Recensione redatta da Valerkis
Frankenstein è sempre stato oggetto di numerose pellicole che nel corso degli anni hanno arricchito la storia del cinema. Anche Guillermo del Toro decide di portare il suo Frankenstein, in una modalità totalmente autentica e differente dalla base storica, tratta dal romanzo scritto da Mary Shelley.
"Ci ho messo 30 anni a realizzare questo sogno, prendendo il meglio di quello che ho incontrato, in termini di capacità tecniche. Il romanzo ci parla ancora”.
Queste parole espresse dal regista, individuano come nella realizzazione di questo film si intravede un qualcosa di puramente artistico nell’esecuzione, risultando completo nelle forme che assume.
La storia di Frankenstein, bene o male la conosciamo tutti. Penso. Io non sto di certo a raccontarvela. Avete presente, quello scienziato che realizza la sua Creatura e poi prende vita e si dice che poi diventa cattiva e secondo voi perché? Di suo o perché lo fanno diventare cattivo, considerandolo a prescindere un essere mostruoso e inguardabile a primo impatto?
Se ognuno di noi si informasse sulla vera e propria storia di Frankenstein e della sua Creatura, quindi quella ideata dalla Shelley, confrontandola con quella di Del Toro, si noterà che c’è sicuramente qualche (e giusto qualche) differenza. Ovviamente sono stato sarcastico. è evidente che ci sia una notevole differenza, stravolgendo in questo modo la base storica del romanzo di Mary Shelley e creando una storia unica attraverso le doti artistiche di un regista come Guillermo Del Toro, che molti avranno adorato per il film “La forma dell’acqua”. Non è assolutamente paragonabile con questo appena citato, anche se il regista ha per sua dote questo suo lato emotivo da esaltare e metterlo per iscritto, sia a livello di sceneggiatura, registico e stilistico in sé.
Ammetto che per certi versi, il film potrebbe risultare abbastanza pesante, soprattutto nella prima parte dando un bel po’ di spazio ai personaggi e ai propri caratteri. Poi, quando parla la Creatura, il film diventa entusiasmante e attraente per chi lo vede. Si fa altrettanto interessante e lasciando parlare la Creatura, fa riflettere su come essa non viene raffigurata per come si possa pensare e l’obiettivo del film era mettere in risalto, tramite la fotografia eccezionale delle inquadrature e della scenografia in sé, il sentimento della Creatura e di come lui possa essere incluso e cosa non fanno invece gli umani. Allora chi è il mostro? Chi sono i mostri?
Guillermo Del Toro dimostra una certa autenticità dietro la macchina da presa e questo l’ho capito, quando è riuscito ad evidenziare il dettaglio principale della storia. Apprezzata. Regia pienamente equilibrata, sceneggiatura articolata che si mostra attraverso la modalità di regia e soprattutto la fotografia, è stata molto importante e ha accompagnato eccezionalmente ogni singolo frame, per il contesto in cui è ambientata la vicenda. Molto buono il lavoro svolto da Dan Laustsen. Le interpretazioni dei due protagonisti di Jacob Elordi (nei panni della Creatura) e di Oscar Isaac (nei panni di Victor Frankenstein) le ho pienamente apprezzate, perché hanno messo in primo piano il proprio carattere e riuscendo a far coinvolgere il pubblico, così, nelle scena che li interessavano. Figura importante anche quella di Elizabeth (Mia Goth) per entrambi i personaggi, da un lato per l’amore provato e dall’altro per la semplice ammirazione della Creatura.
Il film è diviso in due parti, ricco di aspetti e così creando una storia divisiva ma che porta, alla fine, alla comprensione di come una Creatura strana, mostruosa e non conforme al resto non si passi per quello che viene mostrata. Guillermo Del Toro accentra pienamente il concetto e riesce a raggiungerlo, a suo modo, valutando così positivamente ogni idea ispirata su questo film, basato su uno dei romanzi più importanti della storia.
Intervista a Guillermo del Toro su Frankenstein:
https://www.vogue.it/article/frankenstein-film-guillermo-del-toro-recensione