Recensione redatta da Rickers
Il western è un
genere cinematografico ormai sempre più in declino. Di western (nel senso del
termine) ne sono usciti davvero pochi capaci di lasciare un grande impatto: per
esempio Rango, bellissimo western d’animazione di cui sicuramente tratterò in qualche
prossima recensione, del 2011; Django Unchained e The Hateful Eight,
entrambi western targati Tarantino, rispettivamente del 2012 e 2015 e I Magnifici 7, rifacimento dell’originale capolavoro del 1960, distribuito nelle
sale nel 2016. Insomma di western ormai considerabili “degni di nota” si contano
sulle dita di una mano. Eppure non è sempre stato così. Il western era un
genere che fin a pochi decenni fa era capace di vendere. Basti pensare a film come
Ritorno al Futuro III (1990) e Young Guns (1988), che nonostante gli anni hanno
continuato a vendere. Tuttavia, il genere ha dovuto mutare per mantenere un
minimo di popolarità, Ritorno al Futuro III e Cowboy & Aliens (2011) ne
sono l’esempio più lampante, è questo mi fa dispiacere non poco. Ormai si è
capito che io sono un fan accanito dei film western. Da buon fan quindi non mi
resta altro che prendere spunto proprio da Ritorno al Futuro III e parlarvi del
film che ha dato vita ad una delle trilogie più importanti e influenti nella
storia del genere western e di tutto il cinema, quella “del Dollaro” di Sergio
Leone.
Per un Pugno di
Dollari quindi è l’inizio di quel fantastico racconto. Il film, uscito nel
1964, è considerato uno dei film western più famosi e importanti nella storia
del genere, non solo perché arrivato in un momento di forte smarrimento per i
western, ma anche per la caratura dei personaggi, della sceneggiatura e della
colonna sonora. Questa pellicola ha spianato la strada per tutto il filone
degli “spaghetti-western” che negli anni a seguire avrebbero fatto furore, sia
in Italia che negli USA.
Protagonista del
film è un pistolero solitario senza nome (solo più in là si scoprirà il suo
nome, ovvero “Joe”) che dopo essere giunto in una cittadina, presumibilmente al
confine tra Stati Uniti e Messico, dominata da due famiglie in continua lotta,
ovvero i Baxter e i Rojo. Il pistolero, vedendo la situazione esplosiva tra le
due fazioni, decide letteralmente di vendersi “per un pugno di dollari” ad
entrambe al fine di fare più soldi possibili.
La pellicola
presenta diverse peculiarità. Innanzitutto, all’inizio del film, quando vengono
visualizzati i crediti, sono presenti dei nomi anglofoni come ad esempio Bob
Robertson o Dan Savio. Questi nomi non sono nomi reali ma dei nomi fittizi
usati dalla produzione per far credere al pubblico che il film fosse di
produzione americana. Sergio Leone, regista del film, è Bob Robertson; Dan
Savio è in realtà Ennio Morricone, autore delle musiche; John Wells è invece
Gian Maria Volonté, che nel film interpreta il ruolo di Ramon. Altra
peculiarità, il film è una sorta di “remake” del film "La sfida del samurai",
film del leggendario regista giapponese Akira Kurosawa, grande ispiratore di
Leone e di tantissimi altri registi western e non solo.
La sceneggiatura
è solida e ha un non so che di epico. La regia supporta questo sapore con
inquadrature studiate alla perfezione ricche di prospettiva. Una peculiarità di
Leone sono proprio le inquadrature prospettive e i primi piani ravvicinati. Queste
stesse idee registiche sarebbero state “rubate” da registi successivi, primo
tra tutti Quentin Tarantino. Il modo di intendere cinema ha subito un forte
scossone grazie alle idee portate in campo da Sergio e continuano ancora oggi
ad essere innovative e mai fuori moda.
Il recitato è di
primo livello. Il cast non sarà come quelli dei film futuri ma il talento coinvolto
è comunque altissimo. Tra tutti spiccano Gian Maria Volonté, che interpreta il
ruolo di Ramon e che sarà presente anche nella successiva pellicola, ma
soprattutto Clint Eastwood, attore che personalmente ritengo insuperabile
grazie alla sua mimica facciale e del corpo e grazie alle sue interpretazioni
incredibilmente ricche di immedesimazione. Il doppiaggio italiano è una vera
delizia. Enrico Mario Salerno, storico doppiatore di Clint, Nando Gazzolo e
compagnia fanno davvero un lavoro egregio.
Il comparto
musiche non ha bisogno di parole, se non di due sole: Ennio Morricone. Un nome,
una garanzia. In questo film si sente tutto il gusto per la scena, per il
pathos, per lo stupore che il maestro Morricone trasmetteva in ogni sua
composizione. Non lo ritengo essere la colonna sonora migliore della trilogia,
ma in un certo senso ha innovato e ispirato. Addirittura lo stesso Morricone si
è ispirato alle musiche da lui composte per questo film quando stava curando le
musiche di "The Hateful Eight".
In conclusione, questo film si lascia vedere che una meraviglia. Regia impeccabile, recitato magistrale e musiche memorabili rendono questa pellicola una vera e propria perla, nonché pietra miliare del genere western. Scene mitiche, come quella del duello finale, sono ormai entrate nell’imaginario collettivo. Ricollegandomi a "Ritorno al Futuro III", in quel film è stata inserita una scena molto simile a quella del duello finale tra l’uomo senza nome e Ramon. L’impatto che questo film ha avuto nel mondo del cinema è innegabile e a mio parere, questo film ritengo sia uno dei punti più alti di tutto il cinema western. Un filmone da recuperare e vedere subito, per quei pochi che ancora non l’hanno fatto.
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