mercoledì 12 luglio 2023

Fino a dove puoi spingerti per cambiare la verità?




Recensione redatta da Valerkis

L’ora di educazione fisica, scienze motorie, ginnastica, chiamatela come volete, viene solitamente ricordata come un’ora di ricreazione, quindi al contrario della solita lezione scolastica. Ma se prendesse un’aria diversa dalla routine scolastica, o meglio dalla classica “ricreazione”? Questa è la sfumatura generata all’interno della vicenda tratta dall’opera teatrale di Giorgio Scianna, “La Palestra”. I fratelli D’Innocenzo si sono occupati della sceneggiatura riadattata risultata pienamente solida e travolgente, creando una certa tensione che solo loro riescono a trasmetterti.

I protagonisti: Franco (interpretato da Claudio Santamaria), Carmen (interpretata da Raffaella Rea), Aldo (interpretato da Sergio Rubini) e Rossella (interpretata da Angela Finocchiaro) sono stati convocati all’interno della palestra della scuola dei loro figli per un colloquio con la preside (interpretata da Giovanna Mezzogiorno). Fino a qui sembra tutto normale, ma sarà un colloquio come solitamente accade nella quotidianità? E perché sono stati convocati in una palestra? Perché qui è accaduto il fatto in cui tutti verranno coinvolti e dove l’ora di educazione fisica ha preso una piega diversa dal normale.

Essendo un testo teatrale, la coralità trasmessa dai personaggi è stata presente e di sicuro ha reso questo film apprezzabile dall’inizio alla fine. Ammetto di averlo visto con una certa ansia addosso, ma perché volevo arrivare immediatamente al motivo per cui sono stati coinvolti in questa situazione irreale ma perfettamente capace di far indagare lo spettatore all’interno della storia. Gli attori sono stati abili nel farci trasmettere l’aspetto corale della storia, coordinandosi da subito e trovando la giusta corrispondenza nell’immediato tempo all’interno dei dialoghi e nelle espressioni facciali. È un film costituito da un’unica scena, diretto da Stefano Cipani (regista di “Mio fratello rincorre i dinosauri”), ma ricca di continue presunzioni e contraddizioni. Ognuno viene colpito nel proprio interiore, facendo emergere la propria responsabilità, non riuscendo a trovare una valida giustificazione. La colonna sonora di Mario Fanizzi è stata perfettamente idonea alla situazione creata anche grazie ad una fotografia (firmata da Fabio Cianchetti) cupa, misteriosa e decisamente lurida a partire dall'aspetto estetico come quella scuola e soprattutto quella palestra (denuncia sulle scuole ridotte male? Probabile e non solo dal punto di vista infrastrutturale, anche dal punto di vista di responsabilità e di rigore sociale e istituzionale). Tornando alle musiche citerei come il sonoro di questo film sia caratterizzato dal sottofondo di una continuità assurda e decisamente inquietante.

Tornando agli attori, sono stati tutti profondamente maestosi in questa storia e si trovano tutti allo stesso livello, essendo capaci di rimanere in sintonia con i dialoghi, le espressioni e la vicenda completamente inaspettata e coinvolgente. Quindi non c’è nessuno che sia stato superiore o inferiore a qualcuno di specifico.

Poteva durare più del previsto? No, la durata è giusta e anche come finisce mi è piaciuto e forse per qualcuno può risultare inaspettato in merito allo svolgimento. Ti incuriosisce ogni aspetto e non importa se sia stata un’unica scena girata in una location che rimane la stessa per tutta la durata del lungometraggio. 

Si poteva fare qualcosa in più? No, altrimenti il film sarebbe durato troppo e come dice il proverbio: “Chi troppo vuole nulla stringe!” e quindi si sarebbe degenerato il finale, se non tutta la vicenda e così abbassando la piena stima espressa nei confronti di questa pellicola.

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