Recensione redatta da Valerkis
Finalmente dopo lo stop
causato dalla pandemia, è arrivato un momento che attendevo con tanta
fiducia, nonostante qualche dubbio. Sto parlando del ritorno di un mito nella storia del cinema.
Entrato in sala, si spengono le luci e inizia così “Top Gun
Maverick”, il sequel del film datato 1986, diretto da Joseph Kosinski, con la
colonna sonora firmata da tre grandi autori della musica contemporanea
cinematografica e non (Harold Faltermayer, Lady Gaga e Hans Zimmer) che
riescono a farmi entrare nel vivo della storia, così come
“Danger Zone” interpretata da Kenny Loggins. Il ritorno del Capitano Pete
Mitchell “Maverick” (interpretato da uno smagliante Tom Cruise, che all’età di
60 anni tiene ancora il fisico e lo spirito adatto per quel personaggio) è determinato dal fatto che
viene ingaggiato dalla
Marina per una missione molto speciale: istruire dei nuovi “top gun”. Ogni momento in questo film è un ritorno alle
origini, ma con qualche cambiamento rispetto a come viene sceneggiato il primo
film e l’ho notato attraverso il modo in cui Christopher McQuarrie firma la
sceneggiatura, insieme a Ehren Kruger e Eric Warren Singer. Alcune scene, infatti,
ricordano “Mission Impossible” in particolare nell’obiettivo della storia. I personaggi
a cui si troverà di fronte il nostro Maverick sono tanti, in particolare il
Retroammiraglio Cain (interpretato da Ed Harris), l’ammiraglio Cyclone
(interpretato da Jon Hamm) e il Retroammiraglio Warlock (interpretato da
Charles Parnell) i quali lo incaricano della
sua missione. Poi
incontrerà il personaggio femminile che
l’accompagnerà nel corso della vicenda, ovvero Penny (interpretata da Jennifer
Connelly), una sua vecchia fiamma, attratta
dal carattere di Maverick al punto di iniziare con lui una relazione
spensierata, come di fondo quell’atmosfera poteva sembrare. Quando arrivano i
“top gun” si ripresenta lo stesso ambiente di
36 anni fa, quando in un bar si ritrovavano davanti a un jukebox oppure si
cantava per rendere quel luogo gradevole. Il “top
gun” con cui Maverick avrà a che fare maggiormente è Bradley Bradshaw “Rooster”
(il figlio di Goose del primo film - interpretato da Miles Teller), il quale si
mostra fortemente fragile a causa del
drammatico passato di cui non riesce a
liberarsi.
Ecco, proprio in questo momento il film diventa sentimentale,
non a livello romantico, ma avviene uno scambio di emozioni tra i personaggi
molto rilevante, che caratterizza la vicenda e fa emozionare al punto di
commuovere lo spettatore.
Ci siete riusciti, bravi!
Predominante è
sicuramente la fotografia (firmata Claudio Miranda) la quale riesce a
concretizzare maggiormente le emozioni che si possono provare, anche nel
descrivere le varie scene, caratterizzate dalla presenza di velocità,
determinazione e coraggio (quella del protagonista che corre
con la moto sulla pista d’atterraggio è la migliore, non togliendo nulla ai
voli e ai paesaggi). Maverick si è messo in
mostra nelle varie occasioni facendo vari test, al punto di provare non solo
gli aerei, ma se stesso e in questo riesce alla grande, mostrando così di
essere forte e di riuscire a trovare sempre una via d'uscita alle possibili problematiche, facendo capire dove
non è la macchina che predomina, ma l'uomo. Tom Cruise riesce ad evolvere il
suo personaggio (come detto prima nonostante abbia 60 anni possiede ancora il
fisico e lo spirito adatto per questa parte),
riuscendo a farci notare anche una parte più
sentimentale del previsto, comunque notevole. L’incontro con “Icemen”
(interpretato da Val Kilmer) è un altro momento chiave che determina il suo
incarico in questa vicenda. Nonostante le varie inesperienze e lacune dei vari “top gun”
riescono ad andare in missione. Forza e determinazione sono le due parole chiave che attribuirei a questi nuovi personaggi di cui vorrei
sapere di più e conoscerli meglio, prolungando così la storia, ma come ogni
cosa bella deve avere una fine con un bel volo acrobatico su un P-51 Mustang
davanti a un romantico tramonto. L’omaggio a Tony Scott (regista del primo
capitolo dell’86) è notevole nello stile registico, non solo nelle parole, e
questo è molto importante, al punto di porgere i miei complimenti a Joseph
Kosinski, per essere riuscito a rappresentare un seguito, per niente scontato,
nel quale riesce a rimanere conforme allo
stile e ai costumi degli anni ’80, non deludendo così lo spettatore “fan” e
non, in quello che poteva diventare un “flop”. Il cambiamento d’epoca è
evidente ed è anche giusto, ma non è stato eccessivo! Gli attori sono stati
capaci nell’interpretazione delle singole parti a rendere un film sentimentale e commovente e ad immergere lo spettatore nel vivo della storia,
diventando così interpreti delle missioni,
della velocità e della determinazione che il nostro Maverick, soprattutto, è
riuscito a trasmettere ai nuovi protagonisti, facendoci volare, emozionare e
amare ogni aspetto della storia.
Non vedo l'ora di vederlo soprattutto dopo questa recensione
RispondiEliminaGrazie per la risposta. Continua a seguirci!
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