Recensione redatta da Valerkis
Il film
diretto da Catherine Hardwicke uscito nell’anno 2003 (specificare l'anno di produzione é per indicare la cultura di massa
la quale faceva da sfondo nelle varie scene) affronta le tematiche del
periodo adolescenziale in un aspetto classico ma anche moderno e diversamente
dai soliti stereotipi. Le protagoniste di questo film con le loro vicende
vengono rappresentate in maniera buona, ma non efficientemente tenendo conto
della tecnica di regia e della sceneggiatura ritenuta superficiale, da
principiante e “underground” ovvero “da strada”, come d’altronde la maggior
parte della storia è ambientata. Il personaggio principale Tracy (interpretata
da Evan Rachel Wood) si mostra all’inizio di questa vicenda come ancora una
figura infantile nell’aspetto, nel comportamento e nelle amicizie frequentate,
semplici e innocenti. Una volta fatta conoscenza e “amicizia” con Evie
(interpretata da Nikki Reed), considerata la ragazza più bella e famosa della
scuola, cambia completamente diventando una ragazza vera e
propria attraverso le situazioni che vivono insieme, a partire dal
trascorrere la maggior parte del tempo sulla strada e lontano da casa,
quindi dal contesto familiare. Quando in un film cominci a notare il
trucco e i suoi effetti, ti rendi conto di quanto serve questo ruolo nel cinema
e secondo me è stato ottimo per far notare il cambiamento generale di
Tracy, in particolare. Le famiglie di entrambe non sono altolocate e sono
fragili a livello sociale ed
economico; queste condizioni porteranno entrambe in quello che
si considera il giro sbagliato di questo momento della vita, tra conoscenze
errate ed uso di sostanze alcoliche e stupefacenti. Le condizioni sociali ed
economiche fragili citate prima influenzeranno le vicende delle due
ragazze che porteranno alla fine di quell’ ”amicizia” in un modo
benevolo o malevolo che sia. Nonostante ciò, da quest’esperienza, Tracy si è
ritrovata emotivamente fragile ma più matura di prima. Con questo voglio
dire che essere maturi significa crescere e diventare forti per
affrontare la vita e il futuro che ci aspetta. In generale, confermo la
storia superficiale e contestabile in ogni aspetto da analizzare, ma apprezzo
questo tipo di cinema “da strada” che porta alla nascita di un genere chiamato “Neorealismo contemporaneo”,
cioè vedere come la società si è evoluta negli atteggiamenti sia nelle
nuove generazioni sia nelle più vecchie rispetto a qualche decennio fa, facendo
recitare attori "alle prime armi". Il film comunque mi ha permesso di
capire una realtà ancora esistente in molte situazioni reali, a distanza di
quasi vent'anni, dove la fragilità in ognuno di noi porta alla
demoralizzazione, anche fisica, delle persone ma se riuscissimo a
reagire e a superare quei momenti illusori dove si credeva di sentirsi bene e
di essere felici, vuol dire che stiamo procedendo sulla buona strada.
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