Recensione redatta da Rickers
Ci siamo ormai lasciati il prestigioso Festival
del Cinema di Venezia, giunta proprio quest'anno alla sua 79° edizione, con
tanti propositi e molte sorprese. Molti film sono stati presentati al Festival
quest'anno e bisogna dire che di film italiani se ne sono visti davvero a
pacchi. Negli ultimi anni infatti c'è stato uno disgregamento del prestigio del
nostro cinema, molto spesso film italiani passano in sordina al Festival e
questo è un tutto dire. Uno dei film che più allettanti e più attesi del
Festival è stato senza dubbio "L'Immensità", film di Emanuele
Crialese.
Partiamo, come al solito, dalla trama. Il film è
ambientato nella Roma degli anni settanta e vede come protagonista la
famiglia di Adriana. Questa famiglia è composta da Clara, spagnola, e da
Felice, siciliano, più i tre figli. Il matrimonio tra i due coniugi è in
crisi, quindi Clara cerca di compensare questo gap con prestando molte
attenzione ai figli, anche se il rapporto con la figlia maggiore Adriana
diventa presto teso. La ragazza infatti non solo avverte le tensioni nel
matrimonio dei genitori, ma comincia anche a mettere in dubbio la sua identità
di genere, rifiutando il nome di Adriana e facendosi chiamare Andrea. Sulla
carta, la trama di questo film si preannuncia molto interessante: un trasloco
difficile, un matrimonio in crisi che si ripercuote sui figli, smarrimento
interiore del protagonista. Insomma, tutti temi di estrema attualità e che
facilmente rientrano nella vita quotidiana di parecchi di noi, anche se questa
doveva essere sicuramente l'intenzione iniziale. Il regista ha dichiarato
apertamente che questo film è ispirato liberamente alla sua vita, servendo
anche da trampolino di lancio per il suo coming out, in cui ha rivelato la sua
transizione. Purtroppo, a mio avviso, questa pellicola tratta temi scottanti
con troppa brace scoppiettante, cioè si prende troppo sul serio trattando temi
fin troppo seri in modo troppo esagerato. Ripeto, le intenzioni del film sono
tra le migliori e appoggio vivamente i temi proposti, ma dal mio punto di vista
il film si vuole far prendere troppo sul serio, nel senso che tratta temi fin
troppo seri in modo fin troppo raffazzonato e sconclusionato.
La stessa sceneggiatura è stata scritta e
supervisionata dal regista stesso, quindi sono quanto meno deluso da questo
punto di vista. La regia è un bel problema. Alcune scene sono estremamente
d'impatto e realizzate con estrema cura e maestria, altre invece sono
completamente fuori contesto o addirittura inutili alla trama proposta. È
difficile indicizzare un genere preciso di riferimento per questo film: vengono
proposte molte scene cariche di pathos che trasmettono quasi tristezza, tipiche
del film drammatico; altre scene proposte presentano la quotidianità di una
famiglia complessa e articolata come la loro, ciò ricorda moltissimo gli “slice
of life” e altro ancora. La mia impressione è che il regista abbia filmato
delle scene a "compartimenti stagna", ovvero abbia girato tutte le
scene senza un filo logico. Sembra infatti che ogni scena sia fine a sé stessa,
che non abbia un senso globale del tema e del film. Durante la visione ho fatto
veramente fatica nel capire le vicende narrate a schermo, proprio per lo
scorrere di tutte le scene. Mi spiace dirlo, ma purtroppo non ci siamo proprio.
Il cast non è di prima eccellenza ma un nome spicca di
più di tutti: Penélope Cruz. La sua sola presenza ha fatto letteralmente
spiccare il volo a questo film, che ultimamente sta registrando buoni numeri
nei nostri box office anche solo grazie alla sua prestigiosa presenza. Con lei
il film risale non poco, anzi fa un salto di qualità pazzesco. Il recitato è
veramente molto buono e ho davvero apprezzato tutti gli attori impegnati nelle
riprese. Penélope Cruz è Penélope Cruz, su questo non ci piove. Nonostante non
sia mai stato un suo estimatore, non posso che ammettere l'estrema bravura dell'attrice
spagnola. Luana Giuliani, che intrepreta la protagonista Adriana, ha offerto
una buonissima prova, come il resto del cast. Il recitato riporta letteralmente
a galla questo film che altrimenti rischiava di colare miseramente a picco.
In definitiva, personalmente ho trovato questa pellicola a dir poco fuori luogo. Capisco e supporto l'idea dietro al film, ma la realizzazione ha davvero lasciato a desiderare. Scene sconnesse tra loro, temi controversi e altre scelte registiche francamente evitabili (come i siparietti stile musical ispirati a momenti storici della televisione italiana, con protagonisti i vari Mina, Raffaella Carrà, Adriano Celentano e Claudio Villa). Il recitato fa da "salvagente" ma non salva un film già a priori vittima di un tema fin troppo grande per lui. Questo film poteva far riflettere su molte dinamiche attuali con cui abbiamo a che fare quotidianamente ma purtroppo non riesce nel suo intento. Questo "salto dello squalo" è stato un brutto fallimento per quanto mi riguarda. Tuttavia ci sono dei lati positivi. Il recitato è davvero ottimo e in alcuni frangenti la regia è davvero sublime, quindi non conviene disperarsi. Riassumendo questo film rappresenta un perfetto tutorial sul come "perdersi nell'immensità".
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