venerdì 25 novembre 2022

Una piccola perla che racchiude in sé una marea di emozioni



Recensione redatta da Valerkis e Rickers

Il “ragazzo dal kimono d’oro” (Kim Rossi Stuart) ritorna dietro la macchina da presa dopo sei anni dal suo secondo film in carriera da regista. In questo 2022 ricco di aspettative e di novità cinematografiche riporta quello che in un modo o in un altro può definirsi un genere “western”, oppure lo definiremo meglio un “western-dramma psicologico”. 

Kim Rossi Stuart, regista e principale interprete di questa piccola perla, ha saputo confezionare sapientemente un’opera che racchiude in sé una marea di emozioni. “Brado” è un film che ci ha stupito e colpito nel profondo, ma inoltre ci ha fatto riflettere su molti aspetti della vita.

La trama segue le vicende di Renato (interpretato da Kim Rossi Stuart) e del figlio Tommaso, per tutti “Tommi” (interpretato da Saul Nanni). Entrambi vivono un rapporto in crisi. Tommi, infatti, non vuole avere a che fare col padre e Renato si occupa della sua passione per i cavalli, tanto è vero che ha aperto un centro equestre. Tuttavia ormai quel suo centro, in cui aveva speso lacrime e sudore, è ridotto all’ombra di sé stesso con Renato, specchio della condizione di un luogo abbandonato al proprio destino. Tommi, spinto dai parenti, in particolare da Stefania, la madre (interpretata da Barbora Bobulova) e Viola, la sorella (interpretata da Federica Pocaterra) parte a trovare il padre al fine di aiutarlo con il ranch di famiglia. Per arrivare così alla conoscenza di Anna (interpretata da Viola Sofia Betti) un altro personaggio importante, soprattutto per Tommi, che aiuterà lui e Renato a raggiungere il loro obiettivo con i cavalli.

Mai ci era capitato di vedere un rapporto padre-figlio così ben sviluppato e sviscerato, quindi i primi complimenti vanno a Kim Rossi Stuart. 

Secondo il nostro parere, ci ha sorpreso come la storia non sia pronosticata ed è stata raccontata attraverso una percezione di dramma psicologico per nulla scontato. Anche la fotografia ha dato il suo contributo, risultata eccezionale nella rappresentazione degli ambienti semplici e campagnoli. Le riprese sono state affascinanti nel suo insieme, anche quando erano ambientate di notte dove non si vede veramente nulla e ci ha affascinato come abbia ripreso la muscolatura equina, risaltandola attraverso i riflessi della luce naturale. C’è un motivo dietro a questa scelta e con questo ha voluto trasmettere la forza e determinazione che ogni persona ha dato lavorando per questo film. Tutto merito della fotografia firmata Matteo Cocco, complimenti veramente! 

Secondo noi, Kim Rossi Stuart ha mostrato nel suo lavoro tre caratteristiche fondamentali: forza, volontà e orgoglio. Insomma ci ha regalato sensazioni di ogni genere, diventando mano a mano sempre più forti e dirette. In sostanza, più la storia proseguiva e più prendeva una strada emotivamente ricca di contenuti. Complimenti a tutti per l’ottimo lavoro svolto, soprattutto nella regia, sceneggiatura, fotografia e recitazione. 

“Brado” ha saputo farci sorridere, arrabbiare, coinvolgere attivamente nella vicenda e commuovere (il che non è da tutti…). Davvero una bellissima sorpresa che vi invitiamo a recuperare, perché merita davvero ogni singolo minuto passato nel vederlo. Grazie ancora Kim!

giovedì 17 novembre 2022

Tanti auguri Carlo!

 



Recensione redatta da Valerkis

Finalmente è arrivato uno dei momenti che tanto aspettavo di compiere su questo blog: scrivere la recensione di almeno un film di un personaggio che ha determinato la mia cultura cinematografica: Carlo Verdone.

Perché lui? Mi ricordo il primo film che vidi, avevo sette anni ed era il suo primo lungometraggio da regista (sto parlando di “Un sacco bello”). Rimasi colpito dai personaggi, dalla sua comicità romanesca e da come riusciva ad assumere i vari atteggiamenti e le varie sfacettature che ricoprono i vari aspetti della società. Come avete visto dalla locandina, non parlerò di quel film, ma di un altro ed è uno dei suoi film meglio riusciti, secondo il mio modesto parere, nella sua carriera da attore, regista e sceneggiatore. È il 2004, ha 54 anni e di esperienza ne ha. Insomma non è più il Verdone degli anni ’80, è maturo e cambia persino modo di fare il “suo cinema”.

Nel 2004, le nuove generazioni (i Millenials), ma anche qualcuno più grande, stavano conoscendo un nuovo mezzo di comunicazione e una nuova modalità di intraprendere rapporti sociali di vari tipi: Internet. Si stava diffondendo in una maniera incredibile e vi ricordo che il 2004 è stato l’anno di Facebook, il social network ideato da Mark Zuckerberg che fino a qualche anno fa era il social più utilzzato nel mondo.

Gilberto Mercuri (interpretato da Carlo Verdone) attraverso Internet decide di partecipare ad uno “speed-date” (nato alla fine degli anni novanta negli Stati Uniti e poi diffuso in Italia, dove degli uomini hanno pochi minuti per conquistare varie donne e una preferenza reciproca significa “bingo”). Ma ne sarà valsa la pena? Dipende dalle persone come riescono ad approcciare con l’altro sesso attraverso questa modalità. Ma la domanda vera è: “Conviene a più di cinquant’anni rimettersi in gioco?”. Si, ma attraverso altre maniere e forse anche più dignitose. A causa di un’indagine scattata e della scoperta di tutto, la moglie Tiziana (interpretata da Laura Morante) non accetta quello che ha fatto il marito. In questa situazione fragile ci finisce in modalità passiva la figlia diciassettenne Marta (interpretata da Lucia Ceracchi), la quale ha percepito il peso della separazione in una maniera non troppo rilevante, ripensando ai comportamenti all’interno del contesto famigliare da parte dell’uno e dell’altro genitore prima e durante la separazione. Questo va analizzato come in qualche modo tutto ciò possa influenzare le sue visioni nel proprio percorso di crescita. Gilberto viene aiutato in un momento così particolare della sua vita da due persone: Andrea (interpretato da Rodolfo Corsato) e Carlotta (interpretata da Stefania Rocca). La coppia Andrea-Carlotta sono stati gli aiutanti più presenti nella crisi di Gilberto dove agiscono nel pieno lato amichevole e spensierato. Vorrei citare un altro personaggio della storia, il suo amico Guido (interpretato da Antonio Catania) che rispecchia una gran parte delle azioni compiute dalle persone ovvero come si comportano “faccia a faccia” in un modo e “alle spalle” in un altro.

Se conoscete Verdone per i suoi classici personaggi, vi chiedo la cortesia di recuperare questo film e vedere un Carlo Verdone differente dai suoi soliti atteggiamenti comici e dal suo stile registico semplice ma completo di comicità. Come ho detto prima, ha più della mezz’età e giustamente ha voluto dare un senso al suo lavoro, così insieme a Francesca Marciano e Pasquale Plastino (alcuni dei suoi colleghi di fiducia) hanno scritto una storia bellissima facendomi amare ogni minima scena, dalle situazioni create ai singoli personaggi. A Verdone non si può dire nulla: è stato imponente dietro la macchina da presa e nel dirigere una squadra che ha giocato una buona partita. Non voglio che questo film venga fatto passare come la visione assoluta dell’amore, perché ognuno ha il suo punto di vista. Ma ripensando ad altri suoi film non c’è nessuno dove abbia trattato l’amore come in questa vicenda, in ogni sfumatura e in ogni fascia d’età (adolescenziale, giovane adulto e mezz’età).

Verdone ha sempre sottolineato come abbia lavorato nella sua carriera con tante attrici e qui gioca delle buone carte, se non ottime: Laura Morante, Stefania Rocca, Elisabetta Rocchetti (interpretante Carolina e insieme a Verdone hanno fatto, secondo me, la scena più comica di tutto il film), Orsetta De Rossi (interpretante Graziella, altro personaggio importante per Gilberto e per la vicenda), Gabriella Pession (interpretante la bizzarra Stella) e Lucia Ceracchi.

Oltre i complimenti a Verdone, le mie ovazioni vanno fatte alla Morante per l’ottima interpretazione di una donna in crisi coniugale e per questo ha ottenuto il Nastro d’Argento come miglior attrice protagonista e ottima interpretazione della Rocca di un personaggio ottimista e illusa al tempo stesso. Per il resto, ci sono stati personaggi passivi, di passaggio e sleali che hanno reso questo film attraente. La sceneggiatura è compatta e genuina nelle descrizioni e ambientazioni, tutto coerente anche simpatizzante per sdramatizzare la visione adottata da Verdone su un argomento delicato come l’amore. 

mercoledì 9 novembre 2022

Perdonami nonna, non ti congelerò!



Recensione redatta da Valerkis

Quando è uscito nelle sale, questo film l’ho giudicato dal titolo come strano, bizzarro e surreale. Ma che razza di film sarebbe? Ma davvero la commedia italiana è arrivata a questo punto? Tutte domande ignoranti da evitare assolutamente (come si dice: “Mai giudicare il libro dalla copertina!”) e intanto me le sono fatte. Ma mettiamo in riga la vicenda.

Ci sono due personaggi, due protagonisti, completamente differenti sia come personaggi sia come attori. Simone Recchia (interpretato da Fabio De Luigi) è un finanziere, considerato il migliore nei blitz anti-truffa ma dall’altra parte si sente frustrato nella sua vita perché non riesce ad ottenere la promozione ed è timido con le donne. Claudia Maria Lusi (interpretata da Miriam Leone) è una restauratrice di opere d’arte e minaccia che se non le finanzieranno la sua attività lavorativa, distruggerà un’opera importante, mostrando così la sua situazione instabile dal punto di vista lavorativo e neutra, se non insignificante, dal punto di vista affettivo. Ma allora la nonna? Chi è? È il personaggio chiave della storia, vive con Claudia ed è interpretata da Barbara Bouchet, una delle icone predominanti di quel genere conosciuto come “Commedia sexy all’italiana”. Truccata o no (ovviamente, che domanda) detiene ancora una buona presenza scenica nonostante i suoi 75 anni di età nel 2018. La Bouchet interpreta un personaggio che parla e agisce poco, però, nonostante la sua importanza. E poi viene congelata?

Ma come si incontrano i due personaggi principali? Attraverso un incontro casuale (o voluto da qualche segno del destino) durante un blitz di Simone, al punto da far scattare delle indagine effettuate nel pieno senso umoristico. Ma dopo varie battute e così approfondendo la conoscenza, ognuno entra nella vita dell’altro. Si instaura un rapporto sempre più confidenziale da parte di entrambi, iniziando nella maniera più timida possibile, soprattutto da parte di Claudia, dove era evidente come la paura era in preda ai suoi turbamenti.

Come ho detto prima, De Luigi e la Leone sono due attori completamente diversi perché hanno due stili recitativi completamente opposti, nonostante ci siano stati attimi, in particolare nel momento più intimo, dove percepivano la stessa emozione, la timidezza e raggiungendo così un punto di equilibrio nell’omogeneità recitativa. Diciamo che De Luigi nella sua timidezza ci ha messo un suo lato comico e buffo (alla fine lui proviene da quella branchia recitativa); la Leone ci ha messo la sua sensualità e la sua decisione femminile (per rispecchiare su come è riuscita ad entrare nel mondo dello spettacolo). Un passo che, in ogni modo, decreta una sua crescita nella carriera teatrale e cinematografica.

Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi hanno diretto una commedia leggera e nuova mettendo in risalto nella coppia De Luigi-Leone gli stereotipi classici di situazioni imbarazzanti sia normali sia dove i due si corteggiano, inserendo uno scenario ambiguo e misterioso, volendo far diventare quasi un giallo, ma purtroppo la vicenda sceneggiata da Fabio Bonifacci non mostra nemmeno un minimo aspetto di quella categoria. Però alla fine la storia ha decretato come l’amore vince sempre facendoti portare anche a fare cose che non vorresti oppure non sei abituato a fare (anche di illegale) e a questo il buon Simone l’ha mandato giù con difficoltà, ma per il bene dell’amore per Claudia e della sua attività lavorativa. Non è una sceneggiatura ben articolata, perché la storia non è complessa, anzi anche troppo semplice e se si fossero impegnati troppo sarebbe stato un film sopravvalutato, cosa che non è avvenuta (menomale) e alla fine è stata una direzione, quella della coppia Fontana-Stasi, discreta nel suo complesso e in quella che ha determinato la prosecuzione di tutto il lavoro.

sabato 5 novembre 2022

SCOMMETTERE TUTTO SU DEI DIAMANTI GREZZI

Recensione redatta da Rickers

Il film di cui voglio parlare oggi intreccia una gran varietà di emozioni. Parlare di un film di questo tipo è molto difficile perché grazie alla narrazione degli eventi e ai personaggi questa pellicola sa rendersi incredibilmente realistico. “Uncut Gems” o “Diamanti Grezzi” per chi vuole usare termini nostrani, è figlio della grande visione dei suoi registi, i fratelli Safdie, autori di un cinema che proprio grazie al realismo hanno saputo creare autentici capolavori, tra tutti “Good Time”.

Il cinema indipendente sa rendersi piacevoli agli occhi del cosiddetto pubblico “mainstream” e questo film ne è la prova più lampante. Attratto dalla visione del precedente “Good Time” (straordinario film sempre diretto dai fratelli Safdie e con protagonista un particolarmente ispirato Robert Pattinson), mi recai al cinema per la visione di “Uncut Gems”, progetto che coinvolgeva i due registi e Adam Sandler, attore che io adoro alla follia, ma anche altri nomi come Kevin Garnett, ex-cestista NBA, e The Weeknd, due nomi che onestamente hanno realmente alimentato la mia curiosità su questo progetto.

I fratelli Safdie si confermano grandi tessitori confezionando una storia fatta di avarizia, voglia di rischiare e amore famigliare. La trama, infatti, gira attorno a Howard Ratner, gioielliere di origine ebraica, che per estinguere i suoi numerosi debiti di gioco si ritrova a compiere un’ennessima scommessa che però potrebbe procurargli una grossa fortuna. Howard si ritrova quindi a dover conciliare i complicati affari, la famiglia che progressivamente va sempre più a sud e tutti i suoi rivali che intendono farlo fuori in un gioco di equilibri estremamente precario che potrebbe però scottargli tanto, tantissimo.

I fratelli Safdie riescono ad infondere nelle scene proposte tutto il pathos generato dalla girandola degli eventi che rendono questo film una piccola perla di una categoria di fare cinema a volte evitata e snobbata. Questo film è la prova che il cinema indipendente, a volte, sa riservare sorprese davvero incredibili.

Il cast brilla all’insegna di Adam Sandler, prolifico e ottimo attore comico che, forse, riesce a regalare l’interpretazione più ispirata e introspettiva di tutta la sua carriera. Grande immedesimazione del classico stereotipo del ricco e avaro imprenditore ebraico che però grazie proprio a Sandler si evolve in un personaggio fatto e finito, profondo e con i suoi problemi. Le altre due “stelle” coinvolte però non hanno niente a che vedere con il mondo del cinema. Il primo, Kevin Garnett, è stato un grande cestista NBA noto per il suo carattere rude ed estremamente acceso, forse è stata una delle scelte più azzeccate per un film di quelle premesse. Alla fine delle cose, Garnett compare per dei piccoli camei ma questo non deve sminuire l’importanza del suo ruolo da perfetto collante per tutto l’ordine delle cose. Il secondo, Abel Tesfaye in arte The Weeknd, ha fatto un piccolo cameo vestendo i panni del suo personaggio di “After Hours”, suo album che sarebbe stato poi rilasciato a marzo 2020, un personaggio che ha vissuto una grande carriera artistica mettendo però da parte sé stesso fondendo una vita sregolata e piena di eccessi compiendo un errore dietro l’altro. Personaggi realistici e grandi interpretazioni rendono questa pellicola un grandissimo pezzo da novanta da recuperare ad ogni costo.

Le musiche, realizzate da Daniel Lopatin in arte Oneohtrix Point Never o OPN se volete, sono realizzate in classico stile elettronico che riescono a fondersi ottimamente con l’ambiente del film. Incalzanti, mai banali e ben realizzate. Piccola chicca nascosta nei titoli di coda “L'amour toujours” del nostro mitico Gigi D’Agostino.

In definitiva, i fratelli Safdie hanno saputo reinventarsi e a regalare emozioni forti e intense al grande pubblico in film che troppo spesso viene snobbato e considerato con sospetto solo per essere un film indipendente e per essere un film con protagonista Adam Sandler. I personaggi, soprattutto, e il grande climax degli eventi narrati rendono questo film una piccola quanto grezza perla, bisogna dirlo, da vedere almeno una volta nella vita.

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...