sabato 25 gennaio 2025

Dalla preistoria ad oggi in…un’inquadratura soltanto


Recensione redatta da Valerkis

Guardando sia il trailer sia dei video che trattavano la trama del nuovo film di Robert Zemeckis, mi sono fatto incuriosire da questa storia che percorre in grandi linee circa cento anni di storia, se non di più, se non addirittura dalla preistoria e in che modo? Attraverso un’unica inquadratura. 

La trama è questa: dalla preistoria si arriva ai giorni nostri e si approfondiscono varie vicende attraverso questo punto di ripresa, dove intorno al diciannovesimo secolo cominciarono a costruire un’abitazione, nella quale hanno vissuto varie famiglie. Da questo periodo fino agli anni venti del 2000, sono passate generazioni di persone, ci sono stati momenti, fatti storici e come la società è cambiata radicalmente nel corso del tempo. Sostanzialmente si approfondisce la vicenda di Richard (Tom Hanks) e Margareth (Robin Wright) che dagli anni ’50 arrivano al periodo post-Covid, dove all’interno di quella casa avevano vissuto tanti momenti, sia belli sia tristi. Ma ci sono state altre famiglie, sia prima sia dopo, passando dalla Belle Époque all’influenza spagnola, al Dopoguerra, la Guerra Fredda e l’avvento del nuovo millennio. 

Non vi aspettate il filmone d’autore, anche se ormai Zemeckis può portare il peso di una firma che racconta quasi cinquant’anni di carriera da regista e sceneggiatore. È un film molto semplice nella composizione anche se dietro le quinte e quindi nella preparazione, non si nasconde il fatto di aver usato l’IA (Intelligenza Artificiale) per ringiovanire gli attori protagonisti e usandola, ha rischiato di rendere la scenografia e la fotografia poco naturale, in alcune riprese. Ecco, se devo trovare un lato negativo di questo film l’ho trovato. Personalmente, penso sia un enorme potenziale per rendere i personaggi più credibili al momento opportuno della ripresa e si conferma come ormai questa nuova forma di tecnologia sta rivoluzionando il modo di fare cinema. Il montaggio non è risultato alquanto elementare perché è stato un fattore molto importante in tutto il film. Il lavoro eseguito non è stato per niente disastroso, anzi ha iniziato nel modo da comporre i vari tratti di inquadratura (lo so, statica), nei vari periodi storici e cercando di restare coerenti all’andamento di una vicenda che avanza e torna indietro di colpo (vi avverto). 

È una storia vivace e ti cattura completamente, questo è poco ma sicuro e le interpretazioni degli attori sono state libere e spontanee. Il tempo passa, se ne va e non tornerà più…cantava qualcuno e se ripensassi alla vicenda dei due principali personaggi di questo film, ovvero Margareth e Richard, si comprende maggiormente questa riflessione posta. Forse il film ti cattura anche per questo motivo, perché Zemeckis nella sua sceneggiatura (scritta insieme a Eric Roth, già colleghi per la scrittura di “Forrest Gump”) mette in risalto questo importante aspetto che, a volte, sottovalutiamo. Interpretazioni giuste, sceneggiatura coerente e film apprezzato per la sua vivacità e il fatto che risulti attraente nella sua difficile e statica inquadratura, anche se di fondo sono cambiate le persone e aspetti di cui nemmeno ci accorgiamo.

Consigliatissimo per godervi neanche un paio d’ore di una commedia sentimentale che vale la pena vedere e citerei anche Alan Silvestri (compositore di oltre 100 film) alla colonna sonora, capace di accompagnare i vari momenti che hanno attraversato quella fissa inquadratura, così importante per la storia che andrete a visionare.

martedì 14 gennaio 2025

Le donne sono i diamanti


Recensione redatta da Valerkis

Durante le vacanze natalizie, Ferzan Özpetek ci ha fatto un bel regalo per la fine del 2024 e ci ha portato una pellicola dove mette in risalto il ruolo della donna in quella che noi chiamiamo vita e tutto nella maniera più delicata ed esteticamente coinvolgente.

È la storia di una sartoria, la sartoria Canova, dirette da Alberta (Luisa Ranieri) e Gabriella (Jasmine Trinca) e di tutte le sarte e le costumiste che ci lavorano. Principalmente è la storia di persone come Bianca, Fausta, Paolina, Beatrice, Carlotta, Nicoletta, Nina, Eleonora, Silvana e tutte le donne che, come loro, si battono per la propria posizione e unite come sempre si danno da fare, danno il massimo, ma d’altra parte non trascurano i sentimenti e le fragilità che percepiscono, le sorelle protagoniste in primis. Il loro compito è creare i vestiti per un regista esigente e tra alti e bassi riuscire così a creare l’abito perfetto.

Non mi metto ad elencare le attrici che hanno partecipato a questo film perché sono tantissime e parliamo di buona parte dell’attuale scena italiana. Principalmente mi soffermerei alle interpretazioni delle due sorelle protagoniste, decisamente contrastanti ma unite al tempo stesso ed equilibrate per tutta la durata del film. Sia la Ranieri sia la Trinca sono state fenomenali. Insieme alle altre interpreti sono riuscite a dare una coralità nella vicenda e questo è stato il fattore che ha dato enfasi alla storia. Ferzan Özpetek migliora la sua regia, rendendola dinamica e catturando in spazi ridotti, per la maggior parte delle scene, la forza e la volontà dei personaggi e del senso che si dà alla vita ogni giorno da parte delle protagoniste, considerate i “diamanti” della storia. I diamanti sono le donne che hanno il pieno diritto ad avere tutte le soddisfazioni che vogliono, raggiungendo gli obiettivi e superando le proprie difficoltà e fragilità. Questo è stato messo in risalto registicamente e merito anche della colonna sonora, che ha permesso di accompagnare i vari momenti della vicenda (canzone finale interpretata da Giorgia inclusa). 

Esteticamente è un bel film, parlo di scenografia, fotografia e mettiamoci anche i costumi. È stato fatto un buon lavoro da parte di questo fantastico trio e Özpetek ha permesso di curare la ripresa, l’inquadratura degli sguardi e le gesta delle donne che hanno recitato in questa storia. Il film l’ho apprezzato, a partire da tutte le interpretazioni fatte dalle attrici che hanno composto il cast e inoltre risalta l’accuratezza emotiva e in tutto il momento che compone la scena. Secondo me, si poteva approfondire un po’ le storie di tutte, magari per poco, anche se è vero che il rischio è quello di fare un film troppo lungo e forse l’obiettivo era principalmente girare intorno al concetto del ruolo della donna nella società e nella vita di ogni giorno, creando una vicenda come questa, ovvero la storia della sartoria Canova è soltanto un esempio di piccole realtà e di tante donne che quotidianamente cercano di raggiungere uno scopo.  

Da vedere per appassionarsi al cinema italiano contemporaneo e per trovarsi un nuovo Özpetek, a mio parere, più dinamico e ancora più accurato e delicato nel dettaglio da catturare, attraverso la macchina da presa e nella scrittura della sceneggiatura (insieme a due donne, Elisa Casseri e Carlotta Corradi). Per concludere, ho apprezzato inoltre come la vicenda venga interrotta da un prologo, epilogo e da una pausa di mezzo che tornano alla realtà che c’è stata dietro alla preparazione del film e dal punto di vista diciamo teatrale è piaciuto ed è stato anche simpatico, per certi aspetti. Nel finale non mi sarei allargato all’arricchimento della scena, ma avrei messo in risalto solamente il messaggio che si voleva condividere, continuando a lasciare impressa la propria immagine (c’è proprio Özpetek che si fa riprendere e questo l’ho apprezzato). Penso sia stata bella la dedica speciale fatta ad attrici storiche come Virna Lisi, Monica Vitti e Mariangela Melato.

Alle donne, al cinema e alla vita che concede a chiunque uno spazio per rimediare agli errori e raggiungere così le proprie soddisfazioni!

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...