martedì 7 giugno 2022

Il ritorno di un mito

 Recensione redatta da Valerkis


Finalmente dopo lo stop causato dalla pandemia, è arrivato un momento che attendevo con tanta fiducia, nonostante qualche dubbio. Sto parlando del ritorno di un mito nella storia del cinema.

Entrato in sala, si spengono le luci e inizia così “Top Gun Maverick”, il sequel del film datato 1986, diretto da Joseph Kosinski, con la colonna sonora firmata da tre grandi autori della musica contemporanea cinematografica e non (Harold Faltermayer, Lady Gaga e Hans Zimmer) che riescono a farmi entrare nel vivo della storia, così come “Danger Zone” interpretata da Kenny Loggins. Il ritorno del Capitano Pete Mitchell “Maverick” (interpretato da uno smagliante Tom Cruise, che all’età di 60 anni tiene ancora il fisico e lo spirito adatto per quel personaggio) è determinato dal fatto che viene ingaggiato dalla Marina per una missione molto speciale: istruire dei nuovi “top gun”. Ogni momento in questo film è un ritorno alle origini, ma con qualche cambiamento rispetto a come viene sceneggiato il primo film e l’ho notato attraverso il modo in cui Christopher McQuarrie firma la sceneggiatura, insieme a Ehren Kruger e Eric Warren Singer. Alcune scene, infatti, ricordano “Mission Impossible” in particolare nell’obiettivo della storia. I personaggi a cui si troverà di fronte il nostro Maverick sono tanti, in particolare il Retroammiraglio Cain (interpretato da Ed Harris), l’ammiraglio Cyclone (interpretato da Jon Hamm) e il Retroammiraglio Warlock (interpretato da Charles Parnell) i quali lo incaricano della sua missione. Poi incontrerà il personaggio femminile che l’accompagnerà nel corso della vicenda, ovvero Penny (interpretata da Jennifer Connelly), una sua vecchia fiamma, attratta dal carattere di Maverick al punto di iniziare con lui una relazione spensierata, come di fondo quell’atmosfera poteva sembrare. Quando arrivano i “top gun” si ripresenta lo stesso ambiente di 36 anni fa, quando in un bar si ritrovavano davanti a un jukebox oppure si cantava per rendere quel luogo gradevole. Il “top gun” con cui Maverick avrà a che fare maggiormente è Bradley Bradshaw “Rooster” (il figlio di Goose del primo film - interpretato da Miles Teller), il quale si mostra fortemente fragile a causa del drammatico passato di cui non riesce a liberarsi.

Ecco, proprio in questo momento il film diventa sentimentale, non a livello romantico, ma avviene uno scambio di emozioni tra i personaggi molto rilevante, che caratterizza la vicenda e fa emozionare al punto di commuovere lo spettatore.

Ci siete riusciti, bravi!

Predominante è sicuramente la fotografia (firmata Claudio Miranda) la quale riesce a concretizzare maggiormente le emozioni che si possono provare, anche nel descrivere le varie scene, caratterizzate dalla presenza di velocità, determinazione e coraggio (quella del protagonista che corre con la moto sulla pista d’atterraggio è la migliore, non togliendo nulla ai voli e ai paesaggi). Maverick si è messo in mostra nelle varie occasioni facendo vari test, al punto di provare non solo gli aerei, ma se stesso e in questo riesce alla grande, mostrando così di essere forte e di riuscire a trovare sempre una via d'uscita alle possibili problematiche, facendo capire dove non è la macchina che predomina, ma l'uomo. Tom Cruise riesce ad evolvere il suo personaggio (come detto prima nonostante abbia 60 anni possiede ancora il fisico e lo spirito adatto per questa parte), riuscendo a farci notare anche una parte più sentimentale del previsto, comunque notevole. L’incontro con “Icemen” (interpretato da Val Kilmer) è un altro momento chiave che determina il suo incarico in questa vicenda. Nonostante le varie inesperienze e lacune dei vari “top gun” riescono ad andare in missione. Forza e determinazione sono le due parole chiave che attribuirei a questi nuovi personaggi di cui vorrei sapere di più e conoscerli meglio, prolungando così la storia, ma come ogni cosa bella deve avere una fine con un bel volo acrobatico su un P-51 Mustang davanti a un romantico tramonto. L’omaggio a Tony Scott (regista del primo capitolo dell’86) è notevole nello stile registico, non solo nelle parole, e questo è molto importante, al punto di porgere i miei complimenti a Joseph Kosinski, per essere riuscito a rappresentare un seguito, per niente scontato, nel quale riesce a rimanere conforme allo stile e ai costumi degli anni ’80, non deludendo così lo spettatore “fan” e non, in quello che poteva diventare un “flop”. Il cambiamento d’epoca è evidente ed è anche giusto, ma non è stato eccessivo! Gli attori sono stati capaci nell’interpretazione delle singole parti a rendere un film sentimentale e commovente e ad immergere lo spettatore nel vivo della storia, diventando così interpreti delle missioni, della velocità e della determinazione che il nostro Maverick, soprattutto, è riuscito a trasmettere ai nuovi protagonisti, facendoci volare, emozionare e amare ogni aspetto della storia.



2 commenti:

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...