mercoledì 25 dicembre 2024

Questa è la storia di un re


Recensione redatta da Valerkis

Quest'anno come recensione di Natale, vi propongo il nuovo live-action della Disney che sta riempiendo le sale cinematografiche in Italia. Si torna indietro, riportando la saga de “Il re leone” con una storia che ci porta alle origini di Mufasa, il padre di Simba, il re della savana e di come, appunto, sia diventato re. La storia di Mufasa parte dal rapporto con i suoi genitori interrotto da un incidente causato da un’inondazione e così da solo, il protagonista ha ricominciato una nuova vita incontrando Taka ed entrando così nella nuova terra. Purtroppo veniva continuamente minacciata dai leoni bianchi, considerati con il denominativo “Gli Emarginati” che volevano prendersi il potere su tutto il territorio ed essere i veri re della savana, ma se la dovevano vedere con chi aspirava a diventarlo.

Ormai i live-action sono un obiettivo focale per la Disney, riportando sul grande schermo delle saghe che hanno fatto storia, cercando così di approfondire queste storie bellissime. Personalmente vorrei tenermi stretto “Il re leone” del 1994, così commovente e così avventuroso. Anche il live-action non mi era dispiaciuto, però. Ma torniamo al prequel in questione che ci ha fatto conoscere meglio Mufasa. All’inizio il film ha rischiato di essere scontato e, a mio parere, lo sviluppo iniziale della storia ha rischiato di ricalcare troppo da vicino quella del figlio, soprattutto per quanto riguarda il movente che ha dato origine agli eventi raccontati. Per fortuna si è ripreso notevolmente nel corso della pellicola e ho visto una vicenda assai differente da come si preannunciava, ma piena di avventura, fratellanza, riscatto e valore dal lato del protagonista. Insomma una storia ricca di queste qualità che hanno tenuto in piedi tutto l’andamento dei fatti e registicamente il film lascia impresse queste qualità appena descritte e assume così una dinamicità nell’ambiente di scena. Il lavoro di Barry Jenkins (regista di “Moonlight”) è abbastanza completo. La sceneggiatura scritta da Jeff Nathanson è conforme alla regia che si è sviluppata, mettendo in risalto la dinamicità dei personaggi e delle proprie azioni e i pilastri che tengono in piedi questo film. La scenografia e la fotografia si sono amalgamate molto in tutte le scene, rendendo più vera e vivace tutta la vicenda e questo è stato messo in risalto notevolmente. La colonna sonora, invece, ha ripreso le melodie del primo film della saga ed è stata implementata da una qualità orchestrale e moderna della colonna stessa e per questo l’ho apprezzata. 

Sicuramente è un film da vedere, per ogni genere di pubblico, famiglie comprese e a me ha lasciato impressa una vicenda corale tra i personaggi che hanno intrapreso un'avventura a tutti gli effetti e non rispecchiando, per fortuna, quello che poteva rischiare di diventare, ovvero una storia già vista e rivista e proprio ciò non volevo che accadesse. Se è un film Disney preparatevi a cantare e ad ascoltare molte canzoni e inoltre non credo che la narrazione da parte di Rafiki abbia influenzato negativamente con il problema di rendere il film più pesante del previsto, anzi ha dato più enfasi e arricchito la pellicola secondo me.

Se volete passare un bel momento insieme, questo è sicuramente un buon film. Con l’occasione mi permetto di augurare a tutti Voi un buon Natale e che possiate festeggiare nel miglior modo…al cinema!

martedì 17 dicembre 2024

La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare


Recensione redatta da Valerkis

Con questo film vorrei iniziare a portare sul blog tutti quei film ambientati a Parigi, in particolare quelli maggiormente conosciuti, apprezzati (e non) dalla critica. Il titolo parla di un luogo simbolo di Parigi, di una Parigi lussuriosa e di una Parigi che ti porta alla follia pura e così preso dalla curiosità, l’ho recuperato.

1899, periodo della “bohémien” e Christian (Ewan McGregor) vuole portare in scena uno spettacolo all’interno del “Moulin Rouge”. Il mulino rosso dalle pale grosse e che cattura la borghesia parigina, coinvolgendola nel desiderio e nella passione. Il luogo è ideale per far conoscere una storia d'amore, anche se contrastante per un luogo del genere, in un luogo borghese a tutti gli effetti. Bisogna convincere l’impresario Zidler (Jim Broadbent) e soprattutto arrivare a lei, la regina del “Moulin Rouge”, Satine (Nicole Kidman). Attraente dalla testa ai piedi, tutti la desiderano e Christian la vuole scritturare, manca solo chi finanzia lo spettacolo e a questo ci penserà il “duca di Monroth” (Richard Roxburgh). La trama scorre dinamicamente nella preparazione dello spettacolo, ma un fattore condiziona il risultato finale: la gelosia.

Da cosa vogliamo partire, lati positivi o negativi? Direi di toglierci subito i negativi. Il fatto che sia un “musical” inizialmente rende l’andamento di questo film a tratti anche imbarazzante e troppo movimentato, però che ti addentra nel divertimento lussurioso di quel luogo. Non doveva essere completamente cantato, a mio avviso, avrei gradito un’immediata immersione nella “drammaticità” della storia e non parlo di fatti tragici, ma di sentimenti che mi avrebbero portato ad un travolgimento più diretto e non atteso, come è stato. Fatemi gustare subito questi sentimenti, ecco. Si doveva alleggerire la trama? Poteva essere giocata meglio di quello che è stato. La sceneggiatura scritta dal regista Baz Luhrmann e da Craig Pearce è stata un mix di tutto per i vari generi che hanno costituito la pellicola, dal “musical” al drammatico e ad un pizzico di commedia corale. La scenografia risulta troppo fiabesca, secondo me e palesemente ricostruita per l’ambientazione dell’epoca. Insomma, mi aspettavo di meglio. La fotografia è la parte estetica del film che si salva, insieme ad una bizzarra colonna sonora che concilia performance canore dei protagonisti e riprese di famosi brani pop del Novecento (Queen, Madonna, Whitney Houston e così via) e alla moltitudine di costumi usati (vince per questo il Premio Oscar nel 2002). Direi di passare ai lati positivi e in primis citerei l’ottima interpretazione di una delle bionde più famose di Hollywood, Nicole Kidman. Qua non è bionda, è rossa, sensuale, ironica ed elettrizzante, ma con le sue fragilità da risaltare. Bellissima in tutti i sensi, anche nelle sue doti canore messe in risalto. Ewan McGregor interpreta benevolmente un personaggio appassionato da tutta l’atmosfera creata ma che si ammala per una persona che non meriterebbe nulla in merito. Non è da meno nemmeno Roxburgh nei panni del duca, buonissima interpretazione, come anche per Broadbent e tutti gli attori che hanno costruito questa storia non completamente da cestinare, ma da rivedere sicuramente sia per come è uscito fuori e per riflettere su come poteva uscirne meglio di come è stato. 

Baz Luhrmann non è un regista incapace, perché ha reso tutto alquanto dinamico nella complicità dei personaggi e di quello che stavano facendo, mettendo in risalto anche visioni non considerate di quel periodo storico. Si gode, si sogna, si ama, anche se non si potrebbe, ma si ama e mi direte come non amare una Nicole Kidman nei panni di un personaggio che dirige tutto e tutti, fino alla fine dei giorni di quel “benessere” scatenante e travolgente, dove solo nel “Mouline Rouge” poteva avvenire. Parigi è bella anche per questa, in fondo!

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...