domenica 21 maggio 2023

La felicità non consiste nel trovarla ma nel cercarla





Recensione redatta da Valerkis

Con questo film, nel nostro blog, recensiremo per la prima volta un film di Paolo Genovese e scommetto la prima cosa che viene in mente sentendo questo nome è solo una: “Perfetti Sconosciuti”. Ma non è il film appena citato, oggetto della recensione di oggi. Andrò a parlare del suo ultimo lungometraggio, tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso regista, raccontandoci un’avvincente storia che ti coinvolge pienamente per vedere cosa accadrà ai protagonisti (sceneggiatura curata da Paolo Genovese, Paolo Costella, Rolando Ravello e Isabella Aguilar).

Quattro personaggi, diversi l’uno dall’altro ma speciali nel loro insieme: uno lo chiameremo “Tizio” (interpretato da Toni Servillo), poi ci sono Napoleone (interpretato da Valerio Mastandrea), Arianna (interpretata da Margherita Buy), Emilia (interpretata da Sara Serraiocco) e Daniele (interpretato dal piccolo Gabriele Cristini). Si ritrovano tutti nello stesso “ambient” e può essere Roma, Milano, un paese di mare, di montagna, qualunque, ma questi personaggi trascorreranno insieme sette giorni in un limbo spazio temporale per capire il senso del gesto compiuto. Vorrei sottolineare come Tizio sia considerato un “tramite” e quindi i protagonisti interessati dei fatti, sarebbero i restanti citati prima. Ma è proprio in un limbo, come raccontato in questo film, dove ci si mette in un angolo della società per analizzarla meglio con il binocolo e vedere quello che succede e se le cose fossero cambiate una volta per tutte. Avete presente la domanda: “Come sarà la vita, o il mondo, senza di me?”, ecco forse proprio a questa domanda si risponde, nella storia di Genovese e si comprende che…in piccole sfumature avvengono dei cambiamenti. 

Posso dire che secondo me Genovese con questa pellicola ha dato il massimo nel suo stile registico? Nel complesso, questo vorrei affermarlo! All'interno del film ho trovato una regia impegnativa, caratteristica e capace di tenere incollato lo spettatore, perché riesce a rimanere incuriosito da come inizia a come finisce. Quest’aspetto è importantissimo da conquistare e sembra l’abbia ottenuto dal primo minuto di ripresa e con questo potrei già decretare un ottimo film visto e da rivedere, persino. Addirittura, come mai? Per rivedere meglio alcuni aspetti che probabilmente mi sono sfuggiti (può capitare a chiunque credo) e magari rivivere certe emozioni forti e toccanti, applicando inoltre una serie di pensieri e riflessioni importanti immergendosi nella pioggia battente di una città coinvolta dalla vita che va avanti e ci sei tu assorto nel tuo dramma a cui vorresti trarre una conclusione.

Ho detto che dal primo minuto il film ti coinvolge subito, ma dal primo minuto ha rischiato di essere contorto e inspiegabile su alcuni aspetti di fondo alla scena, battute comprese. Sulle battute vorrei dire questo: per carità giustissime, ma alla fine nulla di straordinario, saranno pochissime quelle che ti rimarranno impresse. Anche a livello di scenografia ci sono state delle pecche (osservate bene le scene girate al portico e al buio quando osservano la città dall'alto). Però nel complesso c’è stata un’ottima interpretazione da parte di tutti, espressività inclusa, ma d’altronde sono quelle che definiscono i personaggi. C’è qualcos’altro che non è andato come speravo? Secondo me non c’è stata una buona sincronizzazione tra suono in presa diretta e sonoro, se devo trovare un'altra pecca di questo film, perché in alcuni momenti il sonoro ha ricoperto le battute espresse, essendo quasi incomprensibili. Poi se è stato principalmente un mio problema, ma proprio che dipende da me, ditemelo senza problemi! Del resto, non mi sembra ci siano stati ulteriori errori o superficialità. La tripla collaborazione regia-scenografia-fotografia è bilanciata (scenografia firmata da Chiara Balducci e fotografia firmata da Fabrizio Lucci) e colonna sonora, composta da Maurizio Filardo, ti colpisce nel profondo (compresi brani come “Experience” di Ludovico Einaudi, uno dei miei pianisti e compositori preferiti in assoluto e “Nod” di Julianna Barwick e Nosaj Thing, a mio parere il più bel brano di tutti quelli presenti in questo film. Siccome merita di essere sentita ve la metto come musica di sottofondo alla lettura. Cliccate il player!)

Toni Servillo è una garanzia del cinema italiano contemporaneo e per me è intoccabile in qualsiasi parte che ha recitato, questa inclusa. Ottima interpretazione di un “tramite” misterioso, pronto alla battuta collegata al significato e portandoci alla riflessione più totale a livello personale, girando con la sua Volvo 245DL in cerca di persone che hanno bisogno di lui; Mastandrea ha interpretato il personaggio più inquieto della storia, interpretazione completamente centrata e disposto alla battuta come al tempo stesso è stato pronto a dare delle spiegazioni in merito alle situazioni capitate; la Buy in splendida forma in una delle parti più delineate che abbia interpretato nella sua carriera; la Serraiocco così giovane ha tirato fuori precisione e grinta nel suo personaggio e le mie congratulazioni vanno anche a Gabriele Cristini perché è entrato perfettamente nella parte, comprendendo un argomento così delicato, come quello raccontato nella vicenda, in un’età tenera come la sua. Merito del regista e sceneggiatore anche in questo. Magari a Vittoria Puccini le avrei dato più spazio, perché merita di interpretare personaggi più presenti all’interno delle varie storie e personaggi con maggior carattere, con degli obiettivi da raggiungere. Stessa cosa per Lino Guanciale, si meritava di interpretare un personaggio più presente all'interno della vicenda.

Dopo la visione del film dovrò trovare un momento per divorarmi la vicenda originale e vedere alle radici quest’avvincente storia! Qui ho trovato un Genovese che definisce la sua professionalità, acquisendo una crescita costante, determinata nel tempo e nei progetti compiuti. Peccato per alcune pecche presenti, ma spero di continuare a vedere e/o leggere altre sue storie avvincenti e toccanti nel profondo pensiero che ognuno di noi dovrebbe adottare. 


martedì 16 maggio 2023

Avanti tutta anni '60!



Recensione redatta da Valerkis

Se vi dicessi George Lucas, cosa vi verrebbe in mente subito? Immagino la saga di “Guerre stellari” (meglio conosciuta come “Star Wars”) di cui ne è il padre e non solo. Fondando la Lucasfilm, ha fatto storia inoltre grazie alla saga di Indiana Jones (anche di essa è considerato il padre) e produzioni ulteriori inerenti a film di fantascienza e di animazione. Ma qui non parlerò di lui, della sua storia, delle sue produzioni e così via, ma di un film, in particolare, diretto dallo stesso George Lucas che fa da buon competitore con alcuni “cult” che hanno raccontato l’ambientazione degli Stati Uniti negli anni ‘60, reputando una sorta di nuova "Belle Epoque", come il film “Grease” e la serie televisiva “Happy Days”. 

Vi dico subito che le vicende sono completamente differenti tra di loro e anche lo stile assume certe variazioni tra i vari prodotti citati.

Quindi siamo negli USA, anni ‘60. La storia di questo film racconta l'ultimo giorno di scuola dell’ultimo anno delle scuole superiori. Ebbene sì, è un film che racconta una giornata, 24 ore, in particolare una notte intera nella quale sono avvenuti tanti eventi. Iniziamo dai protagonisti che si incontrano al solito drive-in: Curt (interpretato da Richard Dreyfuss), Steve (interpretato dal Premio Oscar Ron Howard), John (interpretato da Paul Le Mat) e Terry (interpretato da Charles Martin Smith). Parcheggiate le loro Cadillac, Chevrolet, Ford o Citroen 2 CV, quelle che sono insomma, si pizzicano tra di loro come degli amici solitamente fanno e una volta trovata la compagnia giusta iniziano a trascorrere la propria serata. C’è chi balla, c’è chi passeggia, c’è chi va a fare danno da qualche parte, chi gareggia con lo sfidante del quartiere Bob Falfa (interpretato da Harrison Ford). Non importava, l’obiettivo principale era quello di trascorrere l’ultima sera come solo a quell'età si può trascorrere, chi in un modo chi in un altro.

A tratti non mi è sembrato nemmeno un film di George Lucas, perché è stata fin troppo semplice e spensierata come vicenda (soggetto e sceneggiatura curati da George Lucas, Gloria Katz e Willard Huyck). Anche la regia non è stata troppo articolata ma semplice nel complesso e non superficiale come si possa pensare. A partire da questo aspetto la pellicola mi è piaciuta molto, grazie soprattutto alle varie vicende che compongono il film. Francis Ford Coppola (il regista sei volte Premio Oscar e padre della saga “Il Padrino”) ha deciso di investire su un’idea non appropriata per l'ideologia di massa sullo stile di Lucas, ma alquanto coinvolgente, viva e giovane, grazie ai personaggi così genuini e preoccupati del futuro allo stesso momento e alle situazioni vissute. Come i ragazzi, anche le ragazze sono state così semplici ma divertite dalle situazioni capitate e incerte su ciò che dovranno fare, decretando le interpretazioni non esagerate e giuste nei contesti. La colonna sonora è stata caratterizzata da tantissimi brani dell’epoca e ho apprezzato il sottofondo nelle varie vicende di un personaggio simpatico, buffo e misterioso come DJ “Lupo Solitario”, che con i suoi sketch e le scelte appropriate dei brani ha fatto il suo dovere, ovvero un ottimo compagno per quella serata da animare, rendendola indimenticabile. Ho riso quando hanno inquadrato per la prima volta l’automobile di John con il motore in bella vista. Che esagerazione, ma è stata divertente quell'irrealtà.

Del resto posso dire come questo film ha rischiato di risultare troppo statico e fermo nei discorsi, nelle tematiche e nelle ambientazioni. Invece no, perché si passa da giri in auto a balli nelle scuole fino agli incontri nel drive-in. Insomma questo film è a tutti gli effetti dinamico perché é praticamente una festa continua. George Lucas con questa piccola perla, ma divertente, allegra e spassosa si è guadagnato l’opportunità di essere inserito con questo film nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi (almeno secondo le classifiche aggiornate al 2014). Spero ci sia rimasto, perché nel suo prodotto puramente commerciale lascia impresse le abitudini di un'epoca attraverso questi personaggi unici, allegri e turbati. 

Alla fine, a pensarci bene, qualche aspetto surreale (non proprio da fantascienza) c'è stato, come quando Terry si trova in mezzo al bosco mentre ci stava provando con una ragazza e compaiono due persone. In mezzo ad un bosco abbandonato, da dove sono apparsi quei due? E quando alla bravata compiuta su una volante della polizia si stacca tutta la struttura delle ruote dal telaio della vettura. Mi hanno detto che non può accadere nella realtà una cosa del genere. 

Comunque sapete che vi dico...non importa, queste pazzie, nelle giuste aspettative, ci stanno anche bene perché allegro mi rendono accompagnato da risate spontanee e meritate!


mercoledì 3 maggio 2023

È tornato il vecchio Nanni…




Recensione redatta da Valerkis

“Martedì 8 marzo, mentre quel maschio pazzo criminale sta distruggendo l’Ucraina, noi cominciamo “Il Sol Dell’Avvenire” ”. Sul sito dell’Ansa, ho visto questo videomessaggio di Nanni Moretti nel mese di marzo 2022, tormentato dall’inizio dello scoppio dell’invasione russa in Ucraina e lui ha iniziato a girare il suo nuovo film (uscito nelle sale lo scorso 20 aprile) dopo un immenso “Tre Piani” con tanto di “standing ovation” a Cannes mentre stavamo vincendo gli Europei di Calcio (era solamente il 2021).

Il trailer mi ha messo un “hype” (aspettativa, attesa…) addosso che non potete immaginare! C’è veramente di tutto, ogni riferimento presente in questo film appartiene alla persona e al personaggio di Giovanni “Nanni” Moretti, sia come artista sia come persona, soprattutto come artista. Con questa frase vorrei racchiudere il film che sto per recensire, ma c’è tanto da dire (anche se non potrei).

Avete presente una moneta? Ha due facce, ma differenti. Ecco questo film è come una moneta, si racchiude in due aspetti diversi: la vita di Giovanni sul set e la vita di Giovanni nell’aspetto intimo e privato. 

Appunto, Giovanni (interpretato da Nanni Moretti) deve dirigere un film che racconta un evento drammatico del passato sovietico: l’invasione dell’Ungheria accaduto nel 1956 (è un caso che durante l’invasione in Ucraina, Moretti abbia tirato fuori quest’argomento per il suo “film nel film”? Ma sentendo la sua intervista da Fabio Fazio a “Che Tempo Che Fa”, il regista ha detto come la decisione di trattare una tematica del genere non sia voluta appositamente perché la sceneggiatura risale al 2021). Successivamente arriva un gruppo di circensi ungheresi, accolti da una sede romana del PCI (Partito Comunista Italiano), presieduta da Ennio (interpretato da Silvio Orlando) e con lui c’è Vera (interpretata da Barbora Bobulova), una sarta che accompagna Ennio nelle sue attività politiche ed è anche un’attrice volenterosa al punto di voler cambiare gli schemi da seguire e di conseguenza la storia. Fuori dal set c’è la vita privata e sentimentale con Paola (interpretata da Margherita Buy), produttrice in preda ad una crisi con Giovanni considerata all’inizio intrinseca per poi esporsi totalmente. Nella vita privata il protagonista continua a rimanere se stesso esprimendosi liberamente con le proprie visioni politiche e di cinema, rimanendo molto scettico su quest’ultimo.

Iniziamo con il sottolineare la sua filosofia-critica cinematografica che arricchisce pienamente la vicenda, passando dai grandi classici italiani degli anni ’60, facendone un grande omaggio per arrivare alla cinematografia francese e per arrivare infine al cinema contemporaneo, salvando qualcosa e tralasciando altro diventandone scettico, appunto. Vogliamo parlare di quando Netflix sarebbe interessata a produrre il suo film? Che denuncia! Svegliatevi ragazzi, ci vogliono tutti con la stessa idea di cinema e se quello fosse il futuro… D’altronde Nanni ha sempre fatto “cinema indipendente” e chi mai potrebbe essere più contrario di lui nei confronti di queste multinazionali che hanno il potere di unificare la critica e la filosofia cinematografica del povero consumatore. Anche quando riflette sul senso di rappresentare la “violenza” nei film…anch’essa è considerabile come denuncia, analizzando completamente come la società odierna reagisce a questi particolari e completando così la sua analisi di come il cinema internazionale sia cambiato nel corso degli anni.

Sublime! Nanni non ne sbaglia una e anche qui è stato maestoso, rimanendo al passo con la realtà che ci circonda, compresa la scena di quando parla con il produttore Pierre (interpretato da Mathieu Amalric) in sella ad un monopattino (se fino agli anni ’90 era di moda andare in Vespa, ora il monopattino fa da padrone per le strade). Passa dal Comunismo alla critica sulla realtà e il cinema. Inoltre si possono cogliere riferimenti a tutta la sua carriera attraverso piccole citazioni e vari comportamenti, assolutamente comprensibili per chi ha visto almeno i film più importanti altrimenti potrebbe risultare un film abbastanza confusionario. Ecco c’è un po’ questo rischio dal lato spettatore, ma rimediabile assolutamente.

Grande e apprezzato omaggio alla musica italiana e internazionale, oltre alla colonna sonora firmata da Franco Piersanti, passando da Franco Battiato al coro della troupe protagonista sulle note di Noemi, per Luigi Tenco, Aretha Franklin e non solo. Quando cominciano a ballare girandosi intorno è stato tutto bello e sincronizzato, ricalcando come per Nanni il ballo è fondamentale che sia presente nei suoi film e coinvolgendo attivamente tutto il cast. 

Per chi già ha visto questo film potrebbe risultare un film quasi banale e semplice nel suo complesso, ma non è così, anzi è molto articolato e credo sia stato uno dei più difficili da seguire nel suo completo. Lo stile ha ripreso un po’ da “Il Caimano”, sia nell’aspetto del “film nel film” e sia nell’aspetto sentimentale e personale del protagonista. Da quando in qua Nanni Moretti è così sentimentale al punto di affrontare una tematica come l’amore? Ebbene sì e devo dire ho apprezzato come abbia trattato la tematica non esagerando con le classiche espressioni troppo filosofiche, ma alquanto nella maniera più semplice e personale, giocando anche con i “sogni”. 

Proseguendo con gli attori principali: la Buy ha interpretato una parte pienamente nelle sue corde soprattutto nelle delusioni sentimentali; Orlando che ritorna dopo diciassette anni a collaborare con Moretti interpretando una parte importante ma non troppo rilevante rispetto ad altre interpretazioni passate e finalmente si vede una Barbora Bobulova, integrata nella “famiglia morettiana” (come lei stessa ha dichiarato in conferenza stampa), che interpreta una parte dignitosa, piena di sentimento e con la voglia di fare, lavorare e migliorare nella maniera più allegra possibile, andando oltre il personaggio standard che doveva interpretare. 

Non è da Nanni fare commedie, perché la reputerei così in tutto ciò. Diciamo che riesce a farti strappare persino qualche risata e mi è sembrato strano. Poi ho capito che non sarebbe stato un film drammatico e ho determinato le mie conclusioni confermando il mio pieno apprezzamento per un film che racchiude vicende su vicende passando dalla leggerezza, passando per il sociale, la politica e il sentimentale, ricordando molti aspetti della carriera di Nanni Moretti.

Posso notare come abbia lasciato in secondo piano il rapporto con sua figlia (interpretata da Valentina Romani) che nonostante l’età neomaggiorenne lascia vivere la sua vita come se fosse ormai completamente adulta e indipendente e vedendola pienamente soddisfatta. Secondo me, non era necessario approfondire troppo quel rapporto, perché il film era focalizzato maggiormente nell’impresa di Giovanni nel suo lavoro e nel cercare di riaprire rapporti con Paola. 

La scena finale è decisamente una festa che ti coinvolge in pieno, volendo partecipare personalmente e…va oltre al film stesso. Perché? Perché all’ultimo il buon Nanni ha deciso di portarci una sorpresa che riguarderà molte delle parti più importanti dei suoi film che hanno costituito così la sua carriera, ricca di sé e indipendente dalle produzioni commerciali. È stato bellissimo, ammetto, ma una domanda mi è sorta con un po’ di amaro in bocca: “Potrebbe essere il suo ultimo film?”. Spero la mia sia un’idea sbagliata, perché di Nanni Moretti credo che ne avremo ancora bisogno e con questo film, per me, non può chiudere un cerchio (almeno io non vorrei, ma non ho il potere di controllare nessuno) e quindi lascerò che il tempo faccia il suo corso, sperando in un continuo ulteriore di nuovi progetti morettiani.

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...