mercoledì 12 marzo 2025

Un musical da Golden Globe, ma anche no!

 


Recensione redatta da Valerkis

Vincitore dei Golden Globe e va bene; uno tra i film non statunitensi con più candidature agli Oscar e va bene; premiato ai BAFTA, al Festival di Cannes...ma alla fine “Emilia Pérez” è davvero un film che merita tutto questo riconoscimento? Cos'ha di speciale per aver attirato così tanto il pubblico e la critica? O meglio cos'è mancato davvero in questo film, a mio parere?

La trama è la seguente: Rita Moro Castro (Zoe Saldana, vincitrice dell'Oscar 2025 come miglior attrice non protagonista per questo ruolo) è un avvocato che si trova coinvolta in un caso di grande risonanza mediatica. Entra in contatto con Juan Del Monte, un narcotrafficante messicano che le chiede aiuto per cambiare identità e rifarsi una vita. Sì, avete capito bene: lui diventa una lei, abbandonando il passato criminale e intraprendendo una nuova vita a tutti gli effetti, costruendo inoltre un rapporto più aperto e collaborativo con Rita.

Siate pronti che assisterete ad un musical, quindi pronti a cantare e a ballare e questo potrebbe sorprendere (o spiazzare) chi si aspettava un thriller ricco di azione e tensione, io compreso. Siamo ancora con l’ennesimo caso dei film che si presenta con un genere e poi ti ritrovi a vedere ciò che non ti aspettavi minimamente. Le canzoni in spagnolo possono essere un buon esercizio divertente per impararlo, ma non per chi vuol vedere un film per giudicarlo, come io in questo caso, o per semplicemente capire di cosa tratta il film in questione e che messaggio vuole tramandare. Per giudicare al meglio questo film partirei dagli aspetti positivi, anzi l’unico aspetto positivo di tutto il film: le interpretazioni di Zoe Saldana e Karla Sofía Gascón risultate impeccabili e sono riuscite ad interpretare molto bene il proprio personaggio e di questo sono molto contento, ma non del resto. Anche dal punto di vista tecnico, la fotografia di Paul Guilhaume e la colonna sonora curata da Clément Ducol e Camille regalano momenti visivamente e musicalmente suggestivi e surreali. Ma in questo film c’è un problema generale che risiede sia nella sceneggiatura (scritta dal regista Jacques Audiard insieme a Thomas Bidegain) sia nella regia, d’altronde la prima risulta ricca di elementi e di aspetti che alla base costituiscono un film interessante, ma non sono stati capaci di svilupparli come si doveva nel lato registico. Ci sono anche tematiche importanti da affrontare, come il gender e la situazione della società messicana, ma vengono solo accennate e non approfondite come meriterebbero, lasciando un senso di incompletezza. Poi la regia di Jacques Audiard è caratterizzata dal fatto che si uniscono vari generi in una storia che aveva come base la piena enfasi dell’azione, della malavita, del thriller e magari con un colpo di scena o un particolare avrebbe caratterizzato in maniera unica questa pellicola, ma tutto questo è mancatoSecondo me, inoltre, l'idea di inserire delle parti cantate rispecchia l'ideologia di come l'ausilio di quest'ultime all’interno di un film, sia l’ingrediente da usare per rendere la pellicola leggera e allegra e far colpire così lo spettatore per altri aspetti.

La parte finale è forse l'unico momento davvero riuscito: intrigante, grottesca e più vicina a quello che il film avrebbe potuto essere dall'inizio. Ma nel complesso, “Emilia Pérez” lascia la sensazione di un'occasione mancata e il mio dispiacere nel scrivere una recensione più negativa che positiva sta nel fatto che si è ribaltato tutto e inoltre è apparso pienamente screditato. Le interpretazioni sono eccellenti, la fotografia e la colonna sonora sono di buon livello, ma se sceneggiatura e regia non funzionano e hanno screditato il tutto, non credo che ci si possa alzare dalla poltroncina soddisfatti appieno. Per me, purtroppo, è andata proprio così.



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