mercoledì 26 marzo 2025

L’ “Inside Out” umano

 


Recensione redatta da Valerkis

Quando ho visto il primo trailer, ho pensato erroneamente che fosse una sorta di nuovo 'Perfetti Sconosciuti' e devo dire che un’idea non mi avrebbe entusiasmato. Anche se il film ha una sua dignità, non sentivo il bisogno di un altro simile. Invece, Paolo Genovese ha scelto una strada completamente diversa, assumendosi un'enorme responsabilità: prendere l'idea di base del film 'Inside Out' e renderla…umana. Con la presenza di persone fisiche che impersonificano tutta l’irrazionalità che c’è dentro di noi.

Piero (Edoardo Leo) e Lara (Pilar Fogliati) si ritrovano a casa di lei per trascorrere una serata insieme, dopo un primo incontro e approfondire la propria conoscenza. Quindi un primo appuntamento vero e proprio, a casa di lei e in preda a tutte le emozioni da gestire in una situazione del genere e ciò vale sia per lui sia per lei. Non è facile gestire una situazione in cui l’imbarazzo potrebbe prendere il sopravvento, ma chi non ci è passato? E soprattutto, come reagiranno i nostri protagonisti? E quale sarà l’esito della serata?

Paolo Genovese dirige un cast d’eccezione, in cui gli attori che impersonificano le emozioni di Piero e Lara sono i veri motori della storia. Nel cast troviamo alcuni volti relativamente nuovi, come Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico, accanto a nomi già affermati come Claudio Santamaria, Rocco Papaleo, Marco Giallini, Vittoria Puccini, Claudia Pandolfi ed Emanuela Fanelli (la migliore nel suo ruolo). Non togliendo nulla ai due protagonisti, due interpretazioni azzeccate sia quella di Leo sia quella della Fogliati. Perfettamente imbarazzati e comandati dalle emozioni percepite. A livello di cast non ho nulla da dire contro, eccezionali tutti e molto divertenti nell'unione creata. La regia di Paolo Genovese è risultata dinamica nel coordinare un cast corale ed esaltante al tempo stesso, come giustamente doveva essere ed esaltando la capacità recitativa di ognuno. La regia di Genovese, a mio parere, è migliorata e l'ho apprezzata, ma avrei preferito che i due protagonisti avessero avuto maggior spessore. Non dico che forse era necessario approfondire le loro vicende personali, ma qualche dettaglio in più avrebbe dato loro una maggiore definizione. La sceneggiatura scritta dal regista insieme a Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella e Flaminia Gressi è piena di aspetti caratteriali che rispecchiano la situazione in cui si trovano Piero e Lara e la coralità del cast, completa la comicità che i personaggi sono riusciti a creare, grazie alle ottime capacità attoriali del cast con attori diversi tra loro e persino di generazioni diverse. È tutto alquanto divertente e merita veramente di vederlo. Finalmente questa è una volta buona che trovo una sceneggiatura dove tante idee messe insieme hanno funzionato pienamente.

"Follemente" dovrebbe avere un significato e forse è una visione filosofica di quello che ci frulla in testa nei momenti di puro imbarazzo, come in ogni occasione. Il cast è azzeccato e l'ho detto, la regia è dinamica e l'ho detto, la sceneggiatura è ricca di aspetti e l'ho detto. Bene, allora volete ridere? Vedetelo e questa è una delle poche volte in cui la commedia italiana contemporanea ha funzionato nei tre aspetti principali di analisi di un film. Ogni battuta ha un suo peso, il ritmo è serrato e il finale, inaspettato, è stato ideato e montato con grande cura. Divertentissimo, punto!


venerdì 21 marzo 2025

Cosa si prova a morire?

 


Recensione redatta da Valerkis

La domanda nel titolo potrebbe trarre in inganno, ma se siete curiosi di conoscere la mia opinione sul nuovo film di Bong Joon-ho (regista di Parasite) vi invito a leggere questa recensione. Quindi, benvenuti! Dopo sei anni da Parasite (prometto che prima o poi scriverò anche la recensione di Parasite), Bong Joon-ho torna con un film bellissimo e ricco di spunti interessanti. Dopo un capolavoro da Oscar come quello, le aspettative per questo film erano alte e così, preso dalla curiosità, me lo sono visto.

Mickey Barnes (Robert Pattinson) è un ragazzo che per sfuggire dai problemi della vita sul pianeta Terra, si propone volontario per una missione interspaziale sul pianeta Niflheim insieme al suo amico Timo (Steven Yeun) come equipaggio di questa nave che li avrebbe portati sul nuovo pianeta. Timo si è proposto come inserviente e Mickey come “sacrificabile”, uno che viene usato per dei test scientifici e poi ucciso e ricreato con la stampante 3D. Insomma una cavia. Così andare fino all’avvicinamento ad altri personaggi che interagiscono con lui, da Nasha (Naomi Ackie) a Kenneth Marshall (Mark Ruffalo), l’ex politico che aveva organizzato tutto quanto e per raggiungere la destinazione dove è in circolazione nell’aria un virus sconosciuto all’uomo e vissuto da strane creature chiamate “strisciante”.

Senza troppi giri di parole, è un bel film, nel suo genere. Ve lo dico subito, senza mezzi termini. Bong Joon-ho incarna perfettamente l’essenza del cinema orientale, lontano dall’occidentalismo spesso scontato e commerciale. La sua regia così surreale e autentica scava nella psiche dei personaggi, lasciando una riflessione profonda. È una storia con un parallelismo chiaro alla realtà che viviamo quotidianamente e con una riflessione filosofica posta nei confronti dei comportamenti dei singoli personaggi e anche del gioco del potere così schifoso da far illudere le masse e trattare gli esseri umani, alla fine, come oggetti. L’interpretazione di Mark Ruffalo così esilarante ma così squallida è nel complesso equilibrata e anche la regia ci ha messo il suo in questo. Robert Pattinson offre un’interpretazione solida, portando in primo piano il suo personaggio e accompagnandoci nella narrazione. Mickey è un protagonista complesso, capace di mostrarsi composto anche mentre rivela due facce della stessa medaglia. La sua evoluzione esplora diverse sfaccettature filosofiche legate alle sue azioni e al suo modo di pensare. La regia di Bong Joon-ho risulta filosoficamente azzeccata, inoltre. L’ho adorata perché così strana, diversa, inaspettata e mette in risalto vari generi in due ore e venti minuti di azione, fantascienza, dramma e riflessione pura su quell’aspetto che colpisce una società posta sotto un certo controllo ed illusa su cosa ti fanno credere che sia giusto e che sia sbagliato. Riesce a risaltare il grottesco con un po’ di ironia e quindi nel complesso è una regia evoluta, dinamica e che non si risparmia nulla. Bel lavoro anche a livello di sceneggiatura, essendo ricca di dettagli, elementi, sfaccettature e movimenti dei personaggi che sono simbolo di un messaggio da lasciare allo spettatore.

È una storia avvincente, per nulla noiosa e anche se può non giocare a favore per qualcuno, almeno spero possiate cogliere il messaggio principale che si vuole estrapolare da questa storia e credo che sia le interpretazioni e sia la regia, sono riusciti a metterlo in risalto. Se devo trovare un difetto, direi che il finale ha rischiato di risultare confusionario e frammentato. Tuttavia, è pienamente in linea con il genere fantascientifico e gioca un ruolo chiave nella chiusura della storia, anche se in alcuni aspetti risulta prevedibile.

Grazie, Bong Joon-ho, per questo ritorno. Il film mi ha coinvolto e lo consiglio a tutti. Alla fine, tocca aspetti di riflessione sociale che ci riguardano direttamente. Forse dovremmo rifletterci di più.



mercoledì 12 marzo 2025

Un musical da Golden Globe, ma anche no!

 


Recensione redatta da Valerkis

Vincitore dei Golden Globe e va bene; uno tra i film non statunitensi con più candidature agli Oscar e va bene; premiato ai BAFTA, al Festival di Cannes...ma alla fine “Emilia Pérez” è davvero un film che merita tutto questo riconoscimento? Cos'ha di speciale per aver attirato così tanto il pubblico e la critica? O meglio cos'è mancato davvero in questo film, a mio parere?

La trama è la seguente: Rita Moro Castro (Zoe Saldana, vincitrice dell'Oscar 2025 come miglior attrice non protagonista per questo ruolo) è un avvocato che si trova coinvolta in un caso di grande risonanza mediatica. Entra in contatto con Juan Del Monte, un narcotrafficante messicano che le chiede aiuto per cambiare identità e rifarsi una vita. Sì, avete capito bene: lui diventa una lei, abbandonando il passato criminale e intraprendendo una nuova vita a tutti gli effetti, costruendo inoltre un rapporto più aperto e collaborativo con Rita.

Siate pronti che assisterete ad un musical, quindi pronti a cantare e a ballare e questo potrebbe sorprendere (o spiazzare) chi si aspettava un thriller ricco di azione e tensione, io compreso. Siamo ancora con l’ennesimo caso dei film che si presenta con un genere e poi ti ritrovi a vedere ciò che non ti aspettavi minimamente. Le canzoni in spagnolo possono essere un buon esercizio divertente per impararlo, ma non per chi vuol vedere un film per giudicarlo, come io in questo caso, o per semplicemente capire di cosa tratta il film in questione e che messaggio vuole tramandare. Per giudicare al meglio questo film partirei dagli aspetti positivi, anzi l’unico aspetto positivo di tutto il film: le interpretazioni di Zoe Saldana e Karla Sofía Gascón risultate impeccabili e sono riuscite ad interpretare molto bene il proprio personaggio e di questo sono molto contento, ma non del resto. Anche dal punto di vista tecnico, la fotografia di Paul Guilhaume e la colonna sonora curata da Clément Ducol e Camille regalano momenti visivamente e musicalmente suggestivi e surreali. Ma in questo film c’è un problema generale che risiede sia nella sceneggiatura (scritta dal regista Jacques Audiard insieme a Thomas Bidegain) sia nella regia, d’altronde la prima risulta ricca di elementi e di aspetti che alla base costituiscono un film interessante, ma non sono stati capaci di svilupparli come si doveva nel lato registico. Ci sono anche tematiche importanti da affrontare, come il gender e la situazione della società messicana, ma vengono solo accennate e non approfondite come meriterebbero, lasciando un senso di incompletezza. Poi la regia di Jacques Audiard è caratterizzata dal fatto che si uniscono vari generi in una storia che aveva come base la piena enfasi dell’azione, della malavita, del thriller e magari con un colpo di scena o un particolare avrebbe caratterizzato in maniera unica questa pellicola, ma tutto questo è mancatoSecondo me, inoltre, l'idea di inserire delle parti cantate rispecchia l'ideologia di come l'ausilio di quest'ultime all’interno di un film, sia l’ingrediente da usare per rendere la pellicola leggera e allegra e far colpire così lo spettatore per altri aspetti.

La parte finale è forse l'unico momento davvero riuscito: intrigante, grottesca e più vicina a quello che il film avrebbe potuto essere dall'inizio. Ma nel complesso, “Emilia Pérez” lascia la sensazione di un'occasione mancata e il mio dispiacere nel scrivere una recensione più negativa che positiva sta nel fatto che si è ribaltato tutto e inoltre è apparso pienamente screditato. Le interpretazioni sono eccellenti, la fotografia e la colonna sonora sono di buon livello, ma se sceneggiatura e regia non funzionano e hanno screditato il tutto, non credo che ci si possa alzare dalla poltroncina soddisfatti appieno. Per me, purtroppo, è andata proprio così.



martedì 4 marzo 2025

Un cane che ama le corse, non solo questo!



Recensione redatta da Valerkis

Oggi vorrei condividere con voi la recensione di questo film che ho recuperato un po’ di sere fa ed è una storia che presenta una trama avvincente per le sensazioni trasmesse e le tematiche che si affrontano.

Sono le vicende di Denny Swift (Milo Ventimiglia) raccontate da Enzo, il suo cane. Esattamente, si chiama Enzo, in onore del fondatore della Ferrari e Denny è per l’appunto un pilota automobilistico che partecipa a varie competizioni per farsi notare, perché risulta un atleta con delle doti e delle qualità che nessun altro possiede. Enzo è il primo fan del suo padrone e di tutto quello che fa nelle corse. Quando arriva Eve (Amanda Seyfried) ci sono dei cambiamenti in vista, ma Enzo è sempre stato lo spettatore principale della loro relazione e di tutto ciò che è accaduto nel seguito della vicenda. Denny si troverà ad affrontare ostacoli di ogni genere, cosa che avviene non solo nelle corse ma anche nella vita quotidiana e Enzo è sempre lì, che passivamente racconta attraverso una voce tutti i momenti vissuti insieme al suo padrone.

La trama è tratta dal romanzo di Garth Stein e racconta la storia di una persona che vive le giornate e i momenti della sua vita, inseguendo le proprie ambizioni, i propri sogni e cercando di non trascurare le persone che lo aspettavano a casa, ovvero la famiglia che aveva costruito per amore. Quindi si, è una storia d’amore reciproca quella che si percepisce nella coppia protagonista, anche di rispetto per le ambizioni che ogni persona possiede e nel caso di Denny, le corse. I personaggi interpretati dagli attori sono unici perché si rispettano e già un chiaro messaggio viene trasmesso e di come nonostante le varie successioni di eventi intercettano la vita di coppia, entrambi hanno cercato di combattere la propria battaglia per tenere in vita la loro relazione e l’amore dimostrato da entrambi. Denny così determinato nelle corse, Eve così piena di affetto e Enzo sempre partecipe, che ci racconta la sua visione di una vita vissuta assieme ai protagonisti con rispetto, affetto e ambizione. La sceneggiatura di Mark Bomback costruisce una vicenda che, nella prima metà, appare frettolosa nel presentare i personaggi e nel delineare il loro quotidiano. Tuttavia, con l’evolversi degli eventi, il ritmo si adegua alla drammaticità della situazione, facendo percepire con maggior intensità il peso delle scene mostrate. Stessa cosa vale per il montaggio. La regia di Simon Curtis riesce a creare le giuste sensazioni da provare sia da una parte sia dall’altra, passando da un protagonista all’altro e così facendomi apprezzare questa vicenda.

È un film che fa emozionare, ti appassiona ai protagonisti e a questo curioso cane che racconta, con la voce italiana di Gigi Proietti (un grande), le vicende accadute e non risulta fastidiosa, ma altresì un buon accompagnatore nei pensieri che anche un cane può manifestare, vivendo situazioni di una famiglia perlopiù emozionanti, anche se complicate a volte. Consiglio vivamente di vederlo, perché è bello ed entusiasmante e sicuramente intrattiene il pubblico come dovrebbe, con le giuste sensazioni da provare.

  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...