Recensione redatta da Rickers
A distanza da un mese direi che è giunto il momento di
continuare con quello che ho definito come un “fantastico racconto”. A distanza
di un mese, riprenderò una delle trilogie cinematografiche più famose della
storia del cinema, quella “del Dollaro” di Sergio Leone, lì da dove mi sono
fermato.
Sergio Leone è stato un genio innovatore. Su questo
nessuno (ma proprio nessuno) potrà negarlo. Con la sua corrente di pensiero e
con le sue idee visionarie ha spianato la strada a tante delle mega-produzioni
di Hollywood che tanto amiamo. Continuare la storia lì dove si era interrotta,
con un pistolero che insieme al suo bottino e al suo fido destriero va alla
ricerca di nuove imprese, era praticamente impossibile. Qui scatta la scintilla
che accende la lampadina: ricominciare daccapo quella storia. “Per Qualche
Dollaro in Più” parte da questo pensiero laterale; creare qualcosa di nuovo a
partire da qualcosa di già visto. Sergio Leone, genio e sregolatezza.
Questo film, sulla base della premessa, vede di nuovo
un intramontabile Clint Eastwood come protagonista di questa storia. La
parabola “dell’Uomo senza Nome” leoniano riprende forma in un giovane
cacciatore di taglie alla ricerca di criminali molto remunerativi. L’occhio (e
la pistola) del cacciatore di taglie cade sul manifesto di “El Indio”, rinomato
e pericoloso criminale interpretato da Gian Maria Volonté, sulla cui testa
pende una taglia sufficientemente alta da attirare l’attenzione del giovane. A
molti chilometri di distanza, anche il Colonello Mortimer dell’esercito
sudista, interpretato da Lee Van Cleef, adocchia la taglia di “El Indio”, anche
se per motivi diversi dal vil denaro. Inizierà quindi una forte rivalità tra i
due intraprendenti cacciatori di taglie, che li spingeranno ad unire le forze
pur di far sparire “El Indio” dalla circolazione.
Trama pulita, niente sbavature e dalla scorrevolezza
molto lineare e franca. “Per Qualche Dollaro in Più” ha avuto un enorme
successo commerciale al suo rilascio, scalando le classifiche nei botteghini
diventando il film più visto nel suo anno di uscita (1965) e più in generale il
quinto film italiano più visto di sempre. Il successo strabordante del primo
capitolo aveva costretto Leone a inventarsi l’insperato pur di realizzare un
seguito, a cui ovviamente partecipò anche Eastwood. Lee Van Cleef fu convinto
in ben altra maniera: l’attore raccontò più volte che Leone lo “salvò” da un
declino quasi certo. Van Cleef era infatti reduce da film in cui non
raggiungeva vivo nemmeno i titoli di coda e per sua stessa ammissione non
riusciva nemmeno a pagare la bolletta della luce. “Per Qualche Dollaro in Più”
rappresenta la sua rinascita come attore e come interprete dei film
western. Lee Van
Cleff diverrà un nome
da mettere ben stampato a caratteri cubitali nei titoli di testa. Gian
Maria Volonté venne anche lui richiamato per il progetto e l’attore accettò di
buon grado l’invito, interpretando lo spietato “El Indio”.
Tutti e tre gli attori forniscono una prova stellare
del loro talento e bravura. Eastwood spicca su tutti, dietro al suo lavoro vi è
un grande studio del personaggio e la grande mimica dell’attore in alcune scene
è più eloquente di mille parole. Lee Van Cleef offre una bella interpretazione
del vecchio cacciatore di taglie attanagliato dai nefasti eventi della vita e
il suo è un ruolo composto ed educato. Alla base di questo film si volle creare
un senso di contrasto, generato da Clint, più giovane e inesperto, e da Van
Cleef, più esperto e calcolatore. Devo dire che hanno centrato in pieno
l’obiettivo. Gian Maria Volonté si dimostra di nuovo l’attore giusto da
chiamare quando non si ha un antagonista in questo genere di film. Già la sua
faccia era tutto un programma, la sua caratterizzazione era incredibile, quasi
romanzesca. I tre si amalgamo molto bene tra loro e l’intreccio che ne viene
fuori è qualcosa di difficilmente sbrogliabile.
A confezionare ancora le musiche ci pensa il maestro
Morricone, diventato ormai un marchio di garanzia, neanche avesse il bollino
“DOP” stampato sopra. Le sue musiche abbondano di una grande varietà di
strumenti: a partire dalla solita e classica orchestra per finire al sapiente
utilizzo dello scaccia-pensieri sardo, strumento molto insolito per un film western.
In conclusione, la trama ben realizzata, l’ottimo recitato e le musiche incalzanti rendono questo film un'altra pietra miliare del genere western. Non solo a distanza di più di cinquant’anni questa pellicola rimane attuale e intoccabile, ma forse arricchisce ancora di più l’importanza storica e culturale di quest’opera. Questo film fu una conferma per Sergio Leone. “Per un Pugno di Dollari” aveva avuto un successo insperato, quasi non voluto. Secondo il mio parere “Per un Pugno di Dollari” rimane ancora un gradino sopra questa pellicola, tuttavia ciò non deve sminuire questo film. Vedere per credere.
Nessun commento:
Posta un commento