Recensione redatta da Valerkis
Da buon italiano appassionato di motori e della storia correlata tutta “Made in Italy”, ho avuto una grande aspettativa per questo film, dalla sua stesura alla regia di Michael Mann.
Enzo Ferrari (Adam Driver), il padre di tutto quanto, nel 1957 si pone un obiettivo importante a livello aziendale che potrebbe ripercuotersi anche nella vita privata: vincere la “Mille Miglia”. Ma Enzo si sente limitato nelle sue decisioni, perché è in società con la moglie Laura (Penélope Cruz) e sta attraversando una crisi generale da ogni punto di vista. Inoltre la sua vita è influenzata da vari fatti spiacevoli accaduti e poi si deve occupare di Piero, altro suo figlio.
Le interpretazioni principali sono state ottime nel complesso. Adam Driver è riuscito a presentarsi nel pieno carattere di un personaggio come Enzo Ferrari. Un carattere forte, determinato e con i suoi lati negativi, come ognuno di noi. Penélope Cruz perfettamente delusa e triste nella situazione in cui si ritrova sia nel lavoro sia nella sua relazione, decretando le sue immense capacità recitative. Sull’estetica la fotografia assume un buon impatto all’occhio dello spettatore, risaltando colori, attimi e situazioni e quindi possiamo dire che il lavoro di Erik Messerschmidt è decisamente buono. Anche la colonna sonora di Daniel Pemberton è stata rilevante ma non da sopravvalutare.
Finiti con gli aspetti estetici, parliamo di come è stato nel complesso questo film. Secondo me, da un film che si intitola “Ferrari” mi aspettavo una storia che mischiava qualcosa inerente all’azienda e alla figura di Enzo Ferrari come imprenditore e di come ideatore del marchio del “Cavallino Rampante”. Invece ho trovato tutt’altro, ossia ciò che riguarda la sua vita privata e uno specifico anno, il 1957. Io non volevo questo, volevo altro perché Enzo Ferrari è stato tutto e di più di quello che è stato mostrato qui. Per carità ha fatto parte della sua vita anche quest’aspetto e non togliendo nulla a Driver e alla Cruz che hanno fatto due bellissime interpretazioni, ma non si doveva chiamare “Ferrari” allora (forse “Enzo” o “Ferrari 1957”). So che "il libro non si giudica dalla copertina" ma il titolo puó ingannare su quello che si vuole trasmettere. La sceneggiatura di Troy Kennedy Martin (tratta dal libro di Brock Yates scritto in collaborazione con lo sceneggiatore) è stata troppo incentrata su aspetti che potevano benissimo essere risparmiati e concentrarsi maggiormente sull’importanza del marchio, di un nome, di un’emblema e di un uomo e magari una spolverata generale dal punto di vista sportivo. Qualche scena esagerata non poteva mancare per abbondare la tensione che c’era tra la coppia protagonista, ma a me ha solo fatto apprezzare sempre di meno questo film. Anche il finale mi ha fatto abbassare notevolmente ancora di piú le aspettative, perché é risultato senza senso e archiviando senza fine la scena e il contesto precedente.
Nonostante questi difetti, nel film di Michael Mann la regia è risultata autentica, data l'esperienza del regista e per quello che è riuscito a fare anche in questo film. Ha lasciato impressi sguardi, attimi e fatti storici interessanti e sto parlando della competizione e di come viene inquadrata nel film. Infatti la parte più interessante in assoluto è stata la scena della “Mille Miglia”, per come è riuscito a riprendere le prestazioni delle auto da corsa e di come siano state maestose. Importante anche riprendere gli sguardi dei piloti, come persone innamorate di quello che facevano ma sempre con quel pizzico di coscienza del rischio a cui correvano ed infine lasciando l’impatto più forte immaginabile con una strage senza precedenti ma non per colpa del grande Enzo, della Ferrari e dei piloti.
È un vero peccato aver visto un film che non mi ha fatto provare molte emozioni e puntavo personalmente a qualcosa di più immenso, invece ho trovato una storia, diciamo rivista per come viene scritturata. Si sa che non siamo perfetti, facciamo sbagli e ci sono situazioni dove non c’è molta serenità; non è una novità e sembra che ciò è stato messo in risalto troppo. La regia è decisamente ottima, per carità, ma la storia non va. Poi va bene parlare della “Mille Miglia” del 1957, ma avrei puntato a qualcosa di più ricercato e più generalizzato. Perché incentrare la figura di Ferrari solo su quest’evento? Dite per la questione aziendale e di eventuali accordi con Ford o FIAT? Va bene affrontare questo fatto, ma non basta. Volevo di più, punto, soprattutto da un regista come Mann che ha eseguito una buona regia ma mai ai livelli di film precedenti a questo diretti da lui.
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