venerdì 2 dicembre 2022

Tre amici in un percorso modico, fragile e sfigurato




Recensione redatta da Valerkis

Il titolo del film può essere interpretato in varie maniere, dipende dalle situazioni che ci capitano nella vita di ognuno di noi, ma nel caso di ciò tratterò una vicenda veramente inimmaginabile, quasi esagerata e a pensarci bene non credo questo sia l’unico soggetto trattante un argomento del genere. Mark Romanek, il regista del film, ha diretto la storia tratta dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro e ha diretto i tre personaggi principali secondo il riadattamento cinematografico curato da Alex Garland e perciò, anche qui, mi esprimerò solamente per quello che ho visto.

Primo concetto da dire è inerente al periodo storico, importante per l’ambientazione della vicenda ma poteva essere esplicitato meglio. Comunque la vicenda narra la vita di varie persone seguite da autorità diligenti dell’istituto in cui si trovano. Queste autorità insegnavano varie discipline, utili per la vita, conducendo queste persone al futuro che spetterà a loro. Vengono seguite da quando sono bambini finché non diventano dei giovani adulti. Il futuro sarà sempre un mistero e quando comprenderanno la vera essenza del loro destino sarà come se la vita abbia preso all’improvviso un percorso modico, fragile e sfigurato. La paura è dietro l’angolo e non si vorrebbe mai arrivare al momento chiave di tutta la storia ma questo è il riflesso della vita, pensando troppo a quello che spetterà non si dà senso all’attimo e quindi al presente. I tre protagonisti sono Kathy (interpretata da Carey Mulligan), Ruth (interpretata da Keira Knightley) e Tommy (interpretato da Andrew Garfield). Ognuno è stato fondamentale per l’altro dato che sono cresciuti insieme e diventati adulti, arrivando insieme al loro scopo per cui nel mondo erano presenti. Altri personaggi importanti sono stati Miss Lucy, la tutrice del loro periodo infantile/preadolescenziale (interpretata da Sally Hawkins) che considererei uno dei personaggi più importanti della vicenda, se non il personaggio chiave della storia. Anche Madame (interpretata da Nathalie Richard) ha avuto la sua importanza mostrandosi come un personaggio freddo che se non fosse stato per il proprio compito “burocratico” (chiamiamolo così) forse sarebbe stata una buona aiutante per i protagonisti.

È tutto così freddo, agghiacciante, triste e pesante. Però la pesantezza non è stata eccessiva, soprattutto nella prima metà del film e per me Alex Garland, in questa parte, non è riuscito a gestire i tempi morti, inutili e anche noiosi. Ma ad un certo punto, verso la seconda metà della storia e quindi avvicinandosi alla fine, è diventato più brutto ma interessante nel vedere i protagonisti definirsi “umani”, mostrando le loro fragilità ed emozioni percepite nei momenti di disperazione e di delusione sul senso della vita. 

Sono stati tre attori capaci nella propria interpretazione ma solo uno mi ha colpito notevolmente, Andrew Garfield. Di lui ho presente solo la sua interpretazione nella saga di “The Amazing Spider-Man”, ma in questo film si è mostrato come un attore, anche nel minimo dettaglio, può definirsi tale ed è stato il personaggio più interessante della vicenda perché comunque nella sua vita insignificante ha voluto dare concretamente un senso e ha voluto essere importante per qualcuno, ovvero per le sue amiche Kathy e Ruth.

Non mi sarei aspettato un film del genere ambientato in un passato neanche lontano e non saprei dire se il contesto storico era azzeccato oppure sbagliato. Di solito si ipotizza l’ambientazione in un tempo futuro, per quello che è stato fatto ai protagonisti come il risultato di un’evoluzione nella ricerca scientifica e tecnologica. In poche parole starei dicendo che mi sarei aspettato una storia più fantascientifica oppure una storia dove poteva esserci qualche scena più misteriosa e magari il film avrebbe assunto una sfumatura vera e propria del genere “giallo”.

Mark Romanek è stato direttore di una storia per metà abbastanza statica per poi esplodere di emozioni andando verso la fine. Nel complesso, per me, la sceneggiatura è stata più che discreta nella sua elaborazione di contenuti, ambientazioni e contorni sensitivi. Tre ragazzi, gli attori, stupendi nella loro disperazione ma Andrew Garfield ha avuto una marcia in più, rispetto a tutti, volendo quasi gridare insieme a lui. Adam Kimmel ha firmato una fotografia avanzata e completa rappresentando la tetraggine e la speranza, le due sensazioni principali di questa vicenda e Rachel Portman è riuscita a portare una colonna sonora quasi classica, accompagnante le sensazioni descritte. 

Mi sarei aspettato qualche colpo di scena in più nella storia, ma è stato affascinante così, anche perché se il romanzo è raccontato più o meno come il film allora non posso dire nient’altro. Guardatelo per soffrire e per capire infine cosa? Tutto o niente, d’altronde “Non lasciarmi” può indicare tutto quanto un accaduto o niente di ciò che ho appena detto.





2 commenti:

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...