venerdì 3 febbraio 2023

Il robot più umano nella storia del cinema


Recensione redatta da Rickers e Valerkis

Out there!” (là fuori) 

Il film che abbiamo deciso di trattare oggi, inizia con questa frase facendo vedere immagini dello spazio immenso fuori da un pianeta Terra ormai distrutto, sporco e orribile a vista. E come rimediare a tutto ciò? Mandare tutti gli umani altrove, lontano lontano e inviare dei robot a rimediare a questa tragedia. 

Abbiamo deciso, insomma, di trattare questo piccolo capolavoro con la sua storia originale e le sue tematiche molto toccanti, al punto da far emozionare e far piangere tantissime persone. “Wall-E” è stato uno di quei pochi film a farci davvero emozionare, nonché a farci riflettere su tematiche molto importanti, rilevanti tutt’oggi e nonostante siano passati quindici anni, non stenta ad invecchiare. Ma andiamo al volo a parlare della trama:

In un futuro lontano, il pianeta Terra è stravolto dalla sporcizia e dall’inquinamento e Wall-E, il nostro protagonista, è un robot che si occupa della gestione dei rifiuti ed è solo (tranne una sorta di bacarozzo che lo farà compagnia durante le sue giornate). Nella sua solitudine, riesce ad eseguire bene il suo lavoro ma soprattutto è attratto dalla canzone iniziale di questo film: “Put On Your Sunday Clothes” interpretata da Michael Crawford e tratta dal film “Hello, Dolly!” del 1969, dove il tema “swing” in quel periodo faceva da madre. Il buon Wall-E si comporta come un bambino curioso del mondo, provando tutto ciò che trova e ammirando i balli di quel film che vede quotidianamente. Un giorno scende letteralmente dal cielo, un robot ad altissima tecnologia di nome EVE che fa “innamorare” il piccolo Wall-E, sfuggito finalmente alle sue tristi e monotone giornate tipo. In nome di questo amore, i due vivono un’avventura a dir poco “spaziale” che cambierà il destino loro e dell’intera umanità.

Ambientazioni suggestive, una bellissima e piacevole CGI e la storia coinvolgente, si abbinano magnificamente alla regia e alle musiche che riescono a trasmettere ogni più piccola emozione di ogni personaggio presente in scena. Il senso di coinvolgimento è presente dall’inizio alla fine e il “pathos” è alle stelle con scelte di scrittura azzeccate e ben motivate dagli eventi. Nota a parte per il doppiaggio, presente ma non proprio “presente”, ma che comunque è riuscito nell’arduo compito di rendere espressivi dialoghi pressoché inesistenti.

Fin da subito ci ha sorpreso come gli sceneggiatori hanno reso Wall-E “umano” (e qui entra in gioco la “personificazione”). Gli sceneggiatori, Andrew Stanton e Pete Docter, sono due nomi di enorme spicco per la Pixar e per il cinema d’animazione. Sono sempre stati capaci di raccontarci storie ponderate ed uniche nel loro genere. Wall-E è un personaggio aiutante, oltre che protagonista, perché grazie a lui la Terra rimarrà degna di chiamarsi tale, nonostante i disastri causati dall’uomo. D’altronde era il suo compito. Comunque rimane un simpaticone e un piacevole compagno di avventure. EVE è tecnologicamente avanzata e perspicace. Il comandante McCrea è stato sorprendente a reagire contro le macchine e la tecnologia che hanno preso il sopravvento e il pieno controllo degli umani (che denuncia, ragazzi!). In questo modo è riuscito a reagire anche nei confronti delle multinazionali, che costringono gli uomini ad eseguire le loro decisioni (altra denuncia da parte degli sceneggiatori). 

Le tematiche affrontate sono tante: inquinamento, potere politico delle multinazionali, amore, amicizia, lealtà, il reagire e il ribellarsi (se necessario). Ma non tutte vengono percepite da un pubblico minore ed è per questo che “Wall-E” non è solo per bambini, secondo noi, ma per tutti, proprio per le tematiche affrontate e i messaggi da tramandare. Il tema “swing” rende il tutto più leggero e spensierato e questa scelta di rendere omaggio a quel periodo ci piace, inoltre all’omaggio a tutti quei film ambientati nello spazio (abbiamo visto molte cose riprese da “Star Trek”, non so voi).

È un film ricco di avvenimenti, metafore e riflessioni e il regista, Andrew Stanton, ci ha regalato un’altra perla degna di tale nome, tanto da meritare l’Oscar un anno dopo la produzione, insieme ad un Golden Globe e un BAFTA sempre nella stessa categoria e un anno dopo la produzione. Con questa perla ci ha portato nello spazio, ma con un’attenzione particolare alle tematiche affrontate. Un notevole ringraziamento lo vorremo fare a Thomas Newman per aver diretto una colonna sonora spaziale ed indimenticabile (parliamo di colui che ha firmato colonne sonore imponenti di film come “American Beauty”, “Vi Presento Joe Black”, “Alla Ricerca di Nemo” e tanti altri, oltre a numerose serie tv). In fondo è un piccolo capolavoro, che ha forse l’unico difetto nel suo “cliffhanger”, ovvero la storia d’amore tra i due robot risulta scientificamente impossibile e per questo è necessario che lo spettatore si sforzi al fine di focalizzarsi su un qualcosa di propriamente impossibile. Fortunatamente, ciò risulta molto facile e l’aver reso così bene un qualcosa di impossibile è di sicuro il maggior pregio di questo film, oltre all’utilizzo di personaggi unici nella tipologia di storia e indimenticabili per le loro abilità e qualità.


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