martedì 10 maggio 2022

Apprezzo questo tipo di cinema “da strada” che porta alla nascita di un genere chiamato “Neorealismo contemporaneo”

 Recensione redatta da Valerkis



Il film diretto da Catherine Hardwicke uscito nell’anno 2003 (specificare l'anno di produzione é per indicare la cultura di massa la quale faceva da sfondo nelle varie scene) affronta le tematiche del periodo adolescenziale in un aspetto classico ma anche moderno e diversamente dai soliti stereotipi. Le protagoniste di questo film con le loro vicende vengono rappresentate in maniera buona, ma non efficientemente tenendo conto della tecnica di regia e della sceneggiatura ritenuta superficiale, da principiante e “underground” ovvero “da strada”, come d’altronde la maggior parte della storia è ambientata. Il personaggio principale Tracy (interpretata da Evan Rachel Wood) si mostra all’inizio di questa vicenda come ancora una figura infantile nell’aspetto, nel comportamento e nelle amicizie frequentate, semplici e innocenti. Una volta fatta conoscenza e “amicizia” con Evie (interpretata da Nikki Reed), considerata la ragazza più bella e famosa della scuola, cambia completamente diventando una ragazza vera e propria attraverso le situazioni che vivono insieme, a partire dal trascorrere la maggior parte del tempo sulla strada e lontano da casa, quindi dal contesto familiare. Quando in un film cominci a notare il trucco e i suoi effetti, ti rendi conto di quanto serve questo ruolo nel cinema e secondo me è stato ottimo per far notare il cambiamento generale di Tracy, in particolare. Le famiglie di entrambe non sono altolocate e sono fragili a livello sociale ed economico; queste condizioni porteranno entrambe in quello che si considera il giro sbagliato di questo momento della vita, tra conoscenze errate ed uso di sostanze alcoliche e stupefacenti. Le condizioni sociali ed economiche fragili citate prima influenzeranno le vicende delle due ragazze che porteranno alla fine di quell’ ”amicizia” in un modo benevolo o malevolo che sia. Nonostante ciò, da quest’esperienza, Tracy si è ritrovata emotivamente fragile ma più matura di prima. Con questo voglio dire che essere maturi significa crescere e diventare forti per affrontare la vita e il futuro che ci aspetta. In generale, confermo la storia superficiale e contestabile in ogni aspetto da analizzare, ma apprezzo questo tipo di cinema “da strada” che porta alla nascita di un genere chiamato “Neorealismo contemporaneo”, cioè vedere come la società si è evoluta negli atteggiamenti sia nelle nuove generazioni sia nelle più vecchie rispetto a qualche decennio fa, facendo recitare attori "alle prime armi". Il film comunque mi ha permesso di capire una realtà ancora esistente in molte situazioni reali, a distanza di quasi vent'anni, dove la fragilità in ognuno di noi porta alla demoralizzazione, anche fisica, delle persone ma se riuscissimo a reagire e a superare quei momenti illusori dove si credeva di sentirsi bene e di essere felici, vuol dire che stiamo procedendo sulla buona strada.

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