martedì 17 maggio 2022

Una dipendenza sottovalutata che ci rende deboli senza accorgercene

 Recensione redatta da Valerkis


Vedendo questo film a primo impatto potevo considerarlo abbastanza banale, ma dietro si nascondeva una verità ancora poco conosciuta e sottovalutata. Il protagonista di questa storia si chiama Brandon (interpretato da Micheal Fassbender) un personaggio  considerato normale che vive da solo in una casa di proprietà e riveste un ruolo importante nel suo lavoro ma possiede un problema il quale lo condiziona: ha una dipendenza impulsiva inerente al sesso e al consumo di materiale pornografico. Questa dipendenza causa dei desideri sessuali ripetitivi e ossessivi, al punto di influenzare il rapporto conflittuale con la sorella Sissy (interpretata da Carey Mulligan) reputando il fratello un egoista che non vuole riuscire a risolvere i suoi problemi. Un altro personaggio presente in questa storia, dando la sua importanza, è Marianne (interpretata da Nichole Beharie), la quale aiuterà il protagonista ad instaurare un rapporto affettivo senza ricorrere subito al sesso e quando Brandon vorrebbe farlo al momento opportuno, l'intento fallisce mostrando il suo imbarazzo. Vive varie esperienze a sfondo sessuale ma non si accontenta, più lo fa e più ne vuole ancora, mostrando così il risultato di questa dipendenza. La scena in cui lui cerca di sbarazzarsi di tutto il materiale pornografico che possiede è molto importante nel film, dove il protagonista vuole riuscire a dare una svolta alla sua vita ma entrerà subito in crisi di astinenza, così fallisce di nuovo elevando il suo disagio. Le vicende raccontate hanno tutte una visione drammatica della vita di Brandon rappresentata in maniera insignificante, monotona e depressa, dove se non si possiedono delle piccole follie l'uomo conduce una vita ripetitiva. Per quanto riguarda Sissy, se non fosse stato per il canto, avrebbe trascorso una vita troppo sofferente dove il fratello non è riuscito a sostenerla. 

Steve McQueen scrive e dirige un film da non sottovalutare con un potenziale da sfruttare nella sceneggiatura. Può sembrare una storia semplice ma è riuscita a rappresentare il disagio personale, sociale e la fragilità dell'esistenza umana nella società contemporanea dove le tematiche affrontate pongono un’attenta riflessione sulla vicenda del personaggio interpretato da Micheal Fassbender, il quale a mio parere interpreta un'ottima parte da protagonista in ogni aspetto e momento al punto di vincere la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile al Festival di Venezia nel 2011, secondo me ben meritata. Riesce a rendere così malinconica, malata e folle la sua parte dove, al di fuori del contesto lavorativo, la sua vita è influenzata da un'illusione psicologica la quale prende sempre di più il sopravvento. I personaggi di Sissy e Marianne si fanno conoscere poco in questa storia ma sono delle buone aiutanti per il protagonista interpretate da due attrici meritevoli nel loro ruolo. In conclusione voglio dire che questi personaggi tutti insieme rendono malizioso, tragico e riflessivo questo film molto apprezzato per essere riuscito ad affrontare questo tipo di dipendenza ancora poco discussa e sottovalutata nella società odierna.

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