Recensione redatta da Valerkis
Andrea Molaioli torna dietro la macchina da presa dopo aver vinto i David di Donatello nel 2008 per il suo misterioso film “La ragazza nel lago”, affrontando un caso storico per l’Italia: il "crac finanziario" della Parmalat (nel film si chiamerà Leda), ovvero un crollo del valore aziendale e dell’azienda stessa. Detto in parole povere. Andiamo alla trama:
Ernesto Botta (interpretato da Toni Servillo) è il direttore commerciale della Leda. È considerato il braccio destro e consulente economico-finanziario del presidente Amanzio Rastelli (interpretato da Remo Girone - che palesemente ha ricoperto il ruolo di Calisto Tanzi, presidente e fondatore della Parmalat). La Leda ha sempre avuto problemi finanziari e quando decidono di entrare in borsa, fu un assaggio di benessere e solidità per tutti. Per Botta l’arrivo di Laura Aliprandi (interpretata da Sarah Felberbaum) gli cambierà completamente il suo modo di essere come la sua monotona, rigida e noiosa vita lavorativa e tutta Leda.
Non andiamo troppo oltre a raccontare, perché lo “spoiler” è dietro l’angolo. Il film è stato strutturato bene, nel suo complesso e non è neanche troppo complicato da capire, quindi buona la sceneggiatura scritta da Molaioli, Ludovica Rampoldi e Gabriele Romagnoli. Comunque c’è ben poco da capire. Non ci sono soldi! E che si fa? “Inventiamoceli”, dice Botta a Rastelli. È facile dire così, peccato che in Italia il “falso in bilancio” è un reato penalmente perseguibile da sempre. Dichiarazioni false sul bilancio dell’azienda (documento che raccoglie tutte le attività aziendali avvenute solitamente nell’arco di un anno) è un’illusione ai danni degli investitori che si ripercuote sull’affidabilità aziendale. La Leda ha sempre cercato, in ogni modo, di salvarsi e tra la borsa, gli investimenti, le pubblicità, le società consolidate (società appartenenti ad un’azienda leader) e forse qualche appoggio politico, non c’è stato nulla da fare. Il crac era visibile a livello concettuale, a livello fisico e psichico tra i gestori dell’azienda.
Gli attori protagonisti sono stati perfettamente complici di tutto quanto e comunque, continuo a reputare Toni Servillo un grande attore. Per carità anche Girone non scherza, mostrando la sua stanchezza e delusione personale ma pronto a fare qualsiasi cosa per “salvare” la sua azienda. Buona interpretazione anche per la Felberbaum. Sapete anche chi mi è piaciuto inaspettatamente? Lino Guanciale, nei panni del direttore marketing Magnaghi. Un’interpretazione, la sua, che preoccupa e influenza tutta l’attenzione posta dallo spettatore. Giustamente. Vorrei nominare anche Renato Carpentieri, perché un nome come il suo ha ricoperto un ruolo breve ma intenso per quanto riguarda il rapporto che aveva con Rastelli. Teho Teardo, alla colonna sonora, crea delle sinfonie che ti rendono complice di un reato finanziario difficilmente da far passare inosservato. Ottimo lavoro anche per Luca Bigazzi, alla fotografia, alternando oscurità e serenità come questo film voleva mostrare.
È un film che affronta un argomento discutibile nell’ambito dell’economia aziendale e analizza cosa c’è esattamente dietro a questo “buco” invisibile ma presente. Attori azzeccati e regia che non lascia da parte niente e nessuno, per semplificare ma coinvolgere lo spettatore il più possibile.
Sitografia per approfondimento:
falso in bilancio: https://www.altalex.com/documents/altalexpedia/2015/12/18/falso-in-bilancio
crac finanziario: https://www.meliusform.it/crac-finanziario-e-governance.html
caso Parmalat: https://startingfinance.com/news/il-crac-parmalat-un-fallimento-da-e14-miliardi/
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