venerdì 27 maggio 2022

Sarà anche la classica commedia statunitense, ma ha il suo perché!

 Recensione redatta da Valerkis



Già dalle prime scene si capisce che il film ha come caratteristica principale la leggerezza, la quale rende unica, fresca e giovane questa vicenda come la protagonista Daphne (interpretata da un'icona dei programmi per i ragazzi statunitensi dei primi anni 2000, Amanda Bynes). La protagonista diciassettenne (come l’attrice a quel tempo) non avendo mai conosciuto il padre decide di cercarlo dopo aver concluso gli studi. Si ritroverà Lord Henry Dashwood (interpretato dal Premio Oscar Colin Firth) il quale possiede una vita completamente diversa e inaspettata da parte di Daphne che si ritrova, a primo impatto, in un contesto completamente differente da quello in cui era quotidianamente abituata. Perciò ci penserà la sua spensieratezza, data la giovane età, ad influenzare quell'ambiente differente e inaspettato per lei; quel momento è come se vivesse un sogno irrealizzabile. 

È bellissimo vedere la Bynes riuscita nell’intento di interpretare se stessa nei comportamenti che il personaggio assume, perché è stata naturale nella parte interpretata sicuramente azzeccata. Ma quel sogno poi deve prendere una forma concreta assumendo una volta per tutte il ruolo da figlia di Lord Dashwood, al punto di doversi adeguare allo stile di vita benestante nel quale lei si ritrova completamente fuori luogo. 

Questa storia si può considerare la classica commedia statunitense con qualche sfumatura di dramma adolescenziale per le tematiche inerenti ai primi amori e alle conoscenze che si fanno nella vita, soprattutto nel viaggio compiuto da sola dove il momento più importante è l’incontro di Ian Wallace (interpretato da Oliver James) con il quale riesce ad instaurare un’amicizia in breve tempo e grazie ad essa, la protagonista si integra in quella megalopoli inglese chiamata Londra. Si affrontano in questo film la tematica del rapporto con i genitori e la separazione dalla figura paterna ed è notevole come la protagonista cresce e diventa adulta, dopo le esperienze vissute anche come “figlia di un Lord”. Però viene condizionata dalla nuova famiglia, al punto di trovarsi nel completo disagio in ogni aspetto e infatti quell'attimo durerà molto poco. 

Il finale è bellissimo, con una semplice scena viene messo in primo piano l’amore che il padre ritrova nei confronti della figlia, dove le battute citate dal personaggio interpretato da Colin Firth sono una più bella dell’altra.

La tecnica di regia e sceneggiatura che compongono il film è pienamente sufficiente. Nel complesso considero la storia leggera, simpatica, fresca e giovane che affronta di fondo, o meglio “tra le righe”, le emozioni e sensazioni provate da qualsiasi adolescente nei vari contesti personali, storici, sociali ed economici, nei quali ci si può ritrovare a vivere.

martedì 17 maggio 2022

Una dipendenza sottovalutata che ci rende deboli senza accorgercene

 Recensione redatta da Valerkis


Vedendo questo film a primo impatto potevo considerarlo abbastanza banale, ma dietro si nascondeva una verità ancora poco conosciuta e sottovalutata. Il protagonista di questa storia si chiama Brandon (interpretato da Micheal Fassbender) un personaggio  considerato normale che vive da solo in una casa di proprietà e riveste un ruolo importante nel suo lavoro ma possiede un problema il quale lo condiziona: ha una dipendenza impulsiva inerente al sesso e al consumo di materiale pornografico. Questa dipendenza causa dei desideri sessuali ripetitivi e ossessivi, al punto di influenzare il rapporto conflittuale con la sorella Sissy (interpretata da Carey Mulligan) reputando il fratello un egoista che non vuole riuscire a risolvere i suoi problemi. Un altro personaggio presente in questa storia, dando la sua importanza, è Marianne (interpretata da Nichole Beharie), la quale aiuterà il protagonista ad instaurare un rapporto affettivo senza ricorrere subito al sesso e quando Brandon vorrebbe farlo al momento opportuno, l'intento fallisce mostrando il suo imbarazzo. Vive varie esperienze a sfondo sessuale ma non si accontenta, più lo fa e più ne vuole ancora, mostrando così il risultato di questa dipendenza. La scena in cui lui cerca di sbarazzarsi di tutto il materiale pornografico che possiede è molto importante nel film, dove il protagonista vuole riuscire a dare una svolta alla sua vita ma entrerà subito in crisi di astinenza, così fallisce di nuovo elevando il suo disagio. Le vicende raccontate hanno tutte una visione drammatica della vita di Brandon rappresentata in maniera insignificante, monotona e depressa, dove se non si possiedono delle piccole follie l'uomo conduce una vita ripetitiva. Per quanto riguarda Sissy, se non fosse stato per il canto, avrebbe trascorso una vita troppo sofferente dove il fratello non è riuscito a sostenerla. 

Steve McQueen scrive e dirige un film da non sottovalutare con un potenziale da sfruttare nella sceneggiatura. Può sembrare una storia semplice ma è riuscita a rappresentare il disagio personale, sociale e la fragilità dell'esistenza umana nella società contemporanea dove le tematiche affrontate pongono un’attenta riflessione sulla vicenda del personaggio interpretato da Micheal Fassbender, il quale a mio parere interpreta un'ottima parte da protagonista in ogni aspetto e momento al punto di vincere la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile al Festival di Venezia nel 2011, secondo me ben meritata. Riesce a rendere così malinconica, malata e folle la sua parte dove, al di fuori del contesto lavorativo, la sua vita è influenzata da un'illusione psicologica la quale prende sempre di più il sopravvento. I personaggi di Sissy e Marianne si fanno conoscere poco in questa storia ma sono delle buone aiutanti per il protagonista interpretate da due attrici meritevoli nel loro ruolo. In conclusione voglio dire che questi personaggi tutti insieme rendono malizioso, tragico e riflessivo questo film molto apprezzato per essere riuscito ad affrontare questo tipo di dipendenza ancora poco discussa e sottovalutata nella società odierna.

martedì 10 maggio 2022

Apprezzo questo tipo di cinema “da strada” che porta alla nascita di un genere chiamato “Neorealismo contemporaneo”

 Recensione redatta da Valerkis



Il film diretto da Catherine Hardwicke uscito nell’anno 2003 (specificare l'anno di produzione é per indicare la cultura di massa la quale faceva da sfondo nelle varie scene) affronta le tematiche del periodo adolescenziale in un aspetto classico ma anche moderno e diversamente dai soliti stereotipi. Le protagoniste di questo film con le loro vicende vengono rappresentate in maniera buona, ma non efficientemente tenendo conto della tecnica di regia e della sceneggiatura ritenuta superficiale, da principiante e “underground” ovvero “da strada”, come d’altronde la maggior parte della storia è ambientata. Il personaggio principale Tracy (interpretata da Evan Rachel Wood) si mostra all’inizio di questa vicenda come ancora una figura infantile nell’aspetto, nel comportamento e nelle amicizie frequentate, semplici e innocenti. Una volta fatta conoscenza e “amicizia” con Evie (interpretata da Nikki Reed), considerata la ragazza più bella e famosa della scuola, cambia completamente diventando una ragazza vera e propria attraverso le situazioni che vivono insieme, a partire dal trascorrere la maggior parte del tempo sulla strada e lontano da casa, quindi dal contesto familiare. Quando in un film cominci a notare il trucco e i suoi effetti, ti rendi conto di quanto serve questo ruolo nel cinema e secondo me è stato ottimo per far notare il cambiamento generale di Tracy, in particolare. Le famiglie di entrambe non sono altolocate e sono fragili a livello sociale ed economico; queste condizioni porteranno entrambe in quello che si considera il giro sbagliato di questo momento della vita, tra conoscenze errate ed uso di sostanze alcoliche e stupefacenti. Le condizioni sociali ed economiche fragili citate prima influenzeranno le vicende delle due ragazze che porteranno alla fine di quell’ ”amicizia” in un modo benevolo o malevolo che sia. Nonostante ciò, da quest’esperienza, Tracy si è ritrovata emotivamente fragile ma più matura di prima. Con questo voglio dire che essere maturi significa crescere e diventare forti per affrontare la vita e il futuro che ci aspetta. In generale, confermo la storia superficiale e contestabile in ogni aspetto da analizzare, ma apprezzo questo tipo di cinema “da strada” che porta alla nascita di un genere chiamato “Neorealismo contemporaneo”, cioè vedere come la società si è evoluta negli atteggiamenti sia nelle nuove generazioni sia nelle più vecchie rispetto a qualche decennio fa, facendo recitare attori "alle prime armi". Il film comunque mi ha permesso di capire una realtà ancora esistente in molte situazioni reali, a distanza di quasi vent'anni, dove la fragilità in ognuno di noi porta alla demoralizzazione, anche fisica, delle persone ma se riuscissimo a reagire e a superare quei momenti illusori dove si credeva di sentirsi bene e di essere felici, vuol dire che stiamo procedendo sulla buona strada.

venerdì 6 maggio 2022

CADE UN ANGELO, NASCE UNA GUERRIERA


Recensione redatta da Rickers


Il mondo dei manga e degli anime ci ha sempre suscitato tanto interesse e tanto fascino, quindi eravamo piuttosto in ansia per l'uscita nelle sale di "Alita - Angelo della Battaglia". Ebbene si, l'ansia era presente perché stiamo comunque parlando di un'adattamento, che storicamente hanno quasi sempre avuto un'accoglienza piuttosto tiepida da parte di critica e pubblico. Ad ogni modo, James Cameron ci ha abituato a queste lunghissime attese interminabili ma finalmente potevamo assistere ad uno dei suoi progetti più ambiziosi.

Prima di cominciare però è necessario che faccia una breve premessa. Questo film, come detto, è un'adattamento: ciò significa che tutto ciò che c'è dietro questa pellicola è stato tratto da un altra opera, in questo caso dall'omonimo manga di Yukito Kishiro. Devo ammettere che conoscevo l'opera originale ma non mi ci sono mai interessato più di tanto, motivo per cui volevo rimediare grazie alla visione di questo film. Scrivo queste righe per dire che ho visto il film quasi senza conoscere il materiale di partenza, ma su questo ci ritornerò più avanti.


La trama si sviluppa su più fronti e tocca molti punti importanti della vita di un adolescente: l'adrenalina giovanile, l'amore, la voglia di mettersi in gioco, la ribellione adolescenziale e e lo spirito di sacrificio proprie di un cuore giovane e pulsante. Insomma, all'American Idiot direbbero i Green Day

Ad ogni modo, sotto la città sospesa di Salem vengono scaricati, ogni giorno, tonnellate di rifiuti di qualsiasi genere ma proprio tra questi rifiuti emergerà fuori la protagonista della nostra storia. Un cyberdottore chiamato Dyson Ido ritrova le parti di quella che sembra, a tutti gli effetti, una cyborg e per questo decide di mettere a frutto le sue conoscenze per donarle una nuova vita. Ido riesce nel suo intento ma la cyborg non ricorda nulla ne di se stessa e ne del suo passato; Ido decide a quel punto di chiamarla Alita, nome che apparteneva alla sua defunta figlia. Alita quindi si ritrova catapultata in un mondo che le è completamente sconosciuto ma nonostante ciò riesce a guardare tutto quello che le è intorno con estrema curiosità. Alita, però, si troverà ad affrontare innumerevoli pericoli che la spingeranno a cercare la verità su di lei e sul suo passato. 

Una trama chiara, solida, lineare, non semplice e nemmeno banale ma dannatamente accattivante. Una storia che racchiude a se fantascienza, azione e sprazzi di avventura. In generale, risulta amalgamata alla perfezione con l'ambientazione e con la regia, con i personaggi che sono spinti a compiere azioni spinti da motivazioni realmente concrete. Ogni cosa sembra avere una propria armonia e nessun elemento è lasciato al caso.


La regia è una vera e propria gioia per gli occhi. Azzardata la scelta del mix tra live action e CGI ma allo stesso tempo innovativa e interessante. Le ambientazioni sono state allestite con grande cura, in uno stile che strizza l'occhio al cyberpunk; il gioco di luci che si viene a creare in alcune scene riesce ad esaltarne al massimo il contenuto. Le scene d'azione risultano essere il vero gioiellino di questo film: mai scomposte, sempre lineari e scorrevoli, cariche di atmosfera e pathos. La CGI risulta essere un contorno piuttosto che la norma e ciò non fa appesantire inutilmente le scene. Per non parlare poi dei personaggi elaborati grazie alla CGI: soprattutto Alita è uno spettacolo da ammirare, grazie al quel paio di occhioni che riescono a far risaltare tutta la profondità e l'espressività del personaggio. Se amate i film realizzati in tecnica mista allora non potrete rimanere impassibili di fronte a tutto questo.


Il cast è ed era di altissimo livello. Infatti sono presenti infatti numerosi ex premi Oscar, tra cui Christoph Waltz e Mahershala Ali (entrambi vincitori dell'ambita statuetta per ben due volte) e Jennifer Connelly (vincitrice invece di una sola statuetta). Quindi, era lecito aspettarsi una buona prova attoriale da parte di tutto il cast (e c'è stata), ma purtroppo non è stato esattamente così. Non tutti i componenti del cast hanno dato del loro massimo ma è comunque apprezzabile l'impegno con cui hanno affrontato le riprese. L'unico che ha stonato davvero è stato Mahershala Ali: l'ho adorato in "Green Book" e lo reputo un ottimo attore, ma in questo film non ha saputo regalare quella stessa performance ricca d'intensità ed energia. Non è di certo l'aspetto peggiore del film, ma considerando che stiamo parlando di un'attore a tutto tondo un pizzico di delusione me lo ha fatto venir fuori. Grazie alla tecnologia sviluppata da Cameron e il team di produzione, Rosa Salazar ha regalato un'ottima interpretazione della protagonista, riuscendo a darle un'espressività mai vista prima e una personalità molto sfaccettata; inoltre lei e Keean Johnson (che interpreta Hugo) hanno dimostrato grande alchimia reciproca, tanto che nelle loro scene sembrava che a parlare non fossero gli attori, ma i personaggi che interpretavano. Nota d'encomio per il doppiaggio, davvero di pregevole fattura. 


Sul comparto musiche non sono rimasto granché soddisfatto. Non mi fraintendete, le musiche riescono a trasmettere le giuste emozioni allo spettatore e non sono mai ridondanti o ripetitive. Tuttavia sembrava che mancasse qualcosa a completare il cerchio. Un lavoro non eccelso ma nemmeno scadente, una via di mezzo. La theme song di questo film è "Swan Song" interpretata dalla cantante britannica Dua Lipa, una canzone che personalmente adoro alla follia e che secondo me riesce ad infondere quella nota "cyber" in più che non gusta mai.


"Alita - Angelo della Battaglia" non rappresenta certo un capolavoro cinematografico, ma è comunque un film che sa come farsi apprezzare e ricordare. E' un prodotto che sa intrattenere dall'inizio alla fine senza mai annoiare. Ha i suoi momenti ma si prende tutta la calma di questo mondo per mostrarli, il che non rappresenta assolutamente un male. Non mancano plot twist inaspettati come anche colpi di scena scontati. Se visto nel suo insieme risulta essere un buon film ma se visto con occhio più critico cala non poco; tuttavia lo consiglio proprio per la sua natura divisoria perché il bello del cinema è anche questo. Mi ricollego al discorso fatto all'inizio aggiungendo che il film differisce leggermente dal manga, quindi se siete fan dell'Alita "cartacea" potreste trovare questa pellicola un po' come se fosse una nota distorta: riuscireste a capirne il contenuto ma non sapreste descriverlo al meglio. In definitiva, per chi è abituato a guardare senza farsi troppi problemi apprezzerà davvero molto "Alita - Angelo della Battaglia", mentre chi dispone di un occhio un pochino più cinico troverà questo film sopravvalutato ma comunque degno di considerazione.

mercoledì 4 maggio 2022

Credo che vorremmo tutti una storia d’amore così, nonostante sia scontata e impossibile da concretizzarsi!

 Recensione redatta da Valerkis


Che fama ha la nostra Anna Scott, tutti la seguono e la amano, come tutte le star più famose nel mondo di Hollywood! Ebbene si, è lei una dei due protagonisti del film che andremo a citare quest’oggi (interpretata dal premio Oscar Julia Roberts) e di come ha conosciuto il libraio William (interpretato da Hugh Grant). Sarà stato un momento magico per il nostro libraio quell’incontro così casuale oppure segnato dal destino? Cosa intendo per momento magico? Un sogno vero e proprio immerso in un fatto realmente accaduto (inerente allo scorrere degli eventi nella storia) che rendeva l’atmosfera di quel luogo monotona, triste e vuota, come dice il protagonista “surreale”. Questo termine lo attribuirei in generale alla storia aggiungendo anche, bella e impossibile. Mi è piaciuto, nonostante la sua superficialità, il personaggio di Spike (interpretato da Rhys Ifans) che convive con William. Apprezzo la sua simpatia nei comportamenti assunti, anche quando irrompe certi momenti intimi. Tutto sommato riesce nel suo ruolo a fungere da buon aiutante per il protagonista su come comportarsi con Anna. La Roberts rende il suo personaggio freddo e disagiato, mantenendo una certa eleganza nei suoi atteggiamenti tipici della categoria a cui appartiene. Tutto sommato Hugh Grant non ha reso il personaggio troppo fuori luogo diventando così interprete del suo “sogno”. Questo mi colpisce molto positivamente per quanto riguarda lo scorrimento della storia. Comunque sia il personaggio di Hugh Grant poteva essere chiunque altro non fosse un libraio, in poche parole una “persona comune” qualsiasi, protagonista di quel fantastico e impossibile sogno. Vivono vari momenti insieme i due protagonisti e la parte più divertente è quando William riesce a vederla nei momenti poco opportuni, fingendosi un giornalista per il quale è costretto a farle qualche intervista. Un altro momento bello di questa pellicola è il finale, sinceramente inaspettato perché poteva finire nel modo in cui sembrava concludersi ma finisce decisamente in una maniera molto più apprezzabile. Credo che vorremmo tutti una storia d’amore così, nonostante sia scontata e impossibile da concretizzarsi, basta solo crederci!


  Care lettrici e cari lettori, come avete potuto notare, purtroppo, nemmeno in questo mese appena concluso sono riuscito a rimanere costant...