Recensione redatta da Valerkis
Anche Maria Sole Tognazzi, con il nome che porta, si prende una piccola parte degna di chiamarsi “cinema italiano”, tornando a dirigere un film dopo quasi dieci anni. La storia di questo film racconta di una donna che vive diverse situazioni, come dice il titolo, per “dieci minuti”, cercando di riprendere così la giusta strada da percorrere.
Bianca (Barbara Ronchi) è la nostra protagonista, alle prese con un crollo totale della sua vita. Non sa che strada percorrere, non sa cosa fare. Nella vicenda c'è Giovanna Brabanti (Margherita Buy) che sarà la sua aiutante dal punto di vista clinico, anche se si comporta in modo tale da non sembrare la classica dottoressa che ti segna le cure da prendere. Diventa più una consigliera. Poi c’è Jasmine (Fotinì Peluso), sua sorella, considerata un’altra aiutante rilevante per Bianca e con la sua visione aperta e giovanile, vuole cercare di aiutarla a risolvere il suo problema. Bianca si circonda così di molte persone che nel suo percorso di ripresa daranno un contributo, quando infine un semplice chiarimento porterà Bianca ad un punto che può ritenersi finalmente libera dai suoi maledetti malanni.
Vorrei, prima di tutto, parlare degli attori e delle loro interpretazioni e passare poi agli aspetti estetici e tenendo per ultimo il lato registico e la sceneggiatura.
Barbara Ronchi ha interpretato un personaggio affranto e distrutto a causa di vari fattori che hanno cambiato le sue giornate e mi è piaciuta veramente tanto, perché tra intonazione cupa ed espressioni visive di smarrimento determina un bel personaggio con i suoi numerosi turbamenti e dubbi. Margherita Buy, più va avanti e più si definisce come attrice, con un personaggio diverso da molti interpretati da lei e questo l’ho apprezzato notevolmente anche sul piano registico, ovvero di come la Tognazzi abbia sempre trovato alla Buy l’ottimo personaggio da interpretare per estrapolare appieno tutte le sue capacità recitative. Anche il personaggio di Jasmine mi è piaciuto e l’interpretazione della Peluso mi è sembrata conforme anche all’età mostrata, così libera ma così premurosa. Gli altri personaggi sono stati da sfondo alla vicenda di Bianca, nel bene e nel male e comunque sono state interpretazioni più che proporzionali.
La fotografia di Luigi Martinucci è stata semplice ma in alcuni momenti ha impresso attimi, sguardi e sfumature di belle vedute di città come Roma e Palermo. La colonna sonora di Andrea Farri accompagna il tutto con dei tristi violini, anche inquietanti per certi versi e non sono presenti solo violini. Comunque apprezzata pienamente. Per un momento ho trovato notevole anche il montaggio, curato da Chiara Griziotti, soprattutto quando ha dovuto creare in una scena un effetto di confusione, sovrapponendo gli sguardi della protagonista.
Adesso si può parlare di regia e sceneggiatura. Per quanto riguarda la sceneggiatura, scritta dalla regista e da Francesca Archibugi, ha definito una storia alquanto “agrodolce”. Ecco come la definirei. Ti lascia dell’amaro, ma tanto, perché immergendoti nella disperazione di Bianca comprendi di vivere in una realtà distorta, malata e che non ti solleva, se non possiedi degli input per risolvere il problema e il dolce, sta nel fatto che grazie alla cerchia di persone in cui si ritrova e a quei “dieci minuti” di follia, felicità, sfogo o quello che volete voi, la protagonista si ritrova in una condizione nella quale si sente soddisfatta, dove il cambio d’umore ribalta in meglio la visione della realtà. Ho apprezzato anche alcuni riferimenti fatti dalla protagonista e dalla dottoressa Brabanti, passando tra Calvino e Tolstoj, che possono essere coerenti nel definire meglio la vicenda sul come andare avanti per superare le proprie fragilità e sul percorso che la protagonista deve intraprendere. La Archibugi si è fatta riconoscere grazie ai flashback, rappresentati nel suo pieno stile. Comprendo pienamente l’utilità per capire la causa dei problemi di Bianca, ma non so se sono stati inseriti al momento giusto. A mio parere, sarebbero stati più opportuni farli vedere entro la prima mezz’ora, ma con un’alta probabilità di cambiare l’andamento dei fatti, in base a come li abbiamo visti realmente. In generale, su degli aspetti si poteva migliorare parecchio, partendo dai flashback stessi che non sono stati esaustivi con i dettagli nel far capire immediatamente il perché Bianca è arrivata al punto di come l’abbiamo conosciuta al primo minuto. Insomma tendono a non darti un’idea chiara della pre-vicenda nell’immediato. Magari avrei approfondito di più il personaggio di Jasmine, forse più presente e più vicina a Bianca di quanto si è visto. Per quanto riguarda la regia di Maria Sole Tognazzi, io mi ricordavo nei film passati come riusciva a risaltare la figura della donna protagonista in ogni forma e in ogni personalità, cosa che è riuscita anche qui con la Ronchi e l'attrice è riuscita a trasmetterlo, quindi bravissima. La regista vuole lasciare il messaggio di come un personaggio, alla fine, semplice rappresenti tante donne che riescono a risultare vincenti nei propri passi e nelle proprie scelte, superando le proprie fragilità. Discorso che vale in generale, per tutti, ma non è una coincidenza che la protagonista sia proprio una donna, secondo me.
Bel film che va visto, apprezzato, capito e infine risolto come Bianca, tutto sommato, riesce. Non dura dieci minuti il film, lo so, ma dedicatevi cento minuti della vostra vita a questa storia interessante che se strutturata meglio, poteva regalarci qualcosa di veramente entusiasmante che arricchisce il cinema italiano contemporaneo.
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