noi vorrebbe vivere una vita dove gli eventi hanno un senso nel loro trascorrere oppure che sia tutto programmato e veniamo ripresi anche in quei momenti cui riteniamo “intimi” ?

 Recensione redatta da Valerkis 


The Truman Show è un film del 1998 per la regia di Peter Weir dove abbiamo protagonista Truman Burbank (interpretato da Jim Carrey) che vive la propria vita come ognuno, più o meno, la vivrebbe. Ma c’è un particolare per il quale influenzerà la sua vita, la sua visione della “realtà” che lo circonda come tutta la storia del film: la sua vita in tutti gli aspetti e in ogni momento viene ripresa a livello televisivo da quando è nato fino ai 30 anni di età (attualità della storia) e viene anche seguita da moltissime persone sparse per il mondo, acquisendo senza saperlo una certa notorietà in base alla vita che vive e ai suoi comportamenti assunti.

Questo film analizza la tematica di un periodo storico importante per la cultura di massa e la televisione mondiale: la diffusione dei reality show. Il concetto di reality show ci dovrebbe porre tante domande, ma ne faccio una sola che vale per tutto: “Ma ognuno di noi vorrebbe vivere una vita dove gli eventi hanno un senso nel loro trascorrere oppure che sia tutto programmato e veniamo ripresi anche in quei momenti cui riteniamo “intimi” ?”. Per rispondere a questa domanda mi viene da pensare subito ad eventi “intimi” dove si potrebbero risparmiare le riprese televisive, come la nascita, il matrimonio e il primo giorno di scuola, nel quale proprio nella formazione del protagonista nasce la sua notorietà. Per continuare a rispondere alla domanda e pensando ad un classico programma reality, vorrei rispondere in questo modo: “Pensare di vivere una “realtà” mostrata come in questo film può sembrare bello per evitare di vivere una vita influenzata da fattori negativi e tragedie che nel mondo accadono, come dice alla fine Christof, il “papà” del programma dove Truman è protagonista (interpretato da Ed Harris), ma dico anche è bruttissimo sapere che gli eventi accaduti in questa “falsa realtà” sono programmati e di conseguenza le persone che ci circondano sono false nei loro comportamenti e nei momenti dove ci vogliono mettere a proprio agio, come il miglior amico di Truman che lo conforta e le battute gliele dice Christof dalla regia. Allora sapete che vi dico, se la vita deve essere circondata da una programmazione generale faccio come fa Truman alla fine, esce dallo studio cinematografico e prova ad assaporare la vera vita, anche se circondata da catastrofi e tragedie i quali nessuno di noi vorrebbe sentire e perciò ci rende più fragili.

Jim Carrey è l’attore azzeccato per il ruolo da protagonista e fa una parte diversa dal solito comico-demenziale con cui lo conosciamo molto bene, anche Ed Harris riesce nel suo ruolo freddo e finto, così da rendere un film importante nel suo insieme caratterizzato anche dalla simpatia mostrata dal personaggio e di cui ne fa padrone Jim Carrey, ma con un messaggio di riflessione nei confronti della vita che vive ognuno di noi e sulla visione della realtà (anche piccola) che ci circonda, secondo me ancora sottovalutata.

2 commenti:

  1. Bel post, mi ricordo perfettamente il film che mi lasciò gli stessi interrogativi che ha lasciato a te.

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