domenica 19 febbraio 2023

Facciamo uno strappo alla regola?!



Articolo redatto da Valerkis

Ebbene sì, oggi darò uno “strappo alla regola”! Come potete notare subito, questa non è una recensione di un film, anzi neanche voglio chiamarla “recensione” quella che farò, ma vorrei chiamarlo “articolo”, come se scrivessi per un quotidiano e vi raccontassi quello che sono andato a vedere presso il teatro Ambra Jovinelli di Roma.

La sera del 16 febbraio scorso, è stata una serata diversa dalla solita. Dopo una giornata impegnativa da buon studente universitario che si rispetti, sono tornato a teatro dopo il periodo pandemico a vedere questo spettacolo interessante con protagonisti Alessandro Haber e Giuliana De Sio. 

Premetto che il primo attore l’ho conosciuto grazie a molte interpretazioni cinematografiche, tra i vari Monicelli, Pieraccioni, Avati e tanti altri e tutte apprezzate, soprattutto per la sua caratteristica recitativa, ovvero quello di rendere ogni singola espressione la più “ansiogena”. Non che sia negativa la sua dote, anzi è un pregio perché riesce a dare maggiore espressività ai personaggi che interpreta. La seconda, invece, l’ho vista la prima volta nel film “Io, Chiara e lo Scuro” con Francesco Nuti e diretto da Maurizio Ponzi, per cui ha vinto il David di Donatello come miglior attrice protagonista nel 1983.

Si alza il sipario e si nota subito la scenografia decisamente strutturata bene nel rappresentare la località dove è ambientata questa vicenda, ovvero una “pensione” e c’è una signora (interpretata dalla De Sio) che va a consumare un’ora di sesso da un altro personaggio, buffo e convinto di sé e si chiama Buonamente. Successivamente arriva il buon Haber che con la sua capacità espressiva (ottima direi) dal volere una camera alla fine voleva solamente un gin tonic. Diventato brillo, fa brutte figure con i clienti della pensione e lo cacciano via. 

La settimana dopo ritorna e il proprietario Alfredo deve trovare il modo per mandarlo via, ma non ci riesce e da qui si incontrano tutti i personaggi e arriva il bello della storia: la signora misteriosa interpretata dalla De Sio ha lasciato alle spalle un passato oscuro e proprio attraverso il misterioso e strano personaggio interpretato da Haber, il giornalista Pietro Emilio Belli, ritorna a galla tutta la terribile e oscura vicenda della “signora del martedì”. Come finisce? Come molti anni fa era iniziata la conoscenza tra Nanà (la signora del martedì) e il Belli…insomma quella pensione che tranquilla sembrava, diventa il luogo del lato oscuro che ognuno di noi può possedere.

Non è da me recensire gli spettacoli teatrali, perché non sono stati molti quelli che ho visto, però delle considerazioni ci sono senz’altro: Haber e la De Sio sono stati una coppia affiatata nella dinamica dei fatti, che si uniscono perfettamente nelle proprie inquietudini. Gli altri due personaggi, sono stati buffi e misteriosi al tempo stesso e perfettamente bilanciati nella vicenda. Il regista Pierpaolo Sepe è riuscito a trasportare il racconto di Massimo Carlotto facendo risaltare, attraverso i personaggi, la profondità psichica dell’essere umano quando soprattutto emergono dei “traumi” e nessuno si è considerato onesto. Mi è piaciuto come gli attori, in particolare Haber e la De Sio, si sono dati spazio al canto delle canzoni in sottofondo ma soprattutto la De Sio, ha eseguito nella maniera più sensuale i passi di tango, unico modo per lei di estraniarsi dalla tormentata realtà.

Quindi fammi capire, ti ha veramente colpito questo spettacolo per scrivere un “articolo” sul tuo blog? Si, di quelli che ho visto, anche se pochi e perché la mia squadra di supporto in questo progetto che ho avviato nell’aprile scorso è riuscita a convincermi nel riuscire a esprimermi due parole su questo spettacolo, nonostante non sia il blog adatto.

Spero questo articolo sia stato di vostro gradimento e se vi ha interessato, siete ancora in tempo fino al 26 febbraio.


Presentato da

Gli Ipocriti Melina Balsamo, Goldenart Production, Fondazione Teatro della Toscana

di

Massimo Carlotto

con

Giuliana De Sio, Alessandro Haber

e con

Paolo Sassanelli, Riccardo Festa, Paolo Persi

scena

Francesco Ghisu

costumi

Katarina Vukcevic

regia

Pierpaolo Sepe


Sitografia: https://www.ambrajovinelli.org/la-signora-del-martedi/




martedì 14 febbraio 2023

Buon San Valentino!

 


Recensione redatta da Valerkis

14 febbraio, San Valentino. Quante leggende ho sentito narrare…addirittura si dice che sia non solo la “festa degli innamorati” ma anche dell’amicizia. Vero o non vero, il mio pensiero va a finire su questo “cult” made in USA prodotto alla fine degli anni ’80. 

Devo dire da subito che il film poteva benissimo essere fatto qualche decennio addietro e magari mostrando maggior spontaneità e spensieratezza da parte dei personaggi, o forse no, ripensando in particolare a quello che sicuramente starete tutti pensando, ovvero scommetto la prima cosa che vi è saltata in mente ricordandovi il titolo è la famosa scena del “finto orgasmo” della protagonista interpretata da Meg Ryan. Ma andiamo con ordine!

Tutto parte da un viaggio compiuto dai due protagonisti che in quell’occasione cominciano a conoscersi meglio e a trattare tematiche importanti riguardanti i rapporti di amicizia e quelli sentimentali. I protagonisti sono Harry Burns (interpretato da Billy Crystal) e Sally Albright (interpretata appunto da Meg Ryan) che dall’università si trasferiscono nella “Grande Mela” in cerca di fortuna nella propria carriera lavorativa e nella propria vita. Passa del tempo, circa qualche anno e i due protagonisti vivono la vita con tante aspettative e con un carattere che non è cambiato ad entrambi, mai quanto dopo un po’ di anni che si ritrovano ancora e questa volta hanno raggiunto la soglia dei trent’anni e sono diventati più maturi anche per ciò che hanno vissuto e imparato dalle esperienze. Appunto perché maturi decidono di conoscersi meglio diventando così dei buoni amici, ma finirà lì o si andrà più in fondo? Sicuramente avrete già la risposta pronta!

È un “cult” questo è poco ma sicuro ed è un film che ha decretato la fama di Billy Crystal e Meg Ryan (lei già era famosa grazie a “Top Gun” di Tony Scott). Mi sembra giusto che questa pellicola rientri nei film sentimentali/romantici più famosi della storia perché con una vicenda semplice e discretamente strutturata, regia, scrittura e recitazione sono riusciti a portare in chiaro dei discorsi ben discutibili e ragionevoli raccontando un rapporto spontaneo e non troppo eccessivo di due semplici persone che data la giovane ma matura età vivono la vita come si presenta. Sono una coppia azzeccata, in fondo!

Vi starete chiedendo, come mai ho scelto proprio questo film per questo giorno. Perché è un film per nulla scontato e che ho apprezzato sempre, a partire dai personaggi per arrivare al contesto e ai discorsi (seppur divertenti) veritieri sulla realtà dei fatti espressi dai protagonisti anche grazie alla propria maturità personale. La semplicità vince? Assolutamente! Purtroppo io ho questa opinione che i film sentimentali/romantici, in fondo, non trasmettono niente di ampiamente significativo data la superficialità e la scontatezza della maggior parte dei prodotti finiti di questo genere. 

Ragionate ragazzi, su quelle parole dette (anche svelte) da Billy Crystal e anche se vi fanno ridere, c’è sempre un pizzico di verità. Non sono un tipo che fa i complimenti al doppiaggio italiano, ma questa è l’occasione buona per farlo. Bravissimi a Tonino Accolla (il doppiatore dei mitici Homer Simpson e Eddie Murphy) e Silvia Pepitoni. Buone spalle sono stati anche Bruno Kirby (interpretante Jess, il migliore amico di Harry) e Carrie Fisher (per intenderci la principessa Leila della saga di Star Wars, interpretante la migliore amica di Sally, Marie) attraverso dei personaggi in qualche modo considerati aiutanti e aiutati, al tempo stesso. 

Devo dare una nota, non saprei dire se negativa o incomprensibile da parte del sottoscritto, non ho capito il motivo per metterci di mezzo coppie di una certa età che parlano e magari non appartengono alla vicenda, a raccontare le loro esperienze. Perché? Alla fine ci sono i due protagonisti e va bene, ma gli altri? Non credo siano stati tutti protagonisti della vicenda, perché così c’è rischio di mettere a confusione lo spettatore. 

Tralasciando la mia “inutile” puntigliosità, comunque sia questa vicenda è perfettamente trasportabile in una commedia teatrale e quest’idea mi piace e lo si nota dal tipo di dialogo adottato e attraverso alcune scene, ad esempio dove sono presenti tutti i personaggi più importanti della vicenda e nel dialogo è notevole come esiste in un’unica scena la visione differente tra uomo e donna.

Film semplice, strutturato discretamente, teatralità centrata in pieno…mi piace! Soggetto e sceneggiatura curata da Nora Ephron (quindi scritti da una donna e questo ha reso il film ancora più semplice e sentimentale possibile) e Rob Reiner, alla regia, ha diretto due protagonisti come Meg Ryan e Billy Crystal nella maniera più teatrale possibile e in questo sembra ci sia riuscito, arrivando persino all’improvvisazione finale ovviamente bellissima.


NB: nel locale dove è stata girata la famosa scena del “finto orgasmo”, hanno deciso di lasciare impresso dove precisamente è stata girata la scena.








sabato 11 febbraio 2023

Alla ricerca del tuo nome

 


Recensione redatta da Rickers

Come già detto in passato, il mondo degli anime e dei manga mi ha, da sempre, suscitato forte interesse. Sul blog è già presente un film tratto da un anime e manga vecchio stampo (mi sto riferendo alla recensione redatta da me di “Alita”, se volete fateci un salto), tuttavia quel film era un adattamento e quindi era una pellicola estremamente edulcorata; possiamo anche dire che il film quasi rappresenta un qualcosa di distaccato dall’opera originale. Ad ogni modo, quella di oggi non sarà una delle mie classiche recensioni, piuttosto sarà qualcosa di leggermente diverso. 

“Your Name.” rappresenta infatti un qualcosa di speciale per me, in quanto è stato uno di quei film che mi hanno toccato nel profondo. Per quanto non reputi questo film tra i miei preferiti, devo ammettere che negli ultimi anni l’ho rivalutato parecchio. La prima volta che lo vidi, rimasi alquanto contrariato da una trama un po’ raffazzonata e a tratti confusa, a partire dai personaggi che a primo impatto non mi hanno lasciato chissà quali emozioni e da un finale con una di quelle classiche morali da quattro soldi. Eppure è vero, continuo ancora a pensarla in questo modo. Tuttavia avendolo rivisto ultimamente un paio di volte e con un occhio leggermente più maturo, mi sono accorto che la mia è stata solamente un’opinione ipocrita, dettata dalla voglia di pormi controcorrente rispetto a tutti coloro che lo avevano visto ed apprezzato.

Prima di approfondire i tanti “perché” di questa storia, occorre capire di cosa e soprattutto di chi parli “Your Name.” Il film esplora le vite di due ragazzi, Taki Tachibana e Mitsuha Miyamizu. Mitsuha è una ragazza di paese che conduce una vita umile e priva di stimoli nella piccola cittadina in cui vive, cosa che la porta ad anelare la libertà e la vita urbana di Tokyo; Taki invece è un liceale che vive a Tokyo e che lavora part-time come cameriere in uno dei suoi più rinomati ristoranti, “Il Giardino delle Parole”. Taki è sofferente della vita che conduce perché frenetica e poco appagante. Le vite dei due protagonisti subiscono un ribaltamento completo al loro risveglio dopo un brusco sonno. I due si accorgono di essere finiti nei corpi e nelle vite di due perfetti sconosciuti, altri non sono che loro risvegliati l’uno nel corpo dell’altra. I due vivranno molte esperienze simili tanto da abituarsi a questa eventualità. Un giorno però gli scambi terminano così come erano iniziati, all’improvviso, e Taki si preoccupa della ragazza di cui nemmeno conosce il nome, temendo per la sua vita. Taki quindi decide di incontrare personalmente la ragazza, partendo alla sua ricerca nella campagna rurale del Giappone, ricerca che però non si rivela fruttuosa. Taki sta per perdere le speranze ma il fato cerca di aiutarlo e grazie a tante fortunate coincidenze riesce a scoprire il tragico destino della ragazza senza nome.

Per motivi di spoiler, non vi rivelo tutta la trama (quella se volete la potete scoprire da soli), sappiate solo che il motivo principale per cui questo film non mi aveva pienamente convinto è da ricercarsi principalmente nella sua banalità. Storie di questo tipo (non intendo storie simili a questa, ma storie raccontate in modo simile) ne avevo viste a bizzeffe e vedere la stessa identica solfa non mi entusiasmava. Finì che vidi il film controvoglia, senza aspirazioni, senza “climax”, finendo per criticare ogni singola scena senza un motivo logico. A rivederlo oggi rimango sempre dell'idea che questo nasce col proposito di raccontare una storia sentimentale. Devo anche ammettere che io sono un tipo di spettatore che film di questo genere difficilmente se li gode appieno, proprio per la loro natura sentimentale. Questo senz’altro ha influito, lo ammetto.

“Your Name.” non è di sicuro il classico film capolavoro, non è di sicuro il film innovativo di cui tutti parlano bene, ma di sicuro è un film che offre numerosi spunti interessanti grazie alle sue tematiche attuali e ben esplorate. Riguardandolo non posso non apprezzare la fattura caratteriale dei due protagonisti, Taki e Mitsuha, ben descritti nella loro psiche e nel loro carattere. Sono due ragazzi qualunque che hanno i loro difetti e che finiscono per essere sofferenti rispetto alla vita che conducono. Come detto, lei vuole bucare la sua vita monotona mentre lui vuole finalmente trovare qualcosa (e qualcuno) per continuare a coltivare i suoi sogni e le sue speranze. L’esperienza che vivono i due è senz’altro forzata, ma ben incastrata. A questo evento, ovvero lo scambio dei corpi, i due hanno la possibilità di realizzare i propri desideri e passare una giornata che altrimenti non vivrebbero mai. 

Ho anche apprezzato il motivo alla base della ricerca di Taki. Quando vidi per la prima volta il film, questo motivo non lo capii appieno. Lo scambio aveva portato una specie di “dipendenza” tra i due e una volta che questi stimoli finiscono per Taki rappresentava quasi come la morte di una parte di sé. Ormai si era abituato alla cosa e aveva sviluppato dei sentimenti per la ragazza, che per altro anche lei aveva sviluppato. Per Mitsuha l’esperienza ha rappresentato un qualcosa di nuovo, di proibito e col passare del tempo è passata dal provare un forte risentimento per il ragazzo a sviluppare una forte simpatia per quest’ultimo, sfociata nella realizzazione del desiderio del ragazzo, di cui lei è artefice. 

Per tirare le somme, “Your Name.” non rappresenta un capolavoro innovativo nel genere, ma è questo il caso in cui tematiche e personaggi rendono speciali una trama che dipende moltissimo dalla caratura caratteriale dei due protagonisti. Una storia che sa far emozionare anche chi, come me, non apprezza moltissimo film di questo genere. Se non l'avete ancora visto (anche se ne dubito fortemente), “Your Name.” alla vostra prima visione vi lascerà quel retrogusto di amaro in bocca dovuto alla più classica delle sensazioni: “Tutto qui?”; ma fidatevi, questo film sa farsi apprezzare anche e soprattutto per questo.

venerdì 3 febbraio 2023

Il robot più umano nella storia del cinema


Recensione redatta da Rickers e Valerkis

Out there!” (là fuori) 

Il film che abbiamo deciso di trattare oggi, inizia con questa frase facendo vedere immagini dello spazio immenso fuori da un pianeta Terra ormai distrutto, sporco e orribile a vista. E come rimediare a tutto ciò? Mandare tutti gli umani altrove, lontano lontano e inviare dei robot a rimediare a questa tragedia. 

Abbiamo deciso, insomma, di trattare questo piccolo capolavoro con la sua storia originale e le sue tematiche molto toccanti, al punto da far emozionare e far piangere tantissime persone. “Wall-E” è stato uno di quei pochi film a farci davvero emozionare, nonché a farci riflettere su tematiche molto importanti, rilevanti tutt’oggi e nonostante siano passati quindici anni, non stenta ad invecchiare. Ma andiamo al volo a parlare della trama:

In un futuro lontano, il pianeta Terra è stravolto dalla sporcizia e dall’inquinamento e Wall-E, il nostro protagonista, è un robot che si occupa della gestione dei rifiuti ed è solo (tranne una sorta di bacarozzo che lo farà compagnia durante le sue giornate). Nella sua solitudine, riesce ad eseguire bene il suo lavoro ma soprattutto è attratto dalla canzone iniziale di questo film: “Put On Your Sunday Clothes” interpretata da Michael Crawford e tratta dal film “Hello, Dolly!” del 1969, dove il tema “swing” in quel periodo faceva da madre. Il buon Wall-E si comporta come un bambino curioso del mondo, provando tutto ciò che trova e ammirando i balli di quel film che vede quotidianamente. Un giorno scende letteralmente dal cielo, un robot ad altissima tecnologia di nome EVE che fa “innamorare” il piccolo Wall-E, sfuggito finalmente alle sue tristi e monotone giornate tipo. In nome di questo amore, i due vivono un’avventura a dir poco “spaziale” che cambierà il destino loro e dell’intera umanità.

Ambientazioni suggestive, una bellissima e piacevole CGI e la storia coinvolgente, si abbinano magnificamente alla regia e alle musiche che riescono a trasmettere ogni più piccola emozione di ogni personaggio presente in scena. Il senso di coinvolgimento è presente dall’inizio alla fine e il “pathos” è alle stelle con scelte di scrittura azzeccate e ben motivate dagli eventi. Nota a parte per il doppiaggio, presente ma non proprio “presente”, ma che comunque è riuscito nell’arduo compito di rendere espressivi dialoghi pressoché inesistenti.

Fin da subito ci ha sorpreso come gli sceneggiatori hanno reso Wall-E “umano” (e qui entra in gioco la “personificazione”). Gli sceneggiatori, Andrew Stanton e Pete Docter, sono due nomi di enorme spicco per la Pixar e per il cinema d’animazione. Sono sempre stati capaci di raccontarci storie ponderate ed uniche nel loro genere. Wall-E è un personaggio aiutante, oltre che protagonista, perché grazie a lui la Terra rimarrà degna di chiamarsi tale, nonostante i disastri causati dall’uomo. D’altronde era il suo compito. Comunque rimane un simpaticone e un piacevole compagno di avventure. EVE è tecnologicamente avanzata e perspicace. Il comandante McCrea è stato sorprendente a reagire contro le macchine e la tecnologia che hanno preso il sopravvento e il pieno controllo degli umani (che denuncia, ragazzi!). In questo modo è riuscito a reagire anche nei confronti delle multinazionali, che costringono gli uomini ad eseguire le loro decisioni (altra denuncia da parte degli sceneggiatori). 

Le tematiche affrontate sono tante: inquinamento, potere politico delle multinazionali, amore, amicizia, lealtà, il reagire e il ribellarsi (se necessario). Ma non tutte vengono percepite da un pubblico minore ed è per questo che “Wall-E” non è solo per bambini, secondo noi, ma per tutti, proprio per le tematiche affrontate e i messaggi da tramandare. Il tema “swing” rende il tutto più leggero e spensierato e questa scelta di rendere omaggio a quel periodo ci piace, inoltre all’omaggio a tutti quei film ambientati nello spazio (abbiamo visto molte cose riprese da “Star Trek”, non so voi).

È un film ricco di avvenimenti, metafore e riflessioni e il regista, Andrew Stanton, ci ha regalato un’altra perla degna di tale nome, tanto da meritare l’Oscar un anno dopo la produzione, insieme ad un Golden Globe e un BAFTA sempre nella stessa categoria e un anno dopo la produzione. Con questa perla ci ha portato nello spazio, ma con un’attenzione particolare alle tematiche affrontate. Un notevole ringraziamento lo vorremo fare a Thomas Newman per aver diretto una colonna sonora spaziale ed indimenticabile (parliamo di colui che ha firmato colonne sonore imponenti di film come “American Beauty”, “Vi Presento Joe Black”, “Alla Ricerca di Nemo” e tanti altri, oltre a numerose serie tv). In fondo è un piccolo capolavoro, che ha forse l’unico difetto nel suo “cliffhanger”, ovvero la storia d’amore tra i due robot risulta scientificamente impossibile e per questo è necessario che lo spettatore si sforzi al fine di focalizzarsi su un qualcosa di propriamente impossibile. Fortunatamente, ciò risulta molto facile e l’aver reso così bene un qualcosa di impossibile è di sicuro il maggior pregio di questo film, oltre all’utilizzo di personaggi unici nella tipologia di storia e indimenticabili per le loro abilità e qualità.


  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...