lunedì 13 novembre 2023

JAWS (1975)


Nell’estate del 1975 uscì, nelle sale cinematografiche statunitensi, un film destinato a cambiare radicalmente e irreversibilmente le vite dello spettatore ordinario.

Un film che cambiò enormemente il concetto di film intenso come mero prodotto commerciale; scrivendo una definizione di film orientata più verso una forma di lucro che ad una semplice forma di espressione artistica. È uno dei film più importanti della storia del cinema, senza alcun ragionevole dubbio. Non tanto perché sia un film bello o brutto, ma letteralmente per tutti gli altri motivi. Il 1975 è per questo una delle tante date spartiacque per la storia del cinema, che visse in quegli anni un nuovo ribaltone. Un ribaltone che l’Italia conobbe con il nome de “Lo Squalo”.

“Jaws” ("Lo Squalo" appunto) è un film famosissimo e per questo sorvolerò su tutto quello che potrei raccontare in modo da arrivare al punto. La trama la conosciamo tutti, la riassumo in breve solamente per chi non se la ricorda: uno squalo mangiauomini terrorizza le coste di una gettonata meta balneare mietendo vittime a destra e a manca; per garantire l’incolumità dei bagnanti viene istituita una vera e propria “caccia allo squalo”.


Ora, il successo che il film ha avuto e continua ad avere dopo decenni dalla sua uscita è innegabile e ben tangibile da tutti. Le storie dal set sono diventate ormai di dominio pubblico. Le riprese del film sono state costellate da continui problemi tecnici che ne allungarono di parecchio i tempi. Il budget iniziale stanziato per le riprese fu abbastanza  esiguo e per questo superò di tantissimo le previsioni iniziali. Il film rischiò seriamente di non essere portato in porto. Steven Spielberg, lo sconosciuto scelto per muovere la macchina da presa, fu sotto pressione fin da subito


La domanda fatidica: “Come mai “Jaws” è stato un successo clamoroso e come mai, ad oggi, questo film è considerato un “turning point” per la storia del cinema?”.


Punto primo: i continui problemi tecnici. Per l’epoca, “Jaws” fu un lavoro molto ambizioso. Le volontà di Spielberg di riprendere il protagonista di “Jaws”, ovvero l’incubo dello Squalo, non sorrise alle casse messe a disposizione dai due produttori, Richard Zanuck e David Brown. I produttori Universal, nel 1973, comprarono i diritti di un romanzo che poteva seriamente rivelarsi un crack: “Jaws” di Peter Benchley. Il romanzo di Benchley all’epoca era solo un mucchio di bozze, ma al duo quell’idea piacque talmente tanto da voler realizzarci sopra un film fatto su misura. Nelle idee iniziali di Zanuck e Brown, “Jaws” doveva essere un film a basso budget, con poche pretese. Tra i tanti registi candidati, per questioni di tempo (il libro di Benchley sarebbe uscito di lì a breve), vinse Spielberg. Il regista aveva però una visione molto ambiziosa del film, ben lontana dalle idee a basso budget dei produttori. Si arriva quindi sul set con dei modelli meccanizzati di squalo, come da indicazioni del regista. I modelli furono un fiasco totale e si colarono inesorabilmente in acqua, costringendo Spielberg a cercare nuove idee geniali. 


L’illuminazione alla fine si rivela giusta, quella di non mostrare lo squalo preferendo solo suggerire la presenza dello squalo. Questo azzardo farà il successo di “Jaws”. Il film, per gli spettatori dell’epoca, fu una doccia gelata. “Jaws” alzerà lo standard e l’immaginario collettivo della paura, optando per la scelta obbligata di occultare la minaccia. Dopotutto, niente ci fa più paura di una minaccia che non possiamo vedere. 


Punto secondo: il montaggio e le musiche. La prima sequenza è evocativa: la soggettiva ripresa dagli occhi dello squalo mentre si avvicina al pelo dell’acqua. Il montaggio di Verna Fields, una delle più grandi montatrici di Hollywood, è chirurgicamente accompagnato dalle musiche di John Williams (che poi sarà autore delle colonne sonore della saga di "Star Wars", tra le tante) e riescono ottimamente a farci percepire una minaccia che non vediamo ma che possiamo solo avvertire; lo squalo che si avvicina lento e inesorabilmente minaccioso verso le proprie vittime. Verna Fields e John Williams otterranno entrambi l’Oscar nel 1976, rispettivamente la prima al miglior montaggio e il secondo alla miglior colonna sonora. Ultimo inciso, la sequenza iniziale è stata ripresa prima che i modelli meccanici dello squalo si guastassero.


Punto terzo: il successo del romanzo. Tutto il film è basato sul romanzo “Jaws” di Peter Benchley, 1974, bestseller dalle vendite mostruose dell’epoca. Lo spettatore comune era attratto più dal fatto che si trattasse del film basato sul romanzo “Jaws” e non tanto dal fatto che si trattasse del primo film di un certo Steven Spielberg, che all’epoca era poco più di un dilettante allo sbaraglio. Oggi siamo abituati ad abbinare “Jaws” con il connubio film-regista (“Jaws” di Steven Spielberg), ma nel 1975 “Jaws” non era altro che il nuovo film Universal di cui tutti avevano paura. Lo spettatore in sala era più attratto dal fatto che si trattasse del nuovo film horror Universal, e quindi dalla garanzia di assistere ad un horror ben fatto, e non tanto dal fatto che fosse un film di Spielberg. 


Punto quarto: la sceneggiatura. Prima di montare, riprendere, comporre e vendere, un film deve essere anche sceneggiato. La sceneggiatura comprende tutto quel che bisogna sapere su di un film, sia per quanto riguarda la sua organizzazione sia per quanto riguarda il suo script. Peter Benchley compose una bozza di sceneggiatura su richiesta dei due produttori del film, ma il risultato finale fu un po’ insoddisfacente. Uno sceneggiatore lavora per immagini semplici e non per didascalie elaborate, come invece fa lo scrittore. Peter Benchley aveva elaborato uno script didascalico, denso di parole, lungo ma comunque ben scritto. Il problema era proprio il fatto che fosse privo di immagini evocative. Carl Gottlieb, lo sceneggiatore vero e proprio che fu chiamato dai produttori, dovette rifare completamente lo script. Fu lui a suggerire una maggior presenza dello squalo nel film rispetto al romanzo e a Spielberg piacque l’idea, che la adottò e poi trasformò a forza nel girato finale. Se “Jaws” ebbe successo il merito va anche a Carl Gottlieb per il modo in cui ha orchestrato la sceneggiatura. Alla fine però il lavoro fu attribuito ad entrambi.


Punto quinto: il marketing. Il vero aspetto per cui “Jaws” è ricordato. Innanzitutto, per l’epoca, ricevette una copertura estremamente elevata e questo aumentò l’incasso nel breve periodo. Quando il film iniziò a diventare un fenomeno e smise di essere un’attrazione, Zanuch e Brown elaborarono una ingegnosa campagna di marketing, con tanto di pubblicità televisive, merchandising brandizzato a tema, suppellettili varie e molto altro ancora. Oggi sembra quasi scontato essere circondati dal merchandise di qualcosa ma, per l’epoca, fu innovativo. Il marketing permise a “Jaws” di diventare un mostro d’incassi ed è per questo motivo che oggi è considerato il primo blockbuster dell’era moderna nonché il prototipo perfetto del blockbuster Hollywoodiano.


Articolo redatto da Rickers

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