giovedì 13 giugno 2024

Ci siamo…è il momento di un nuovo film di Lanthimos


Recensione redatta da Valerkis

Siamo a due. Esatto, due film nel 2024 per Yorgos Lanthimos, che dopo un “Poor Things – Povere creature” surreale e strano ma così artistico, ci propone un film a tre. Un film con tre storie diverse ma con un soggetto in comune a tutte: un tizio misterioso chiamato R.M.F. e, a mio parere, in parte non ti fa capire il suo scopo nelle tre vicende, anche se ponendo una riflessione profonda, risulta essere una specie di “effetto farfalla” di tutte le situazioni capitate. Giudicate voi alla visione di questo film.

Una trama generale non esiste, perchè il film si divide in tre storie diverse e tre tematiche diverse: nella prima storia il protagonista Robert vive la propria vita controllata dalle decisioni prese da Raymond; la seconda, racconta di Daniel e del rapporto con Liz, sua moglie, che torna a casa dopo che è stata ritrovata dispersa a causa di un naufragio e si risalta l’aspetto intrinseco e psichico di Daniel che trova Liz diversa e questo lo porta a distruggersi e a distruggere ciò che lo circonda; la terza e ultima storia, racconta di una setta e del loro obiettivo.

Parlerei subito del cast: Jesse Plemons (Robert, Daniel e Andrew) è il principale partecipe delle prime due storie e mostra le giuste sensazioni provate negli attimi che determinano le vicende; Emma Stone (Rita, Liz, Emily) diventa la principale interprete nella terza storia, essendo comunque predominante anche nelle altre due e interpretando personaggi con differenti enfasi; Willem Dafoe (Raymond, George e Omi) assume predominanza soprattutto nella prima storia e per la sua elegante cattiveria l’ho apprezzato molto; Hong Chau (Sarah, Sharon, Aka) anche lei risulta capace di differenziare l’interpretazione in base al personaggio e altri due attori che predominano sono Margaret Qualley (Vivian, Martha, Ruth, Rebecca) e Mamoudou Athie (Will, Neil, infermiere). La Qualley accompagna efficacemente l’andamento dei fatti con la sua interpretazione e Athie poteva avere una parte piú centrale in tutte e tre le storie e invece rimane nel pieno spirito di personaggio che contorna i fatti avvenuti. 

Passerei al punto chiave della mia opinione, quella sulla regia e la sceneggiatura. La sceneggiatura scritta da Lanthimos e il suo collega di fiducia Efthymis Filippou, è ricca di dettagli per far risaltare ciò che queste tre storie devono trasmettere allo spettatore. Vizi, difetti, obbedienza, rapporti affettivi, crollo psicologico, sacrificio, sono molti dei fattori che arricchiscono questa storia. Una sceneggiatura che fa costituire un film di quasi tre ore, deve per forza lasciarti qualcosa e in questo ci sono riusciti. La regia di Lanthimos, ormai, la conosco pure troppo bene: folle, surreale che con la sua arte, merito anche della fotografia, del montaggio e del gioco di inquadrature, in tre vicende fa risaltare aspetti della società nel lato psicologico, relazionale e in base al contesto introdotto.

Non basterebbe, lo so, ma cosa altro ci sarebbe da dire? In fondo, cosa c’è da dire? Questa è la domanda. Vedetelo! Per rispondere bisogna vederlo, immergersi e definire le proprie conclusioni. Secondo me, è un film che merita perché mi ha interessato dal primo all’ultimo minuto e mi ha tenuto anche incollato alla sedia, guardando queste vicende rappresentate nel senso di ironia, surrealismo ed esaltazione della psiche dei personaggi che vivono nella nostra società. Un consiglio che vi posso dare, è cercare di cogliere il “sogno” e di come si esalta nelle tre storie. 

Grazie Lanthimos per essere così folle, surreale e che ancora una volta mi hai fatto uscire dalla sala, confuso ma colpito notevolmente da queste vicende, stranamente collegate tra loro. Merito anche di cast, fotografia, montaggio e colonna sonora, anch’essa bizzarra, folle ma affascinante.

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